2011 ATENE
La città di Pericle
Per la prima volta visito la Grecia, avvicinandomi alla sua storia millenaria. Culla di civiltà celeberrime come quella minoica e micenea, ha impregnato della sua sapienza molti popoli che l’hanno conquistata. Patria della democrazia e di uomini illuminati che ancora ai giorni nostri vengono ricordati come tra i più importanti personaggi che l’umanità abbia avuto. Dopo due ore e venti di volo atterro all’aeroporto internazionale di Atene e, in un attimo, sono già sul treno della linea tre che mi sta portando alla fermata di Monastiraki, vicino alla quale è l’ostello che ho prenotato. Sempre velocemente lascio il superfluo in camera cominciando la visita della città. Attraverso la centrale Ermou raggiungo la piccola chiesa bizantina dell’XI secolo di Kapnikarea. L’ammiro esternamente, con la sua muratura in mattoni per poi dirigermi verso la cattedrale di Atene, costruita nel 1840 con il marmo proveniente da 72 chiese demolite. Attualmente è in ristrutturazione ma non è meritevole di troppo attenzione. Nelle immediate vicinanze invece è la piccola Panagia Gorgoepikoos, costruita interamente in marmo pentelico. L’esterno è abbellito da fregi e bassorilievi. Devi per forza sopravvalutare le chiese che vedi perché Atene non ne possiede di particolarmente pregevoli e quindi si deve prestare attenzione anche ai particolari. Procedo oltre sino alla Platea Syntagma, grande e con dei giardini pieni di gente. La sua caratteristica è di fronteggiare l’edificio Vouli, il Parlamento greco, custodito dagli evzones, due guardie, statiche ed indifferenti a qualsiasi accadimento esterno. Senza alcun intento denigratorio, il loro abbigliamento è semplicemente ridicolo, come ridicole sono le loro movenze durante i cambi che si danno. Vicino è il bassorilievo del Milite ignoto che rappresenta un oplita (guerriero) morente. Passeggio quindi all’interno dei giardini nazionali, un parco di sedici ettari molto amato dagli ateniesi, fino a sbucare al Palazzo Presidenziale, un tempo Palazzo Reale. Dopo l’abolizione della monarchia divenne la residenza ufficiale del presidente. Ormai è pomeriggio inoltrato. La mia ultima visita è l’affascinante stadio Kallimarmaro. Questa struttura occupa il posto dell’originario stadio panatenaico eretto da Licurgo nel 330 a.c. e ricostruito per le gare dei gladiatori da Adriano. Abbandonato per molti anni fino al 1895 quando un mecenate locale lo rese idoneo per ospitare le prime olimpiade moderne nel 1896. Ospita fino a 60.000 spettatori e nel 2004 si tenne il traguardo della maratona olimpica. La sera è calata e raggiunto il centro storico di Plaka, forse il più fascinoso quartiere della capitale. Passeggio fra le sue vie turistiche ammirando i negozi, le taverne e il via vai della gente. Sono anche alla ricerca di un locale per cenare e lo trovo quasi subito nella platea Lysikratous che prende il nome dal monumento di Lisicrate che la domina. Una struttura circolare con sei colonne corinzie sorreggono il trofeo del vincitore che ogni anno veniva premiato per la competizione corale e teatrale al teatro di Dionisio su alla cittadella dell’acropoli. Bene!. Entro nel lussuoso Daphne’s e, accompagnato da un bicchiere di vino rosso locale, gusto una straordinaria moussaka (strati di agnello e melanzana macinati) e un souvlaki d’agnello (spiedino di pezzi d’agnello con aromi e olio d’oliva e cotti alla griglia.). All’uscita un libro giornale annota i grandi personaggi che hanno visitato il locale e sono davvero nomi celeberrimi. Il tempo è mite, ideale per passeggiare ancora un po’ fino a raggiungere il mio ostello. Il giorno seguente, mi reco immediatamente nel quartiere di Plaka per visitare la chiesa bizantina dell’XI secolo di Agios Nikolaos Ragavas, usata spesso per le colorate cerimonie nuziali greche. Internamente non m’appare in buone condizioni, né il soffitto, né la cupola con il pantocrator (il mosaico raffigurante Cristo) e nemmeno gli affreschi delle pareti. Il patrimonio artistico della capitale si riassume tutto nell’Acropoli e nei ritrovamenti archeologi sparsi qua e là come nell’Agorà romana. Per il resto non ha nulla di entusiasmante da concedere. Comunque, sono qui per ammirare tutto ciò che di caratteristico ha da offrirmi e non voglio perdermi nulla. Attraverso un tragitto alle pendici della famosa cittadella, eccomi ora all’entrata della celeberrima Acropoli. Il sole è molto più forte delle rade nuvole che cercano di imbavagliarlo, per cui la visita mi si prospetta piena di soddisfazioni. A metà del V secolo a.c. Pericle si fece promotore di un grandioso programma di riedificazione della città di Atene la cui realizzazione simboleggiò i successi politici e culturali della Grecia. La costruzione di tre templi splendidi e una porta monumentale trasformarono l’Acropoli. All’entrata è la splendida costruzione dei Propilei. Ora restano solo le colonne doriche e ioniche, ma se ne intuisce chiaramente l’imponenza che ne avrà avuto ai quei tempi. Sulla destra il bel tempietto di Atena Nike (la dea della vittoria), costruito per commemorare la vittoria degli ateniesi sui persiani. Subito dopo l’ingresso mi reco al teatro di Erode Attico che fu costruito in seguito, nel 161 d.c. Con una capienza di 5.000 spettatori fu ricavato dalla roccia sul pendio meridionale. In origine era coperto da un tetto di legno di cedro che ne migliorava l’acustica e permetteva di tenere spettacoli anche in caso di maltempo. Più avanti, mi spingo sino al teatro di Dionisio, scavato sul lato meridionale dell’Acropoli. Questo luogo assistette alla nascita della tragedia greca. Durante i festeggiamenti annuali, Eschilo, Sofocle, Euripide, videro qui rappresentate tutte le loro opere. Il teatro fu riedificato dallo statista ateniese Licurgo, ma le rovine visibili oggi sono in parte quelle di una struttura molto più grande in grado di ospitare 17.000 spettatori. Poi divenne un arena per gladiatori. E’ il momento di salire fino alla spianata con i due monumenti più importanti. Mi avvicino all’Eretteo che sorge sul punto più sacro. Dedicato ad Eretteo, uno dei mitici re di Atene, è famoso per l’elegante architettura ionica e per le sue cariatidi. Gli originali di queste figure femminili, sono ora conservate al nuovo museo del complesso. Proprio di fronte, l’immensa struttura del Partenone, uno degli edifici più famosi del mondo, iniziato nel 447 a.c. e progettato dagli architetti Callicrate e Ictino per ospitare la statua di Atena Parthenos alta 12 metri e scolpita dal grande Fidia. Nel corso dei secoli è stato riconvertito in chiesa, moschea ed arsenale e ha anche subito ingenti danni. La ricostruzione che ne fa la mia guida sorprende e intristisce notando come è ridotta ora, ma dà comunque sensazioni di imponenza. La contemplo da tutti i lati anche se sono in corso opere di ristrutturazione con gru che ne danneggiano il fascino. Colonne doriche, le sculture dei timpani, i caratteristici triglifi e le metope. Cerco d’immaginarla come doveva essere un tempo, estraniandomi per un istante dal trambusto causato dalla moltitudine di vocianti turisti. Mi reco infine nell’estrema parte ovest della cittadella dalla quale si gode un panorama prezioso sui quartieri di Plaka e Monastiraki giù di sotto. Uscito dal complesso mi dirigo verso l’antica Agorà o piazza del mercato. Costituì il cuore politico dell’antica Atene a partire dal 600 a.c. Questo era il centro della vita sociale e commerciale, ma ben poche sono le testimonianze che si possono ammirare integre: qualche statua, colonna e per il resto sono piaceri più da archeologo che da turista vulgaris. Due sono però le testimonianze per le quali merita una visita: lo splendido Efasteion, forse il santuario greco meglio conservato, grazie anche al fatto di essere stato trasformato durante l’epoca cristiana in chiesa dedicata a S.Giorgio. Fu costruito nel 475 a.c. in onore di Efesto, il dio greco del fuoco e della metallurgia. Altra cosa è poi la Stoà (o porticato aperto) di Attalo, fondato appunto da Attalo, re di Pergamo. L’edificio venne incendiato dagli Eruli nel 267 d.c. e grazie alle consistenti donazioni di Rockfeller Jr. fu ricostruito con gli antichi materiali e ora è sede di un museo. Proseguo la mia mattinata con la vicina Agorà romana nella quale l’unico monumento rimasto in piedi è la bellissima Torre dei venti costruita in marmo nel II secolo a.c. Il nome deriva dai fregi esterni con la personificazione degli otto venti. Nei pressi c’è la moschea Fethiye, costruita dai turchi alla fine del XV secolo per celebrare Mehmet il conquistatore in visita ad Atene. Mi trovo nel quartiere Monastiraki che ora decido di visitare iniziando dalla biblioteca di Adriano. Ora restano solo un muro e delle belle colonne corinzie, ma un tempo aveva una dimensione di 118 metri per 78. Oltre alla vasta libreria, facevano parte del complesso anche alcune sale più piccole e un giardino con piscina. Nei pressi, una piccola chiesa bizantina non segnalata dalla guida, anonima all’esterno, ma che dentro riesce a regalarmi emozioni architettoniche ed artistiche di buona valenza. Nell’adiacente platea Monastiraki sosto un momento per ammirare la vita nella piazza. L’atmosfera mi appare più turcheggiante che europea. Di fronte a me la chiesa Pantanassa e il museo della ceramica allestito nella vecchia moschea Tsistaraki. Imbocco la Lelaistou, una via commerciale che mi sembra una sorta di bazar marocchino. Nel complesso questo quartiere non mi è parso così entusiasmante, considerato com’è praticamente centro cittadino. Molto meglio è il quartiere di Plaka con i suoi locali caratteristici, le stradine in salita che si spingono sino a lambire la cittadella dell’Acropoli. Gran parte del programma che avrei voluto coprire in giornata è stato compiuto ed ora si tratta solo di completare con altre due chicche per finire in bellezza. Mi spingo perciò fino a Syntagma e poi giù sino alla chiesa russa della Santa Trinità. Un tempo era la più grande chiesa della città e nei suoi pressi è presente un altrettanto bel campanile. Ancora qualche centinaio di metri ed eccomi ora al tempio più grande della Grecia che nelle dimensioni supera anche il Partenone. E’ il tempio di Zeus Olimpio i cui lavori di edificazioni ebbero inizio nel VI secolo a.c. sotto il regno del tiranno Pisistrato. Molti furono i tentativi di terminarlo, ma rimase incompiuto per 650 anni. L’imperatore Adriano lo dedicò a Zeus Olimpio in occasione della sua seconda visita a Atene. Delle 104 colonne corinzie originali alte 17 metri ne sopravvivono solo 15 ma danno comunque un idea dell’imponenza della struttura. Ne percorro il perimetro dopodichè mi siedo per alcuni minuti nei vicini giardini nazionali per decidere che fare del tempo che mi rimane fino al tramontare del sole. Decido di raggiungere nuovamente Syntagma e di coprire un percorso all’interno della zona moderna di Atene. Dalla piazza partono due grandi viali che offrono piacevoli passeggiate. Bei locali, grandi magazzini e negozi alla moda mentre raggiungo la piazza dell’antico Parlamento dove troneggia una statua equestre di Kolokotronis, la grande e contestata figura dell’indipendenza greca. Poco più avanti, nella platia Klafthmonos, c’è una minuscola chiesetta bizantina (Agi Theodori) con una stupenda iconostasi in marmo e icone argentate. All’esterno una schiera di senzatetto, uno dei quali si sta infilando una siringa in braccio. Atene non si può certo considerare una città pulita anche se, ovviamente, non mancano le zone benestanti, ma ciò che più mi ha colpito è l’alto numero di mendicanti e disperati che vivono alla giornata. Dopo la piazza del Municipio raggiungo la grande platia Omonoias, trafficata e di nulla attrattiva turistica. Ridiscendo verso Syntagma dall’altro grande viale parallelo che è Panepistimiou raggiungendo la biblioteca nazionale e il complesso dell’università. Da questo punto decido di spingermi a piedi fino alle pendici della collina del Licabetto e prendere le teleferica fino in cima. Salgo perciò lungo la Pindarou sino a raggiungere il quartiere facoltoso di Dexameni. Begli edifici, un grande albergo e silenzio caratterizzano questo luogo che pare quasi staccato dal caos cittadino. Eccomi alla teleferica e salgo sino in cima alla collina da dove si gode il miglior paesaggio sulla città, fin verso la lontana cittadella dell’Acropoli. Il sole si sta avviando al tramonto e l’atmosfera da quassù è quanto mai suggestiva. Visito la piccola cappella bianca di Agios Georgios, costruita nel XIX secolo al posto di una chiesa bizantina più antica, e quindi mi rilasso ad ammirare il bel panorama da tutti i punti di vista. E’ stata una giornata piena, i chilometri percorsi sono stati innumerevoli e molti ancora ne mancano fino a Plaka dove ho intenzione di concludere con una buona cena, ma sono felice, vezzeggiato dagli ultimi tiepidi raggi di un sole che se ne sta andando dietro le colonne del Partendone. Magico, mentre in lontananza riconosco persino le lontane coste del Pireo. Ritorno giù e, a ritroso, percorro la stessa strada fino a Syntagma, e il quartiere di Plaka dove entro nuovamente nella Panagia Gorgoepikoos. Dei preti stanno celebrando una funzione. Le loro movenze, i loro canti, le gesta dei fedeli, tutto questo mi affascina e completa una giornata bellissima. Nei pressi entro al ristorante Hermion, un bel locale dove gusto una sorta di antipasto molto apprezzato in Grecia: la taramosalada una bottarga salata di triglie. Quindi un ottimo souvlaki di maiale. L’indomani è dedicato completamente alla visita del celeberrimo museo archeologico nazionale. Vi resterò sino a mezzogiorno ammirando nelle sue splendide sale la bellissima anfora di Dipylon, sculture straordinarie provenienti dal mondo antico come l’efebo di Anticera, Afrodite e Pan, l’efebo di Maratona, il fantino di Artemissio, statue di Zeus, imponenti sculture in marmo dei famosi vasi lekytos. Al secondo piani, i tesori della cultura micenea e minoica con i ritrovamenti dall’acropoli di Micene. Vasi di ogni forma, oggetti in oro e maschere. Un must imperdibile per chi decidesse di recarsi ad Atene. La mia tre giorni in terra greca è terminata e, uscito dal museo, mi dirigo verso la metro di Monastiraki per tornare all’aeroporto dove mi attende il volo di rientro. Come non fermarsi però ad ammirare il mercato centrale! Decine e decine di banchi di carni e pesci. L’ultima perla di questo breve viaggio.
Proprietà letteraria
riservata. Copyright © 2011 Daniele Mazzardi
Grafica, layout e testi sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Tutti i diritti di riproduzione riservati. E' vietata la copia su
altri siti Web, mailing list, riviste cartacee, cd-rom e libri
senza l'autorizzazione dell’autore. Da questo divieto è esclusa la
duplicazione per utilizzo personale.