2004 BAHAMAS
Grand Bahama.
E’ stata una piacevole vacanza, nel vero senso della parola. Accolti per sette giorni nell’ambiente caraibico, abbiamo cercato di sfruttare al massimo la componente mare, riposo. Non possiamo certo dire di aver conosciuto l’arcipelago, operazione che avrebbe richiesto più tempo e volontà ma un viaggio con la famiglia alla fine si riconduce come sempre a villaggio e mare. Approfittato di una favorevolissima combinazione con Teorema partiamo dalla Malpensa con un volo Eurofly alle 8.40 atterrando a Miami dopo averla ammirata per completo dall’alto. La successiva tratta Miami - Grand Bahama dura solo una ventina di minuti e assolte le formalità di rito all’aeroporto internazionale di Freeport veniamo portati con un pullman al villaggio Viva Fortuna dove consumiamo la cena, rifugiandoci subito dopo in stanza dato che Paolo quasi si stava addormentando sul tavolo della sala ristorante. Io decido invece di trascorrere qualche tempo in mare, entrando a mollo per mezzora con sopra di me un tetto sconfinato di stelle. Il giorno successivo, dopo colazione ci rechiamo subito in spiaggia ma l’entrata in acqua è spesso resa fastidiosa a causa di sassolini più o meno grandi che diminuiscono la gradevolezza dell’esperienza balneare. Alcuni coralli si notano già nei pressi della riva ma in numero limitato. Per goderne appieno bisogna raggiungere almeno la boa a circa trenta metri, dove è presente un banco di corallo con tutti i canonici pesci multicolori. Niente di particolare ma come spesso mi capita riesco a scovare un temporaneo piacere alternativo. Molto lontano dalla riva infatti, noto un punto con un colore dell’acqua molto più chiaro, testimonianza inequivocabile della presenza di sabbia. Con grande sforzo raggiungo il sito ed in effetti pian piano le gambe toccano il fondo composto da sabbia borotalco. Sono lontano quasi un chilometro dalla spiaggia e le voci del villaggio mi arrivano sfumate. Sono solo nell’oceano, immerso in una fantasmagoria d’emozioni mai provate e sono felice come un bambino nell’assaporarle. La giornata prosegue completamente fra mare e sole, impreziosita da un grazioso colibrì ammirato nei pressi di una siepe e da una specie di razza volante che, saltata fuori dall’acqua nei pressi della riva, vi rientra non prima di essere stata ammirata in tutta la sua curiosa evoluzione aerea. Giugno non è il mese ideale per recarsi nei Caraibi infatti è uno dei più piovosi, ma la combinazione molto vantaggiosa ci ha fatto accettare il rischio. Domani è programmata una intera giornata alla scoperta dell’isola. Noleggiata una Suzuki Baleno partiamo, guida a sinistra, verso la zona orientale dell’isola. Il tempo si è guastato ma speriamo non si tramuti in qualcosa di troppo ostile. Il primo sito che visitiamo è il celeberrimo Lucayan national park. Parcheggiata l’auto e camminato per un breve sentiero in mezzo alle mangrovie, sbuchiamo in una spiaggia tra le più belle che abbiamo mai visto in tanti anni. Il sole però fa fatica a farsi largo fra le nuvole che diventano sempre più minacciose ed impediscono alla luce solare di architettare mille giochi luminosi con le acque cristalline del luogo. Dicono che qui sia stato girato lo spot della Bilboa ed in effetti è un paesaggio di una bellezza mozzafiato che sa regalarci momenti unici di divertimento. Vi trascorriamo un paio d’ore sempre con la minaccia della pioggia per poi ritornare al parcheggio e visitare le grotte dove hanno ritrovato dei reperti degli antichi abitanti dell’isola. Pare che al Lucayan esistano altre due bellissime grotte visitabili però solo dal mondo sottomarino. Riprendiamo la strada verso est. Ogni tanto qualche abitazione in mezzo a distese di pini marittimi. Nei pressi di High Rock svoltiamo verso la costa sostando nei pressi della spiaggia omonima. Gli insediamenti umani a Grand Bahama sono minimali e se togliamo la zona costiera di Port Lucaya e la capitale Freeport è difficile trovare qualcosa che assomigli a più che un semplice villaggio. Nella parte che stiamo visitando per esempio è solo Mc Lean’s town. Nel frattempo ci godiamo la sosta ad High Rock in una bella spiaggia solitaria anche se non può minimamente paragonarsi alla precedente Golden Rock beach del Lucayan park. Il tempo si sta guastando per davvero ed ora piove perciò decidiamo di proseguire in auto fino a Mc Lean’s. Da qui si potrebbero fare escursioni in cayak a visitare la costa di mangrovie o addirittura con delle barche a delle isole vicine ma vuoi il brutto tempo, vuoi due figli piccoli, queste opzioni sono da cancellare dalle proprie aspettative. Scegliamo solo una rapida visita del villaggio che è un centro importante per la pesca del conch, delle grosse conchiglie con all’interno un mollusco cucinato sull’isola in mille modi e che viene catturato nelle zone di bassa vegetazione. Quindi ritorniamo indietro sostando a Pelican Point che all’andata avevamo deciso di saltare a causa della pioggia. Bella sabbia, fondale basso. Un piccolo sogno incrinato solo dal sole che non ne vuole proprio sapere di farsi largo fra le imponenti formazioni di cumulo-nembi. Si torna al Viva Fortuna concedendoci come consuetudine un drink dopo una lauta cena a buffet. L’indomani sarà completamente dedicato alla vita di spiaggia. Gli alisei spingono con maggior forza ed il mare è un po’ increspato ma questo lieve inconveniente regala invece a Giorgio e a Paolo il piacere di giocare con le onde. Nei pressi della boa Gosia incontrerà un solitario barracuda mentre io noterò di particolare solo una grande razza che per alcuni istanti scambierò erroneamente per un aquila di mare. La scoperta del nuovo mondo cominciò proprio da un’isola di questo grande arcipelago: San Salvador. Fu qui infatti che nel 1492 Colombo approdò con le sue caravelle. Questa storia la si sentirà su ognuna delle isole delle Bahamas perché in realtà nessuno sa con precisione dove il grande navigatore sbarcò inizialmente. Le isole erano abituate dagli indios Lucayan (tribù degli Arawak). Nel secolo XVII queste isole attirarono per la loro posizione strategica e per i suoi molteplici nascondigli naturali molti pirati fra i quali anche il pirata Barbanera e tutti ne fecero una base ideale per assaltare i galeoni spagnoli carichi d’oro e d’argento. Successivamente il capitano Rogers, inviato da Giorgio I nel 1718 riuscì a far piazza pulita di questa minaccia. Nel 1726 le isole contavano pochi abitanti, quasi tutti concentrati sulle isole di New Providence(Nassau), Eleuthera e Harbour. Il primo parlamento fu inaugurato nel 1729 e alla fine del 18° secolo accolsero durante la rivoluzione americana una moltitudine di inglesi dopodiché conobbero una fase florida nel periodo del proibizionismo. Ai giorni nostri il turismo ha ormai soppiantato ogni altro business diventando la principale risorsa dello stato. Nel 1973 le Bahamas ottengono l’indipendenza all’interno del Commonwealth e pongono come capo di stato la Regina d’Inghilterra. Il turismo occupa il 70% della popolazione e l’isola che abbiamo scelto per la nostra vacanza è la seconda destinazione più frequentata dopo New Providence. Per il nostro quinto giorno di viaggio ci concediamo nuovamente l’affitto di una auto con lo scopo di migliorare la conoscenza dell’isola. A differenza di due giorni fa il tempo oggi sembra soleggiato e non possiamo certo privarci del piacere di vivere nel modo giusto la stupefacente Golden Rock beach all’interno del Lucayan park. Trascorriamo in questo autentico paradiso tutta la mattinata, facendoci cullare dalle calde acque dell’oceano e sdraiati all’interno della piccola laguna circondata dalla sabbia abbacinante. Sono sensazioni così piacevoli ed intense che trasportano il corpo in una altra dimensione. Bisogna solo far fare alla natura, al mare e godere, godere cosi fortemente che si vorrebbe non lasciare mai questi luoghi da sogno. Alle 14 decidiamo di proseguire verso l’estremo est a Mc Lean’s town per poi ritornare sui nostri passi fino alla già visitata Pelican Point. Oggi però le condizioni meteo sono migliori e perciò godiamo anche qui momenti impareggiabili. Davvero una giornata straordinaria e per finire, di sera una piacevole escursione a Port Lucaya. Qualche bel locale, alberghi, casinò e tutto ciò che serve per intrigare la ricca clientela nord americana. Tornati al villaggio e dopo la solita Pina Colada, ci ritiriamo nella nostra ampia camera vista mare. Il giorno seguente infatti ci sveglieremo ancora abbastanza presto per completare con l’auto la visita dell’isola. Prima tappa nella capitale Freeport per qualche foto. Qui ci sono ovviamente gli uffici più importanti e il famoso international bazar, luogo dove la maggior parte dei turisti fa shopping. In alcune zone si possono vedere negozi esclusivi dei maggiori sarti di fama mondiale oltre a gioiellieri come Cartier. La costa che poi percorriamo verso il west end denominata 8 miles rock ha un bel mare ma non e altrettanto intrigante nelle spiagge. Subito dopo però è un altra chicca di Grand Bahama: il Deadman’s reef. Seguendo le indicazioni sbuchiamo al Paradise cove. Si paga per entrare ma il sito è davvero eccezionale!. Dapprima si svolge un breefing per spiegare il percorso che si deve seguire una volta entrati in acqua allo scopo di non rovinare le zone di corallo. Percorreremo infatti una striscia di sabbia fino ad arrivare al reef che visitiamo completamente. In seguito stiamo in prossimità della riva dove il mare ha una colorazione che potrebbe riempire di fotografie bellissime un album intero. E’ un sogno che si tramuta in divertimento e piacevolezza per tutta la famiglia, indaffarata a goderne a profusione. Purtroppo il tempo non è un gran che e riprende a piovere. Abbiamo già ottenuto comunque moltissimo dal sito perciò ripartiamo soddisfatti verso la punta estrema dell’isola dove al contrario non scopriremo altro che piccoli villaggi, come Mc Lean’s dediti alla pesca del conch. Tornati nei pressi della capitale vorrei trovare qualche spiaggia alternativa ma i bambini non vedono l’ora di tornare al mare perciò si decide di non rischiare altri luoghi e far ritorno al villaggio dove terminiamo la giornata. Domani sarà la nostra ultima giornata di vacanza e la trascorreremo nel riposo più totale. Di mattina il mare è un po’ mosso ma durante le ore pomeridiane il tempo migliorerà concedendoci un esperienza fra quelle che collocherò nella mia bacheca personale dei migliori ricordi di viaggio. Noto ancora in lontananza zone di acqua bassa e dopo una grande nuotata raggiungo il luogo regalandomi ulteriori momenti incantevoli, intrasferibile ma questa volta voglio che anche Gosia ne possa godere così torno a riva per ritornavi in seguito insieme a lei con un cayak offerto gratuitamente dal villaggio. Saranno momenti intensi, ancora a circa un chilometro dalla riva oltrepassando la porta del paradiso. L’acqua bassa ci consente di camminare per circa cento metri soli nell’oceano. Non vorrei mai andar via ma ogni momento ha la sua naturale fine. Bisogna saper solo riproporla alla memoria di tanto in tanto. Chiudere gli occhi e farsi cullare dalle onde della propria fantasia. Purtroppo la vacanza è finita e dopo una piacevole mezza giornata di spiaggia, nel pomeriggio di domani ripartiremo. Dopo pranzo si raggiungerà nuovamente l’aeroporto locale e dopo lo scalo a Miami via per la tratta intercontinentale fino all’aeroporto della Malpensa. Siamo tornati a Milano ma al nostro collo è un'altra perla che splende luminosa come le altre in precedenza assicurate ed insieme, saranno per sempre conservate nello scrigno personale delle nostre esperienze di vita.
Proprietà letteraria
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