HOMEBREWING
Esistono
molti stili di birra e ognuno ha le sue caratteristiche che sono state
codificate dall’associazione americana degli homebrewers (AHA). Ciascuno stile
ha 5 fattori codificati: Original gravity (zuccheri presenti prima della
fermentazione), final gravity (zuccheri presenti dopo la fermentazione), %
alcol (in volume), Ibu (grado d’amaro della birra), ebu (colore della birra) .
Data l’estrema difficoltà ad inquadrare in modo preciso ed inequivocabile i
vari stile i loro parametri sono espressi con range abbastanza larghi.
ACQUA
La qualità
della birra non risente molto dall’acqua che si usa a meno di non essere
finissimi degustatori ma è meglio non usare quella del rubinetto perché il
cloro potrebbe alterare il gusto e anche agire da inibitore alla fermentazione.
Di solito il consiglio è quello di fornirsene al supermercato. Già che si sta
per spendere del denaro è anche il caso di impiegarlo avvedutamente tenendo
conto di un parametro abbastanza importante che risponde al nome di ione
carbonato di calcio HCO3 (durezza dell’acqua). Si controlli perciò l’etichetta
sulla bottiglia per operare l’acquisto più azzeccato. Il valore di questo HCO3
(espresso in mg/l.) dovrebbe essere di circa 70 mg/l. per le birre bionde,
80-180 mg/l per le ambrate - rosse e
180-300 mg/l per le scure (stout 300 o oltre mg/l.) PH
Altra cosa che necessiterebbe di considerazione è il PH
(concentrazione di ioni idrogeno). Il PH neutro ha un valore uguale a 7. Quando
la concentrazione di questi ioni idrogeno aumenta il PH diminuisce entrando in
ambiente acido e il suo valore si spinge fino a 5 - 6. Al contrario in ambiente
alcalino (lo sono quasi tutte le acque minerali) il PH aumenta. Questo
inconveniente lo si corregge usando dell’acido ortofosforico (anche il citrico
va bene ed è da preferire all’ acido acetico che conferisce un sapore
sgradevole). Normalmente è usato l’acido lattico (acido alimentare all’80%) che
serve ad aumentare il PH oppure il Gypsum (solfato di calcio, 2-4 cucchiaini
nella vostra acqua di mashing). Ricordarsi però che il Gypsum aumenta il
carbonato di calcio perciò nel caso si
producano lager o pilsner non lo si usi in quanto porterebbe lo ione HCO3 a non
sposarsi bene con birre di questa tipologia. Questo prodotto va aggiunto alla
sola acqua di mashing in modo che i sali si combinino ai componenti del malto
operando la diminuzione del PH e non a quella dello sparging perché in questo
caso, non essendo altro che acqua ne
provocherebbero l’innalzamento. I
lieviti per lavorare in condizione ottimale abbisognerebbero di un ambiente a PH 5.2 - 5.7. Il controllo del PH è molto importante e le
cartine indicatrici dovrebbero avere una precisione del decimo di PH. Si presti
particolare attenzione a questo particolare
perché una differenza di PH di 2 unità (ad esempio da 5 a 7) porta la birra o
il liquido 100 volte più acido, da 7 a 6
significa 10 volte più acido e il solo abbassamento di 3 decimi vuol
dire raddoppiare l’acidità. Esistono dei Phmetri (piaccametri) che sono adatti
allo scopo.
TERMOMETRO e TEMPERATURA
La
temperatura è molto importante per far lavorare meglio questo o quell’ enzima e
il suo valore è da tenere in debito conto nel mosto per l’inoculo del lievito.
Nel nostro paese si trovano termometri che misurano in ° Celsius. I termometri
di solito partono da qualche grado sotto zero fino a 100 gradi. In caso ci si
trovi ad operare in ° Farenheit e si
abbia necessità di convertire i ° F in ° Celsius si sottrae ai ° Farenheit 32. Il risultato
che si ottiene lo si divide per 9 e moltiplica per 5. In pratica ecco la formula : °C = (°F – 32) / 9 X 5. E’ anche possibile, più
semplicemente (°F – 32) x 0.55.
DENSIMETRO
Questo
strumento, indispensabile per la fabbricazione della nostra bevanda, indica quanti
siano i soluti contenuti nel liquido. Sfrutta il famoso principio di Archimede
e sprofonderà nel mosto in modo inversamente proporzionale alla sua densità. Di solito se ne esprime la misura in gradi plato o in millesimi. Esiste una
tabella che converte una misura nell’altra. I densimetri misurano la corretta
densità lavorando dai 15 ai 20°C. La temperatura produce una riduzione della
densità del mosto, perciò le misurazioni
andrebbero fatte in condizioni standardizzate. Se questo non fosse possibile bisogna
operare una conversione utilizzando la tabella sotto indicata .
Densimetro a
15 gradi |
Densimetro a
20 gradi |
||
Temperatura |
Correzione |
Temperatura |
Correzione |
4-12 |
-1 |
4-10 |
-2 |
13-18 |
0 |
11-17 |
-1 |
19-23 |
+1 |
18-22 |
0 |
24-27 |
+2 |
23-26 |
+1 |
28-30 |
+3 |
27-29 |
+2 |
31-33 |
+4 |
30-32 |
+3 |
34-36 |
+5 |
33-35 |
+4 |
37-39 |
+6 |
36-38 |
+5 |
40-41 |
+7 |
39-41 |
+6 |
MALTO
L’orzo
proviene dai corridoi della storia risalendo fino all’epoca della popolazione
assira 4000 anni orsono e risulta essere il primo cereale di cui si sia nutrito
l’uomo. Può essere distico (semi ordinati in due file ) o polistico (6-8 file).
La seconda varietà risulta essere la migliore e più cara perché in termini
quantitativi rende meno producendo inoltre meno proteine (non adatte alla
birra). Dopo la maltazione l’orzo subisce un processo di germinazione
controllata che permette al chicco di
produrre gli enzimi (le alfa e beta amilasi) che poi degraderanno
l’amido (enzimi diastasici) e le proteasi (enzima proteolitica) che degradano
la matrice del chicco. Le alfa amilasi intervengono sugli amidi del malto
tagliando le lunghe molecole di glucosio per molte volte ottenendo molecole più
piccole non fermentabili (destrosio). Al contrario le beta amilasi operano
dall’esterno ottenendo molecole di maltosio fermentabile. Questi fenomeni che
si chiamano diastasi si ottimizzano a temperature di 68 - 70°C per le alfa amilasi e convertono
l’amido in destrosio in 20-40 minuti e a
60 - 65°C per le beta amilasi che lavorano per anche 90 minuti. La proteasi
agisce invece a temperature fra i 50° e 52° e termina il lavoro in circa 20
minuti. I chicchi vengono essiccati per circa 48 ore a temperature differenti
per conferire loro gusto e colore. Il malto risulta dolce e chiaro a circa 80°
per divenire più caramellato fino a bruciato a temperature superiori a 200°.
Succede però che gli enzimi vengano degradati dall’effetto temperatura e perciò
più avremo malti scuri più la loro efficienza nell’estrarre maltosio diminuirà.
Appare subito evidente perciò quanto sia importante usare nelle ricette una
giusto mix di malti tra i quali quelli chiari (dovranno essere almeno il 70% del
totale) conferiranno la giusta carica enzimatica e quelli scuri colore ed aroma
.
MALTI PREPARATI
Parliamo
ora dei malti preparati che non sono altro che estratti di malto già amaricati
(luppolati). Vengono prodotte dalle
varie case prevalentemente anglosassoni in gran quantità riproducendo i vari
stili di birra ed al loro interno se ne avranno a secondo dei diversi metodi di
fabbricazione con diverso tasso d’amaro, colore, etc. Normalmente richiedono
una certa dose di zucchero che può arrivare anche ad un chilogrammo ed oltre.
Vale la regola generale che, meno zucchero è richiesto, più corposo risulterà il
prodotto finale. Esistono confezioni di malti preparati di diverso peso e nella
tabella di sotto si potrà notare i risultati finali di densità e residui(buoni
indicatori di qualità) nei differenti casi.
Comparazione di malti preparati di diverso peso |
||||
Peso del malto |
1.5 |
1.8 |
3 |
3,15 |
Volume finale(L) |
23 |
23 |
23 |
23 |
Zucchero aggiunto kg |
1 |
1 |
0 |
0 |
Zucchero aggiunto % |
40 |
35 |
0 |
0 |
Densità iniziale |
1036 |
1040 |
1040 |
1042 |
Densità finale |
1001 |
1002 |
1010 |
1010 |
Residui |
20 |
24 |
40 |
43 |
Alcool
% Vol. |
4.7 |
5,1 |
4,1 |
4,3 |
Per ottenere una gradazione alcolica più elevata si provvederà ad aggiungere dello zucchero in più ma è meglio farlo nelle confezioni di malto da 3 kg. come appare nella tabella di sotto mentre nel caso di quelle da 1.5–1.8 kg. sarà possibile aumentare la corposità e perciò intervenire sul valore della densità in due differenti modi: 1°) aggiungere dell’estratto di malto secco in proporzione di 300 - 500 grammi oltre allo zucchero richiesto; 2°) se sulla confezione è richiesto 1 kg di zucchero si può diminuire questa quantità a 500 grammi ed utilizzare 1 kg di estratto di malto secco.
Risultati che si ottengono aggiungendo zucchero alle
confezioni di malti preparati da 3.0 kg. |
||||
Volume finale |
23 |
23 |
23 |
23 |
Zucchero aggiunto (g) |
0 |
330 |
520 |
740 |
Zucchero aggiunto % |
0 |
10 |
15 |
20 |
Densità iniziale |
1040 |
1045 |
1048 |
1052 |
Densità finale |
1010 |
1008 |
1007 |
1006 |
Alcool (% Vol.) |
4,1 |
4,9 |
5,5 |
6,1 |
In commercio
ci sono diversi tipi di estratto di malto secco a seconda del tipo di birra che
si deve produrre. Essi sono l’estratto di malto secco Light (chiaro), Amber
(ambrato), Dark (scuro) e Wheat ( per le birre weizen tedesche e wit belghe).
Il loro utilizzo può essere compatibile con il colore della birre da produrre
oppure si può decidere anche di dare ad esempio con del colore più aromaticità
ad una birra bionda magari di stile lager o pilsner. L’estratto wheat oltre che
essere utilizzato nel caso delle birre weizen o wit può servire in piccola
quantità (100-200 grammi) per ottenere l’effetto di ritenere la schiuma e
quindi averla più persistente ed abbondante.
MALTI IN GRANI
Producendo
birra a partire direttamente dai malti in grani è il procedimento più
complicato ma nel contempo più gratificante. Bisogna innanzitutto dotarsi di un
mulino che ci consenta di macinare grossolanamente i grani. E’ bene operare la
macinatura poco prima in modo i loro aromi non si disperdano ed è buona regola
cercare di usare più varietà di malti
per impreziosire meglio il prodotto finale. La birra dovrà avere delle sue
caratteristiche organolettiche ed una certa original gravity (O.G.) conseguenza
diretta dei malti scelti. Di solito l’O.G. medio delle tipologie più conosciute
sono quelle espresse nella tabella sotto.
Tipologia birraria |
Original gravity O.G. |
Lager |
1025 – 1040 |
Bitter, |
1035 – 1050 |
Pilsner, Pale ale |
1045 – 1050 |
Stout |
1035 - 1055 |
Abbazia, Trappiste |
1065 – 1090 |
Barley wine |
1090 – 1150 |
Cosa
molto importante è che si riesca ad estrarre la maggior parte della
potenzialità dagli ingredienti da utilizzare e il risultato migliore lo si
ottiene con un mix equilibrato di attenzioni rivolte alla configurazione del
sistema di filtraggio, alla qualità (cosa primaria) del mosto utilizzato, al PH
dell’acqua e del mashing (oltre i 5.5
non va bene) prestando a questo aspetto
particolare attenzione dato che se i vari enzimi non si trovano nel loro
habitat corretto viene inibita parzialmente la loro capacità di estrarre gli
zuccheri. Tutti gli ingredienti che apportano al mosto materiale fermentabile
si dividono in due grandi gruppi
all’interno dei quali abbiamo quelli che abbisognano di mashing e quelli che
invece non ne richiedono. Fra gli ingredienti che necessitano di mashing ci
sono quelli che hanno gli enzimi in grado di trasformare l’amido in zuccheri.
All’interno di questa gamma di malti ce ne sono alcuni che hanno gli enzimi
necessari solo per estrarre i loro zuccheri, altri che ne possiedono in
quantità superiore ed infine alcuni che ne detengono in minima quantità e
devono essere miscelati opportunamente a quelli del tipo più ricco. I malti che
non abbisognano di questa procedura possono essere utilizzati facilmente nelle
produzioni da estratto di malto apportando colore ed aroma specifici.
Naturalmente anche questi ultimi sono utilizzati nella produzione “all grain” e
si utilizzano anche loro insiemi agli ingredienti che richiedono mashing ma solo
per comodità. Qui di sotto si evidenzia la necessità del mashing di vari
ingredienti.
Ingediente |
Mashing si / no |
Carico di enzimi |
Fiocchi(riso,avena,etc.) |
Si |
Nessuno (con malto diastatico) |
Grani - Amber |
Si |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Biscuit |
Si |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Black |
No |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Cara(pils,etc) |
No |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Chocolate |
No |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Cristal |
No |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Munich |
Si |
Sufficienti ma non in eccesso |
Grani – Pale |
Si |
Ne possiede in eccesso |
Grani – Pilsner |
Si |
Ne possiede in eccesso |
Grani – Roast,Roasted |
No |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Special B |
No |
Non ha enzimi sufficienti |
Grani – Vienna |
Si |
Sufficienti ma non in eccesso |
Grani – Wheat |
Si |
Sufficienti ma non in eccesso |
Qui di seguito invece saranno elencate le caratteristiche generale dei
malti in grano più utilizzati.
Malto in grani |
Colore(EBC) |
Caratteristiche generali |
Amber |
40 - 60 |
Ben tostato ma non caramellato ha un gusto biscottato.Per Bitter,brown e mild.Utilizzare al massimo 15-20 %. |
Aromatic |
45 - 55 |
Da un deciso aroma di malto.Uso in ricetta max 20%. |
Biscuit |
45 - 65 |
Da un gusto biscottato e ricorda il chocolate. |
Black |
1600 |
Arrostito a temp.molto alte e a lungo. Aroma più deciso del roasted.Usato poco rende la birra bruna e altrimenti nera |
Cara - Munich |
40 - 120 |
Malto caramello di colore fra il Vienna e il crystal.Da aroma pieno e stabilizza la schiuma.Uso massimo 10%. |
Cara – Pils |
3 –5 |
Leggermente caramellato conferisce più corpo.Usare in misura max del 10 %. |
Cara - Vienna |
25 -40 |
Simile al crystal ma ottenuto a temp.più basse da ricco aroma e un gusto caramello |
Chocolate |
900 -1000 |
Tostato a 230° a seconda dell’utilizzo da colore bruno o scuro.Per porter,stout ed alcune bitter.Usare massimo 10%. |
Crystal |
140 -170 |
Essiccato a 250° una parte dello zucchero diventa caramello e perciò rosso.Usato per ale e mild. Usare massimo 20% sul totale. |
Maris Otter |
6.5 |
Colore chiaro e basso contenuto di proteine. Ideale per le ale |
Munich |
18 - 20 |
Aromatico e simile al vienna ma di colore più scuro.A piccole quantità da sentore maltato.In grandi diventa aspra. |
Pale |
5 –8 |
Ingrediente principe per birre inglesi. Poche proteine e meno torpidità. Uso fino al 100% perché si tratta di un malto base. |
Pilsner |
3 – 4 |
Uso fino al 100% perché si tratta di un malto base ma è ricchissimo di proteine e ha bisogno di protein rest durante l’ammostamento. |
Rauchmalz (affumicato) |
4 - 8 |
In percentuale del 100% da l’aroma affumicato. |
Roasted |
1600 |
Insieme al black è il malto che da più colore.Uso minimo per produrre birre rosse e da aroma di caffè alle stout irlandesi. |
Sauermalz (malto acido) |
3 - 6 |
Utilizzato in piccole dosi riduce il ph aiutando ammortamento e fermentazione. |
Special B |
250 - 400 |
Simile al chocolate da un gusto meno tostato e più di cioccolato. |
Vienna |
7 |
Prodotto con malto pilsner più essiccato così da dare più aroma e colore.Anche in 100% per birre ambrate |
Weizen |
3 - 4 |
Prodotto con almeno il 50% di malto di frumento da sentore acidulo.Serve in piccole dosi per ritenere la schiuma. |
Weizen-dunkel |
15 - 20 |
Come il weizen ma più scuro per dare caratteristiche aromatiche più evidenti. |
ZUCCHERI,
lattosio, zuccheri canditi e miele
Il lievito mangia gli zuccheri che si trovano all’interno del mosto e li trasforma in alcool e anidride carbonica. Questi zuccheri possono essere ottenuti dal mosto o introdotti dal mastrobirraio. In Germania dal 1516 con il famoso editto Reinheitsgebot (legge sulla purezza) si impose che tutti gli zuccheri dovessero provenire solo ed unicamente dai malti utilizzati. Esiste la possibilità di utilizzare al posto dello zucchero (fermentabile al 100% e non apportatore di alcuna dolcezza alla birra) richiesto dalla confezione di malto preparato o dalla ricetta che si sta facendo un mix di zuccheri provenienti da diversi cereali. Essi conferiscono al prodotto finale più pregio e sapore. Il lattosio è un tipo di zucchero dalla struttura molecolare complessa che non viene fermentato dai lieviti e quindi rende la birra dolce. Si usa prevalentemente nelle milk stout. In Belgio spessissimo si usano gli zuccheri canditi che conferiscono alle birre un sapore particolare. Il miele si usa frequentemente anche se ha poca e lenta fermentabilità perché contiene alcuni composti che inibiscono l’azione dei lieviti. E’importante perciò che sia utilizzato fresco, con moderazione e alla fine della bollitura se si vuole esaltare l’aroma.
LIEVITO
La maggior
parte dei sentori della birra deriva dall’azione del lievito perciò si può
facilmente intuire quanto con un buon
lievito si ottenga un risultato organolettico migliore. Nelle confezioni dei
vari malti preparati è già presente (sotto il coperchio) una busta di lievito
secco ad alta fermentazione. La sua qualità è standard ed effettua egregiamente
il suo compito a temperature tra 18° -
25°. Tutti i lieviti dei malti preparati sono ad alta fermentazione, anche nel
caso si debbano produrre birre Lager, Pilsner o Bock per consentire agli homebrewers
di prodursi comodamente a casa propria anche una birra ad esempio Lager. Certo
potrebbe essere considerata come una leggera forzatura ma è un procedimento
accettato e consolidato in tutto il mondo. Se si decidesse di intervenire
qualitativamente sul lievito si potrebbe acquistare una confezione di lievito
secco tra quelli in commercio. Esistono ad esempio il Safale S-04 (che opera
anche una certa chiarificazione della birra)e il Muntons Gold che è indicato
per birre Ale e Stout. Quest’ultimo è consigliato per densità superiori a 1050,
quindi ad alta gradazione alcolica ed entrambi sono lieviti ad alta
fermentazione mentre con il Saf-Lager S-23 si ha la possibilità di lavorare a
bassa temperatura ( 11°-14°). Nel caso ad esempio si acquistasse una confezione
di Lager, Pilsner o Bock e si avesse la fortuna di lavorare con basse
temperature si potrebbe considerare la possibilità di sostituire il lievito in
busta presente sotto il coperchio con un ottimo Saf-Lager. Per le persone più
esigenti o per coloro che decidessero di ottenere una birra qualitativamente
eccelsa esistono i lieviti liquidi di cui esistono diversi ceppi che produrranno birre diverse anche se aggiunti a
mosti identici. I lieviti liquidi della
WYEAST americana sono di altissima qualità e sono confezionati in buste sterili
con capsula di nutrimento. Ne esistono in confezioni da 50 e 125 ml. Il loro
metodo di utilizzo è leggermente più complicato, ma è solamente questione di abitudine e questi sono i passi principali.
Dopo aver tolto la confezione dal frigorifero dove è meglio conservarla fino al
momento dell’utilizzo la si stende su una superficie piana localizzando la zona
rigonfia (capsula di nutrimento). Ponendo il palmo della mano tra il fondo
della confezione e la zona rigonfia si blocca quest’ultima e con l’altra si
schiaccia con forza il rigonfiamento. Rotta la capsula bisogna mescolare, agitare e tenere ora
fuori dal frigo (a temperatura ambiente) per un giorno ogni mese dalla data di
confezionamento che risulta ben evidente stampigliata sulla facciata della
confezione. Per fare un esempio semplice, qualora sulla confezione fosse
stampata la data di confezionamento 30-Aprile e la si fosse attivata il
15-Luglio, questo vorrà dire che si dovrà attendere 2 giorni e mezzo prima di
utilizzarla. Trascorso questo tempo si noterà un certo ispessimento (2.5 cm.
circa) assolutamente di norma. Ora si provvederà a sterilizzare la parte della
confezione da tagliare quindi inoculare il lievito al mosto in attesa nel
fermentatore. Una procedura che conviene sempre fare perché non porta via
troppo tempo ed è molto utile al lievito per lavorare meglio è quella dello
starter ed è consigliabile anche per i lieviti secchi nelle confezioni e per
quelli acquistati a parte. Solo le confezioni di lievito liquido da 125 ml. non
ne richiedono. Provvediamo a fare uno starter del lievito in questo modo
semplice: si prende una mestolata del mosto che avrà raggiunto l’adatta
temperatura di 20-22° e lo si mette in una tazza da tè sterilizzata, si versa
il lievito secco o liquido a seconda di quello che si ha badando bene a pulire
con dell’alcool la zona dove verrà aperta. Punta di cucchiaino da the di
zucchero, una vigorosa mescolata per un paio di minuti e poi si copre per circa 15 - 30 minuti con un panno che sia precedentemente stato
bollito per 15 minuti in acqua calda. Quando il lievito ha dato segni di vita
formando la schiuma in superficie lo si versa all’interno del fermentatore spatolando bene per ossigenare. Ci sono
anche altre correnti di pensiero che lo vogliono preparato molte ore prima
della preparazione della vera e propria birra . Si dice che sia meglio prendere
½ litro di acqua e inserire 60-70 g di estratto secco o due belle cucchiaiate
di liquido portando poi alla temperatura di 25°. La densità è meglio che sia
fra 1040 e 1060 (se di più si aggiunge acqua. Dopo 12 – 24 ore è pronto per
essere messo nel fermentatore con il mosto. In questo modo la fermentazione si
attiva prima. A questo punto molto sappiamo di questo fondamentale attore nella
produzione birraria, ma è conveniente che si conoscano anche altri due termini
che sono utili per la scelta. La flocculazione è caratteristica che hanno le
cellule del lievito di unirsi in colonie più o meno grandi. I lieviti ad alta
fermentazione flocculano all’inizio ed in seguito, lo sviluppo di anidride
carbonica li spinge verso l’alto creando il tipico cappello di schiuma. Quelli
a bassa invece si riuniscono dopo,quando tutti gli zuccheri sono stati
consumati. Essendoci minore produzione di anidride carbonica scendono in basso
nel fondo del fermentatore. Il secondo termine di cui si parlava è
l’attenuazione, che prende in considerazione la differente capacità dei vari
ceppi di metabolizzare differenti tipi di zuccheri ed in differenti
percentuali. Più risulta bassa la percentuale di attenuazione, più sarà alta la
quantità di zuccheri non fermentati dando origine a densità più elevate ma nel
contempo un grado alcolico leggermente inferiore ed un più evidente sentore di
malto. Nelle tre tabella sottostanti si porranno in evidenza le caratteristiche
dei più usati lieviti della Wyeast americana.
Lieviti Wyeast a bassa fermentazione |
||||
Nome |
Caratteristiche |
Temperatura fermentazione |
Attenuazione |
Flocculazione |
Bohemien lager 2124 |
Produce birre corpose e dal gusto
pulito,lievito ceco. |
8° - 12° |
69/73 % |
Media |
Bavarian lager 2206 |
Produce birre corpose e maltate. Ideale
per bock e doppelbock. |
8° - 14° |
73/77 % |
Media |
California lager 2112 |
Produce birre limpide e maltate. |
14° –
20° |
67/71 % |
Alta |
Munich lager 2308 |
Produce birre di pieno corpo. |
9° - 13° |
73/77 % |
Media |
Pilsen-Lager 2007 |
Varietà di pilsner americana armoniosa e
dal gusto maltato |
9° - 13° |
71/75 % |
Media |
Czech Pils 2278 |
Per una birra secca e col gusto maltato.
Per pilsner e bock |
10° - 14° |
70/74 % |
Da media ad alta |
Lieviti Wyeast per lambic. |
||||
Nome |
Caratteristiche |
Temperatura fermentazione |
Attenuazione |
Flocculazione |
Belgian lambic 3278 |
Selezione di ceppi di lieviti agli acidi
lattici,ai lieviti sherry e di Belgian white. |
17° - 24° |
65/75 % |
Da bassa a media |
Lieviti Wyeast per weizen o witbier. |
||||
Nome |
Caratteristiche |
Temperatura fermentazione |
Attenuazione |
Flocculazione |
Weihenstephan 3068 |
Da il sentore speziato delle weizen |
18° - 21° |
73/77 % |
Bassa |
German wheat 3333 |
Gusto delicato.Frizzante,aspro e fruttato |
17° - 24° |
70/76 % |
Alta |
Belgian witbier 3944 |
Con carattere aspro e adatto per le
blanche belghe |
16° - 24° |
7276 |
Media |
Lieviti Wyeast ad alta fermentazione |
||||
Nome |
Caratteristiche |
Temperatura fermentazione |
Attenuazione |
Flocculazione |
Belgian abbey II
1762 |
Fruttato
con retrogusto secco |
18° - 24° |
73/77 % |
Media |
Belgian strong ale 1388 |
Tolleranza all’alcool medio alta.Fruttato
e secco |
18° - 24° |
73/77 % |
Bassa |
British ale 1098 |
Produce un gusto pulito,un po’ aspro e
fruttato. Può fermentare anche sotto i 18° |
18° - 22° |
73/75 % |
Media |
Kolsch 2565 |
Produce sentore maltato e leggermente
fruttato |
13° - 18° |
73/77 % |
Bassa |
Irish ale 1084 |
Pulito e morbido.Adatto per le stout, le
porter,barley wine,mild ,old ale e scottish . |
16.5° - 22° |
71/75 % |
Media |
London ale 1028 |
Prezioso e con gusto pulito,Adatto per le
bitter,pale ale,brown e english strong ale. |
15° - 22° |
73/77 % |
Media |
London ale III 1318 |
Fruttato,delicato e ben bilanciato con
retrogusto leggermente dolce.Adatto per
pale ,bitter,mild e old ale. |
18° - 21° |
71/75 % |
Alta |
Scottish ale 1728 |
Perfetto per le ale scozzesi ad alta
gradazione e le barley wine. |
13° - 21° |
69/73 % |
Alta |
Trappist High Gravity 3787 |
Tolleranza all’alcool fino a 12°.Ottimo
per le belghe di carattere. |
18° - 25° |
75/80 % |
Media |
LUPPOLO
E’ una
pianta amaricante della quale si usano le infiorescenze femminili. Il luppolo ha
diverse funzioni: produce un azione antiossidante ed antisettica,
contribuisce alla sterilizzazione del mosto grazie alla sua attività
antibatterica, riduce il fenomeno dell’intorbidamento del mosto e migliora
aumentandola la stabilità della schiuma. Sono le resine contenute nei suoi
fiori che danno l’amaro (alfa acidi) e fanno della birra un ottima bevanda
dissetante. L’aroma invece è ottenuto dagli oli (beta acidi). Il luppolo è soggetto ad ossidazione ed è questo
il motivo perché viene venduto sottovuoto. Un tempo (nel medioevo) non se ne
conoscevano le doti e per aromatizzare ed amaricare la birra si impiegavano
altre erbe come ad esempio l’erica E’ durante la bollitura che riusciremo ad
impreziosire la nostra amata bevanda con le caratteristiche di questa
incredibile pianta. L’amaro proviene dagli alfa acidi che non sono facilmente
estraibili dal fiore dato che dopo 90 minuti di bollitura se ne estraggono e
quindi solubilizzano circa il 30%. Con la bollitura del mosto si avvia un
processo di isomerizzazione che in breve sostanza è una reazione chimica dove
le resine (altrimenti insolubili) si sciolgono rimanendo in soluzione. E’ bene
sapere però che solo dopo 15 minuti le resine cominceranno subire questo
processo di isomerizzazione perciò in
solo 10 minuti di bollitura,per esempio la birra si arricchirà solo dell’aroma
e niente amaro. Normalmente si tiene il
luppolo d’amaro a bollire per 75 minuti e alla fine solo 15 minuti quello
d’aroma.(molte birre di prestigio non hanno aggiunte di luppolo d’aroma.
Volendo si può usare l'estratto di
luppolo isomerico che non richiede bollitura e viene aggiunto all’inizio
fermentazione e apporta il grado di amaro desiderato. Qualora si desiderasse
esaltare l'aroma di luppolo, si può pensare di utilizzare l'olio di luppolo
aggiungendolo un giorno prima dell'imbottiglia- mento. In questo caso si
aumenta l’aroma senza interferire sul tasso d'amaro. È un prodotto molto
concentrato e ne bastano 5 ml per 23
litri di birra. La percentuale di
estrazione dipende dal tempo di bollitura, dalla densità del mosto, dal tipo di
luppolo usato (plugs, coni, pellets). Ad esempio dopo circa 20 minuti si estrae
solo il 10%, dopo 25 minuti il 12%, dopo 30 minuti il 15%, dopo 40 minuti il
22% e dopo 45 minuti il 27%. Se la densità del mosto è superiore a 1050 la
percentuale di solubilizzazione nel mosto è inferiore e perciò in presenza di
queste birre si dovrà operare in modo adeguato aggiungendo del luppolo in più.
I luppoli in commercio si differenziano per il loro contenuto di alfa acidi.
Quando sono superiori a 5.5 possono
essere considerati d’amaro. Ogni tipo di
birra ha tendenzialmente il suo tasso di EBU (europian bittering unit) come
appare nella tabella sotto.
Tasso di IBU nei vari
stili di birra
|
|
10 - 17 |
Lager |
13 - 17 |
Weizen |
16 - 25 |
Abbazia belghe, trappiste, vienna |
20 - 25 |
Pale ale |
21 - 31 |
Kolsch |
20 - 40 |
Trippel |
22 - 35 |
Bock |
25 - 35 |
Stout |
25 - 40 |
Pilsner |
30 - 40 |
Bitter,brown,mild |
35 - 55 |
Porter |
40 - 70 |
India pale ale |
Per quanto riguarda il luppolo d’aroma può essere utilizzato in altro modo oltre
a quello canonico. Ci sono sostanzialmente due metodi il primo dei quali consiste
nel lasciare una quantità inferiore di luppolo in immersione per tutto il tempo
del raffreddamento e il secondo (dry hopping) impone di aggiungerlo (2 grammi
al massimo) nel fermentatore dopo aver inoculato il lievito rimanendo perciò
disperso nel mosto fino all’imbottigliamento. Questo metodo viene utilizzato da
coloro che fanno maturare in botti (in questo caso sono necessari al massimo
due fiori di luppolo ogni 25-30 litri di birra). Operando con questi due ultimi
metodi si otterrà un profumo dato che i
suoi componenti sono termolabili. La quantità di luppolo da aroma in
genere è il 25-50% del luppolo d’amaro. Il luppolo viene confezionato in fiori
(coni), in plugs (cilindri di 14 g) e in pellets (della forma di pastigliette e
che hanno una resa superiore del 10% ai plugs). Attenzione dopo l’apertura del
sacchetto perché l’ossigeno ossida rapidamente le resine del luppolo
vanificando il suo carico amaricante. Una volta aperto il sacchetto ed aver
estratta la quantità di luppolo per la ricetta bisogna nel più breve tempo
possibile metterlo nel freezer del proprio frigorifero per conservarlo nel
migliore dei modi. Nella tabella di seguito si evidenziano le formule
principali che interessano l’argomento luppolo.
Formule utili per i calcoli del luppolo |
|
Ebu desiderato x vol. di birra |
Gr.di luppolo x alfa acido x grado di estrazione ( 30% per 90 minuti ) |
Percentuale di estrazione |
( 170 – punti O.G.(prima della bollitura) / 4 ) |
Nella
tabella sotto sono indicati i più noti tipi di luppolo ordinati per tipo di
uso.
Luppoli da aroma |
||
Luppolo |
Alfa acido |
Caratteristiche |
East Kent Golding |
3-4 % |
Fragrante per ales inglesi,bitter,abbazia |
Fuggle |
3.5-5 % |
Leggero e floreale.Si usa per dry hopping di birre ale. |
Hallertau Hersbruker |
3-4 % |
Leggero e profumato è ideale per lager tedesche. |
Liberty |
3-4 % |
Simile al fuggle e delicato.Per lager tedesche. |
Saaz |
3-4 % |
Dalla Rep.Ceca dall’aroma leggero.Per birre chiare belgian ale e trappiste. |
Spalt |
3-6 % |
Aroma speziato dalla Germania. |
Styrian Golding |
3.5-4 % |
Ceppo di fuggle cresciuto nell’ex Yugoslavia. Buono per le bitter inglesi. |
Tettnanger |
4-5 % |
Aroma speziato e molto delicato.Per lager e weizen tedesche. |
Willamette |
3-4.5 % |
Statunitense ,da un ceppo di fuggle inglese.Erbaceo e floreale.Bene per dry h. |
Luppoli da amaro |
||
Luppolo |
Alfa acido |
Caratteristiche |
Bullion |
8-11 % |
Aroma tenue e molto usato in Inghilterra. |
Hallertau Northern brewer |
6-8.5 % |
Ideale per lager e pilsner tedesche. |
Nugget |
12-14 % |
Statunitense.Forte aroma di erbe e spezie. |
Perle |
6-9 % |
Dalla Germania va bene per lager. |
Target |
8-9.5 % |
Il più coltivato in Regno Unito.Si usa con cautela perché da aroma molto intenso. |
Luppoli doppio impiego |
||
Luppolo |
Alfa acido |
Caratteristiche |
Cascade |
4.5-6 % |
Dagli USA.Forte gusto e aroma particolare ed anche vinoso e speziato. |
Challenger |
5.5-7 % |
Usato in molte birre inglesi per il suo aroma di spezie e frutta. |
Northern Brewer |
7-10 % |
Dall’Inghilterra è usato principalmente per amaricare ma ha fine aroma. |
Northdown |
7-9 % |
Dall’Inghilterra |
Per finire
si deve sapere che al pari dei vitigni anche i luppoli coltivati in posti
diversi potranno dare caratteristiche leggermente diverse con alfa acidi
differenti e queste loro specificità cambieranno anche di raccolto in raccolto.
ERBE AROMATICHE
In alcune
tipologie di birre, in particolare le belghe Biere Blanche, Gran Cru, Tripple,
sono utilizzate delle erbe aromatiche come il cardamomo, l’anice stellata, la
liquirizia, le bacche di ginepro, il coriandolo oltre alla buccia di arancia
amara e dolce. Di solito vengono aggiunte negli ultimi 15 minuti di bollitura.
FIOCCHI
Sono i
famosi fiocchi d’avena, d’orzo, di mais etc. Normalmente richiedono il mashing
ma sono privi di enzimi e quindi, durante l’infusione è necessario aggiungere
una certa misura di estratto di malto diastatico (in quantità almeno dello
stesso peso dei fiocchi).
CHIARIFICANTI
Il più
usato e indicato in moltissime ricette è l'Irish Moss. È composto da alghe
marine che permettono un'ottima coagulazione e sedimentazione delle proteine ed
impurità. I risultati migliori si ottengono nelle birre chiare o ambrate. Il
motivo della parziale torpidità che si può talvolta riscontrare è dovuto alle
sostanze ionizzate (spesso sono delle proteine) che rimangono cariche ed
impediscono alle altre di unirsi, coagulare e precipitare.Per risolvere questo
piccolo inconveniente si può usare la colla di pesce o il bianco d’uovo ma fra
tutti è preferito l’irish moss che è un prodotto inodore e viene poi eliminato
insieme al luppolo.Metodo di impiego: un'ora prima dell'utilizzo si mettono
5-10 grammi di Irish Moss (per 23 Litri di mosto) in un bicchiere d'acqua. Al
momento di mettere il luppolo d’aroma si aggiunge anche questo prodotto che
però si usa solo nella pratica all-grain. Ultimamente è entrato in commercio
anche l’isinglass che messo durante il momento finale della fermentazione
favorisce la chiarificazione del mosto trasportando sul fondo del fermentatore
le particelle di lievito rimaste in sospensione.
GRADAZIONE
La
gradazione è direttamente proporzionale alla differenza tra le densità. Gli
inglesi usano direttamente la densità (OG) come misura di gradazione e di
solito la moltiplicano per 1000. Ogni componente mi da il suo contributo
zuccherino che dipenderà dalla quantità e dalla % di zuccheri che riuscirò ad
estrarre. Guardiamo la tabella sotto.
Componente |
Contributo zuccherino |
1 kg. di zucchero |
38 points |
1 kg. di zucchero scuro |
35 points |
1 kg. di estratto di malto secco |
35 points |
1 kg. di estratto di malto liquido |
30 points |
1 kg. di miele |
27 points |
1 kg. di cristal malt e tutti i “ cara “ |
16 points |
1 kg. di malto chocolate |
10 points |
1 kg. di malto black e roasted |
4 points |
In breve
sostanza se una data ricetta ci consiglierebbe ad esempi l’utilizzo dei
componenti di seguito in tabella potremo facilmente scoprire la densità del
mosto OG operando così:
Componenti di una ipotetica ricetta |
Il
loro contributo zuccherino |
Estratto di malto secco 1500 g. |
1.5 x 35 = 52.5 |
Miele 200 g. |
0.2 x 27 = 5.4 |
Malto crystal 200 g. |
0.2 x 16 = 3.2 |
Malto Chocolate 250 g. |
0.25 x 10 = 2.5 |
|
contributo
totale 63.6(64) |
|
Densità O.G. 1.064 |
La
correttezza di questi conti dipende però dal grado di efficienza e cioè dal
reale potenzialità di estrazione zuccherina dai vari ingredienti che varia
considerevolmente. La gradazione della birra che otterremo (in % Vol.) può
essere semplicemente ottenuta misurando la densità iniziale e quella finale ed
utilizzando questo formula: densità
iniziale – densità finale / 7,45
PRIMING
Il priming
è un momento importante sulla strada della realizzazione della nostra birra e
consiste in pratica nell’aggiunta dello zucchero, effettuato all’atto
dell’imbottigliamento, che sarà necessario per produrre la necessaria
frizzantezza e schiuma alla birra. Allo scopo, all’interno dei kit esistono dei misurini di plastica che servono
per calcolare lo zucchero necessario per ogni tipo di bottiglia (da 33cl, 50cl,
75cl). Questo è un metodo valido ma generale per conferire alla birra
quell’intrigante schiuma che piace a tutti noi. Per chi desiderasse percorrere
anche in questo caso la strada verso una precisione più gratificante serve
sapere che ad ogni stile di birra dovrebbe corrispondere una giusta e propria carbonazione che dovrebbe tenere conto anche della temperatura presente al
momento dell’operazione dell’imbottigliamento. Incominciamo a dare per gli
stili più conosciuti il loro giusto quantitativo di C02 espressa in volume come
di sotto in tabella.
Stili di birre |
Volume di C02 |
Belgian ales |
1.9 – 2.4 |
British ales (bitter,ipa etc.) |
1.5 – 2.0 |
Lager |
2.2 – 2.7 |
Porter, stout |
1.7 – 2.3 |
Weizen, witbier, wheat beers |
3.3 – 4.5 |
Come si può
facilmente notare esistono prodotti birrari più carbonati e altri che lo sono
anche molto meno. E’ questa una conoscenza essenziale per operare in modo più
corretto. La quantità di gas che riesce a sciogliersi in un contenitore dipende dalla pressione del
medesimo e dalla temperatura. Ora dobbiamo però sapere, prima di fare calcoli
quanta C02 è presente nella nostra birra al momento dell’imbottigliamento.
Teniamo conto perciò di quest’altra tabella che evidenzia il rapporto fra C02 e
temperatura esterna.
Temp.esterna |
Volume di C02 |
0° |
1.7 Vol. |
2° |
1.6 Vol. |
4° |
1.5 Vol. |
6° |
1.4 Vol. |
8° |
1.3 Vol. |
10° |
1.2 Vol. |
12° |
1.12 Vol. |
14° |
1.05 Vol. |
16° |
0.99 Vol. |
18° |
0.93 Vol. |
20° |
0.88 Vol. |
22° |
0.83 Vol. |
Si deve sapere
che un grammo di zucchero produce 1 vol di C02. A questo punto, tenendo conto
di tutti i dati conosciuti appare subito chiaro che se dovremo imbottigliare 23
litri ad esempio di una stout (2.0 medio valore di C02) a 20° per conoscere i grammi di zucchero
necessari dovremo considerare questa formula: 2.0 (valore medio di C02 per le
stout) – 0.88 (valore di C02 presente nella birra a 20°) x 4g. x 23 litri di
birra =
103 grammi di zucchero. Naturalmente, per i perfezionisti, anche in
questo caso si dovranno operare delle correzioni specie se si useranno prodotti
diversi dallo zucchero tradizionale. Il miele infatti (che contiene una parte
di acqua) obbligherà ad operare una correzione del 40% in più. In caso di
utilizzi estratto di malto secco questa
percentuale sarà del 30 % mentre in caso di estratto di malto liquido del 40 %
in più.
PRODUZIONE DELLA BIRRA
Esistono
tre differenti modi di produrre la nostra bionda bevanda ed ognuno di loro si
abbina ad un diverso gradiente di difficoltà compensato però da una resa
organolettica più pregiata ed appagante . Vediamo di seguito:
Metodo di produzione |
Note e difficoltà |
Con malti preparati (già luppolati) |
Utilizzando le confezioni di estratto di malto amaricato che riproducono le birre delle tipologie che si desidera. Metodo semplice e adatto a chi desideri un buon prodotto a fronte di una moderato impegno .E’ il più diffuso. |
Con estratti di malto (non luppolati) |
Utilizzando centinaia di ricette presenti sia in internet che sui libri si possono ottenere dei prodotti qualitativamente migliori intervenendo nella scelta dei tipi di malto e luppolo. Si può ulteriormente impreziosire il risultato finale con l’aggiunta di una percentuale di malti in grani da inserire in infusione. |
All grain (utilizzando malti in grani) |
Il top per un homebrewer,il punto di arrivo, dove si utilizzano solamente malti in grani e con una procedura più complessa si ottengono risultati sorprendenti che appagano e conquistano anche i più esigenti. |
PRODUZIONE da Malti preparati (già
luppolati)
L’attrezzatura che si utilizzerà sarà quella all’interno dei vari kit di fermentazione in commercio. Tutto ciò che andrà a contatto con il mosto dovrà essere adeguatamente sterilizzato, ma prima di far ciò provvediamo a lavare con acqua calda e detergente il fermentatore e la spatola. Ora sterilizziamoli diluendo 2 cucchiaini di confezione sterilizzante (metabisolfito) in mezzo litro di acqua fredda. Versare il tutto nel fermentatore (con dentro il mestolo e la spatola) e chiudere il coperchio con il gorgogliatore inserito. Provvedere quindi alla disinfezione di tutta la superficie interna ed infine sgocciolare senza operare alcun risciacquo. Solo nel caso in cui non sia richiesta la sterilità si può usare del sapone di Marsiglia per lavare gli attrezzi. Ora sono disponibili anche lo iodophor e il chemipro. Il primo è un disinfettante estremamente efficace e concentrato che è sufficiente in diluizione di 5ml x 10 litri di soluzione per un contatto di soli 2-5 minuti. Il chemipro invece permette di detergere, disinfettare e deodorare l’attrezzatura in un solo trattamento. Deterge meglio del metabilsolfito e non lascia odore di cloro. In Inghilterra si usa di frequente la candeggina non profumata ne colorata utilizzata in soluzione al 5% lasciando gli strumenti immersi per circa 20 minuti quindi si risciacqua. Prestare bene attenzione al momento del risciacquo quando si può infettare di nuovo con le mani e badare a non toccare la parte che dovranno venire a contatto con il mosto. Ora prendiamo una pentola capiente anch’essa precedentemente sterilizzata (circa 7 litri) e versiamoci circa 4 litri di acqua portando ad ebollizione, mentre in un altro contenitore si sarà provveduto a preriscaldare il tollone di malto preparato, naturalmente dopo aver tolto il tappo ed il lievito sotto inserito. Quasi raggiunta l’ebollizione, spegnere il gas, avendo cura di versare il contenuto del tollone ad una temperatura inferiore e riprendere l’eventuale residuo di prodotto all’interno del confezione con dell’altra acqua calda. Amalgamare bene il tutto provvedendo quindi ad aggiungere la quantità di zucchero, qualora ne fosse richiesto leggendo sulla confezione di preparato acquistato. Mescolare bene il tutto e attendere che il mosto si raffreddi. Per accelerare questa operazione si potrà porre la pentola all’interno di un lavandino dove scorra acqua fredda. e con acqua fredda abbattere la temperatura più in fretta. Ora si versa nel fermentatore circa cinque litri di acqua fredda, si copre con il mosto prodotto (e raffreddato) e si completa con il rimanente numero di litri di acqua fino al valore di litri richiesto sulla etichetta della confezione. Sui fermentatori ci sono delle tacche che indicano i litri contenuti fino a quel livello. Si inocula il lievito dopo aver operato un opportuno starter preventivo (vedere sezione lievito) e mescolare in modo vigoroso per circa mezzo minuto. Si chiude bene il coperchio del fermentatore versando un po’ di soluzione sterilizzante all’interno del gorgogliatore fino al segno indicato (ricordare che il tappo va solo appoggiato per impedire alla polvere di produrre effetti non desiderati. Dopo alcune ore il lievito inoculato inizierà a lavorare trasformando gli zuccheri in alcool e anidride carbonica che uscirà attraverso il gorgogliatore con un blob blob. Badare bene a non spostare il fermentatore. Esso dovrà rimanere nella stessa posizione per tutta la durata della fermentazione che potrà completarsi tra i cinque e i dieci giorni a seconda della temperatura presente. La temperatura ideale è di 22° ed in caso sia costantemente superiore il processo potrà vedersi terminato in tempi inferiori (3-4 giorni). Al contrario, una temperatura media inferiore porterebbe il lievito a lavorare più lentamente (10 giorni circa). Quando il classico blob blob sarà terminato aprire il rubinetto lentamente e fare la prova della densità. Se il suo valore sarà lo stesso dopo due diverse misurazioni effettuate a distanza di un paio di giorni si potrà imbottigliare. Per farlo aprire il rubinetto molto piano per evitare che i residui sul fondo possano essere risucchiati dal vortice creato da una apertura troppo veloce. Le bottiglie devono essere state prima sterilizzate, sempre con il potassio metabisolfito (1 cucchiaio in º di litro di acqua per tutte le bottiglie). Tenerle in posizione inclinata e riempirle di birra, poi introdurre il misurino di zucchero necessario per il tipo di bottiglia. Le bottiglie devono essere scure perché la luce trasforma alcune molecole che conferiscono l’amaro in altre che rendono sgradevoli la birra. Naturalmente la bottiglia deve anche avere uno spessore buono per resistere alla pressione. Prima di tappare agitarle per sciogliere bene lo zucchero quindi tenerle in posizione verticale per circa quattro giorni a temperature di 18° - 24° infine riporle in luogo fresco se possibile in cantina. A questo punto il biondo nettare riposerà e maturerà fino al giorno in cui decideremo di sacrificarlo ai nostri nobili scopi ma si dovrà pazientare e non farsi prendere troppo dalla fretta. Ricordare delle regole basilari. Le birre beverine (lager, pilsner) dovranno aspettare almeno un mese dopo l’imbottigliamento prima di essere bevute e meglio sarebbe pazientare sino a 45 o addirittura 60 giorni. Per quanto concerne le birre delle altre tipologie (più saporite) è conveniente un periodo più lungo per consentire al prodotto di meglio armonizzarsi e perciò sarà idoneo attendere almeno 45 giorni, ma meglio sarebbe 60 o più. Naturalmente queste regole sono generali e non includono ad esempio quelle birre così complesse (barley wine, brown ale, mild e altre) che abbisognano un periodo più lungo di affinamento che arriva sino a sei mesi. N.B. Qualora si decidesse di imprimere una corposità superiore alla birra da produrre potrebbe essere consigliato aggiungere dell’estratto di malto secco. Preziose maltodestrine irrobustirebbero il vostro prodotto migliorando il risultato finale di coloro che lo ritenessero opportuno. L’aggiunta dell’estratto di malto secco sarà da effettuarsi (a 70°- 80°) prima del contenuto della confezione badando con cura ad amalgamarlo bene.
PRODUZIONE da Estratti di Malto
Chi volesse proseguire nell’esperienza di homebrewer, decidendo di ottenere prodotti ancora più
pregiati e gratificanti potrebbe dedicarsi alla realizzazione delle ricette di
cui un gran numero in rete e nei libri specializzati. A questo proposito si
utilizzano gli estratti di malto (non luppolati) ai quali si aggiungono, a
diversi momenti di bollitura, i luppolo d’amaro e d’aroma. E’ possibile inoltre
rendere il nostro prodotto ancora più prezioso aggiungendovi come vedremo delle
quantità di malti in grani in infusione. Il procedimento è il seguente. Si pone
circa quattro litri di acqua in una pentola portando ad ebollizione. Qualche
minuto di attesa per far scendere un poco la temperatura (70°-80°) ed inserirvi
quindi i malti in grani richiesti dalla ricetta in precedenza grossolanamente
rotti e lasciare in infusione il tutto per circa 15-20 minuti. Filtrare con un
colino in un altra pentola più grande badando bene a risciacquare i grani (nel
colino) con acqua calda per estrarre più possibile del loro benefico apporto.
Ottenuto perciò circa 10 litri di mosto sciogliervi a questo punto (nel mosto
caldo) l’estratto di malto portando ad ebollizione lenta sempre mescolando per
evitare che possa bruciare. Dopo circa cinque minuti di bollitura aggiungere il
luppolo d’amaro (nel sacchetto apposito hop-bag) e lasciare bollire per circa
50 minuti. Durante gli ultimi quindici minuti inserire anche il luppolo d’aroma
e se richiesto l’irish moss (chiarificante), e le spezie. Siamo arrivati a buon
punto ed ora sarà il momento di aggiungere sempre se richiesto lo zucchero, il
miele, lo zucchero candito o quello di canna e proseguire ancora per circa
cinque minuti. A questo punto mettiamo nel fermentatore opportunamente
sterilizzato dieci litri di acqua fredda e copriamo con il mosto prodotto poi
completando di acqua fino al raggiungimento dei litri totali menzionati nella
ricetta. Aspettare che la temperatura indicata sul termometro digitale indichi
il valore che appare appropriato tra i 18° - 25° e quindi inoculare il lievito
(meglio dopo uno starter preventivo) avendo cura di mescolare con vigore per
30-40 secondi. Chiudere ora il fermentatore badando di tanto in tanto di
asportare con una schiumarola eventuali coaguli od impurità. Operare ora di
conseguenza come nel caso della preparazione più semplice con malti preparati.
Il risultato che si otterrà sarà certamente più intrigante ed appagherà appieno
tutti coloro che decidessero di dedicare a questo affascinante hobby un tempo
solo leggermente superiore al metodo standard.
PRODUZIONE da Malto in GRANI (all grain)
Incominciamo questo percorso verso l’eccellenza birraria descrivendo innanzitutto l’attrezzatura necessaria affinché si possa operare adeguatamente. Componente basilare risulta essere un bel pentolone da 25 –30 litri almeno, fornito di manici adatti e resistenti. E’ consigliabile che sia di acciaio e non di alluminio, dato che questo metallo inibisce gli enzimi. Dotarsi anche di frusta da cucina e mestolo ben lunghi. Non devono mancare naturalmente termometro, densimetro e cartine per la misurazione del PH oltre a della tintura di Iodio. Prima di iniziare è meglio studiare bene il metodo che si intende usare per l’eliminazione delle trebbie e a questo proposito, dato che ci sono vari metodi, consiglio di visionarne alcuni in rete o sui libri specializzati per riconoscere immediatamente quale potrebbe risultare il più adatto in relazione all’attrezzatura che già vi trovate presente in casa. Oltre al fermentatore naturalmente non dovrà mancare una serpentina di raffreddamento con relativi tubi da ambo le parti che consenta di raffreddare in modo più celere il mosto. Armiamoci ora di buona determinazione e incominciamo ad operare. Prima di macinare con il mulino tutti i grani richiesti all’ interno della ricetta che si è deciso di seguire si sarà messa l’acqua nel pentolone (circa 6 litri per ogni chilo di malto). Bisogna ricordarsi che vanno macinati grossolanamente e tenere in debito conto che non tutte le qualità richiedono il medesimo trattamento infatti, se il weizen dovrà essere ridotto più finemente in modo da aiutare il lavoro degli enzimi i malti scuri di solito richiedono una rottura più grossolana. I malti base pilsner e pale richiedono una macinatura abbastanza fine in modo da conservare le scorze più intatte possibile. I vari tipi di malto saranno perciò macinati in tempi diversi. Quando l’acqua avrà raggiunto la temperatura di 42° si inizierà a versare il malto badando a due cose fondamentali. Per prima cosa si dovrà operare adeguatamente per non far scendere la temperatura del mosto e sappiamo che in mancanza di contromisure l’aggiunta dei malti (che sono a temperatura più bassa-ambiente) porterebbero a questo inconveniente. Si può ovviare a questo pre riscaldando leggermente in forno i grani in modo da ridurre il gap di temperatura con l’acqua in pentola oppure alzando di circa 7° la temperatura dell’acqua prima di inserirvi i malti. La seconda cosa che si dovrà considerare è quella di mescolare in modo omogeneo e continuativo il mosto per evitare che lo stesso, magari depositandosi sul fondo possa bruciare e danneggiare il lavoro degli enzimi. Tenere ben sotto controllo il valore del PH ed eventualmente correggerne il valore con i prodotti adatti. Ogni ricetta richiederà soste a determinate temperature perciò bisognerà attenersi a quanto scritto badando bene durante l’innalzamento delle temperature a non farlo in maniera troppo repentina. Sarà corretto aumentare di 1° ogni minuto. In caso di utilizza del malto pilsner ricordarsi che si dovrà mantenere la temperatura di 50° per mezzora per far agire la protein rest. A circa metà di questo procedimento (mashing) si dovrà mettere a scaldare l’acqua (10 litri circa) per un'altra importante operazione (sparging) perciò ci attrezzeremo per posizionare il tutto in modo da essere comodi ed efficaci nelle procedure. Terminato il mashing bisognerà verificare con l’esame della tintura di Iodio che tutto l’amido si sia trasformato in zuccheri e per far ciò prendiamo un piattino bianco e versiamoci alcune gocce di mosto, ora lo stesso quantitativo di gocce di tintura e verifichiamo il colore della stessa. Se prenderà un colore ambrato significherà che è entrata in contatto con molecole di amido mentre se si colorerà di blue o comunque scuro sarà una dimostrazione della avvenuta completa trasformazione. Si continuerà a bollire solo nel primo caso e si verificherà di conseguenza ogni cinque minuti. Alziamo la temperatura a 80° per cinque minuti in modo da rendere inattivi gli eventuali enzimi rimasti e al raggiungimento dello scopo si spegne il gas e copre il pentolone (una proseguita bollitura oltre questo limite rilascerebbe tannini che guasterebbero il sapore finale). Siamo arrivato ora al momento nel quale dobbiamo prestare particolare attenzione. Lo sparging infatti dovrà essere fatto in modo da recuperare la maggior quantità di zuccheri“intrappolati” fra le trebbie ed è un operazione che dovrà essere completata con una certa velocità e determinazione. Il metodo più seguito per questo scopo è lo “Zapap” che consiste nell’utilizzare due secchi di plastica alimentare uno dentro l’altro. Il primo (più piccolo) da 15-20 litri presenterà sul fondo dei fori di circa 3 mm. quasi fosse un colabrodo ed il secondo (più grande) di circa 30 litri dovrà presentare le pareti leggermente oblique verso l’esterno. Questa caratteristica consentirà al primo secchio di entrare nel secondo senza raggiungerne il fondo ma incastrandosi a circa dieci centimetri dalla sua base. Il secondo secchio sarà dotato anche di rubinetto proprio come quello dei fermentatori. Chiuderlo e ricoprire il fondo del secchio piccolo con dell’acqua ad 80 gradi che lo attraverserà passando in quello grande per circa un dito. Trasferiamo il mosto (con le trebbie) nel secchio piccolo ricordandosi che non va pigiato per evitare di avere delle difficoltà durante l’operazione di filtraggio. A questo punto apriamo il rubinetto da qui uscirà il mosto. Bisognerà badare a continuare ad aggiungere acqua calda sulle trebbie che in pratica dovrebbero essere sempre coperte da un dito di acqua, operazione che aiuta ad evitarne il troppo addensamento. Inoltre è buon consiglio usare una sorta di innaffiatoio che porterebbe oltre al vantaggio indubbio di una più omogenea distribuzione dell’acqua di sparging ad evitare che nelle trebbie si creino dei canali privilegiati dove possa scorrere l’acqua vanificando parte dell’operazione filtraggio. Alla fine si dovrà ottenere circa 25 – 28 litri di mosto che mano a mano che prosegue lo sparging si dovrà mettere nel pentolone (nel frattempo sciacquato con acqua calda). Il liquido che si raccoglierà dovrà essere limpido, altrimenti si dovrà rifiltrare. Mentre si trasferirà il mosto nel pentolone provvedere a riscaldare per evitare di perdere poi troppo tempo a farlo con tutta la quantità. A questo punto si procede con l’aggiunta dei luppoli richiesti e dell’irish moss. Il procedimento è terminato ma dovremo ora raffreddare il più in fretta possibile il mosto e per far ciò sarebbe idoneo dotarsi di una serpentina di rame (precedentemente sterilizzata) da introdurre nel pentolone. L’acqua che vi fluirà all’interno attraverso i tubi lo raffredderà omogeneamente e sufficientemente in fredda in modo da precipitare le proteine coagulate. Versare il tutto nel fermentatore e dopo che si è raggiunta la temperatura adatta inocularvi il lievito dopo aver opportunamente operato uno starter preventivo. Dopo circa 8 –10 ore il lievito inizia a fare il suo dovere e dopo la fase più attiva della fermentazione, in genere dopo circa tre giorni in parte precipita trascinando con se buona parte delle proteine e del luppolo ancora presenti. Sarebbe conveniente che verso la fine della fermentazione si sposti il fermentatore in luogo più fresco (anche sotto i 18°) in modo da favorire la precipitazione del lievito e alla chiarificazione del mosto. In ogni caso è meglio che la birra non rimanga a contatto col deposito sul fondo per più di 15 giorni.
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