2003 CAPO VERDE
Isola di Sal
Per certi versi è stata una prima assoluta dato che per la prima volta infatti ci siamo spinti così lontano con i nostri due figli Giorgio e Paolo. Capo Verde è a circa sei ore di volo dall’Italia. Capitata l’occasione di evadere in periodo invernale, questa località era sicuramente una delle migliori, abbastanza facilmente raggiungibile. Certo altre mete sarebbero state considerate se come sempre in passato fossimo partiti solo io e Gosia ma come spesso accade si deve talvolta dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. E’ stata una vera ”vacanza” di riposo, senza che nulla fosse concesso all’avventura o all’estro del momento oltretutto all’interno di un villaggio che in tutta la mia vita ho sempre fuggito come la peste. Avevo sempre detto che avrei preferito la tortura a questa tipologia di viaggi ma la presenza di bambini impone talvolta un altro approccio alle cose. Per fortuna sono certo che questo conterà alla fine nel bilancio celeste quando verranno valutate le cattive e le buone azioni. Il vento poi, che in questa zona soffia incessante ci ha complicato il soggiorno tanto da diventare davvero fastidioso. Nel complesso le aspettative sono rimaste deluse anche se ben altra valenza avrebbe avuto il viaggio nel caso fossi potuto andarci da solo scoprendo almeno alcune delle isole che compongono l’arcipelago. La mia opinione non la dico per pudore ma numerosi sono stati gli impedimenti che mi hanno depredato del divertimento e passo così alla narrazione succinta della vacanza. Si parte da Orio al Serio il giorno 3 di Gennaio dopo aver cancellato l’opzione Maldive per la troppa distanza ed aver rischiato di non partire per una improvvisa indisposizione di Giorgio. Alla fine ce l’abbiamo fatta ma dovrà rispettare un po’ di tranquillità. Già si prospetta una vacanza da pensionati!. In viaggio riesco a mala pena gestire me stesso figurarsi tutte queste altre problematiche e di colpo, in una volta sola. Vedremo!. Per iniziare la partenza è rinviata di tre ore e quarantacinque minuti e si atterra perciò all’isola di Sal alle 3,30 di notte ora locale. Subito un venticello che anticipa il discorso generale. Arrivati al villaggio ci codificano con dei braccialetti che dovremo indossare per tutto il tempo del nostro soggiorno. Per me che ho sempre scorrazzato nel mondo da solo questo è un affronto che vorrei all’istante lavare col sangue ma devo subire e mortificato raggiungo l’ abitazione assegnataci con la famigliola. Ora sono diventato anch’io un turista “all inclusive”, roba da matti!. Dopo qualche ora di sonno ci svegliamo alle 8.30 ed in breve siamo al ristorante a buffet per fare colazione. Penso che straccerò bellamente ogni mio record di peso precedentemente raggiunto!. In fondo al vialetto della struttura c’è l’ampia spiaggia di sabbia fine di fronte all’Oceano Atlantico che dovrebbe anticipare un ottima esperienza balneare ma così non sarà perché, arrivati in riva al mare, il vento risulterà troppo forte per Gosia e i figli. Inoltre le onde che increspano il mare impongono attenzione ad entrarvi e per dei bambini è francamente pericoloso. La temperatura dell’acqua è anche un po’ bassa e se per me questo non sarebbe certo un problema anch’io in fondo ne ho un contraccolpo negativo costatando che tutta la mia famiglia è insoddisfatta. Mi rendo conto che è una vacanza poco azzeccata e ho davanti a me un intera settimana. Si tenta l’opzione piscina ed infatti ora siamo sui suoi bordi dove della gente sta muovendosi al ritmo del ballo del qua qua. Mi sembra di vivere un brutto sogno e mi do due sberle ma è vero. Io che mi sono tuffato in Amazzonia in mezzo ai piranhas mi trovo ai bordi di una piscina in un villaggio di Capo Verde. Ho lo sguardo perso nel vuoto e mi prende una tristezza da deformare i lineamenti del volto. E’ ora di pranzo ed inizia con cadenza impietosa lo scempio del mio fisico. Di pomeriggio ancora a bordo piscina ma alla fine non resisto più e raggiungo la spiaggia tuffandomi nelle acque dell’Atlantico. Una volta dentro si sta bene e ci si diverte con le onde ma sono quasi l’unico che lo fa qua al villaggio. Siamo sulla lunga spiaggia di Santa Maria che va in pratica dal porto dell’omonimo paese fino alla punta dove è presente un veliero arenatosi qui. Parlo con un locale per sapere di qualche altra spiaggia meno ventosa e mi parla di una zone delle dune che si trova a sud ovest praticamente dopo il veliero e poi al villaggio di Santa Maria dove le acque sono sempre tranquille. Il problema infatti non è solo il vento e la temperatura dell’acqua ma anche il mare troppo increspato che impedisce ai bambini di entrarvi per più di due, tre metri. La giornata termina nella delusione sperando in un domani migliore quando andrò a ritirare la jeep Kia prenotata ieri. Forse uscire da questo carcere di villaggio ci consentirà di ottenere qualche emozione più gratificante. Si parte. L’isola di Sal è la più pianeggiante di tutto l’arcipelago, la più a nord delle isole sopravento e possiede anche l’aeroporto internazionale. E’ per questo motivo che si è deciso di soggiornare qui invece che alla migliore Boa Vista dotata di spiagge più belle. Pazienza!. Cerchiamo da ricavare dalla giornata di oggi le gratificazioni che cerchiamo. Si decide di recarsi nei pressi delle dune ma parcheggiata l’auto in prossimità l’idea viene subito scartata da Gosia per la presenza del vento. E’ un luogo incredibilmente bello e ci rimarrei ore ma la famiglia ha le sue regole e devo accettare il responso della maggioranza. Ci dirigiamo quindi verso il villaggio di Santa Maria che percorriamo in parte trovando un varco che ci conduce ad un tratto di costa apparentemente più tranquillo. Restiamo qui per un po’ e dopo qualche puccia ripartiamo in direzione del paesi di Espargos, il più importante centro dell’isola. Proseguiamo fino a Pedra Lume. Il paesaggio è piatto, desertico pietroso. Dopo aver chiesto informazioni al piccolo porticciolo saliamo lungo un sentiero che costeggia una teleferica. In uno spiazzo si parcheggia e superato un tunnel a piedi scendiamo a visitare il cratere di un antico vulcano ricoperto di bacini e canali. Il paesaggio è strano, irreale. Il terreno, le rocce assumono colorazioni che vanno dal verde al bianco, all’ocra, al rosa. Intorno una bassa vegetazione rifugio di qualche uccello. Queste saline naturali producono ancora una buona quantità di sale sebbene prima del 1930 la produzione fosse maggiore. Ripartiamo verso Espargos per prendere poi direzione Palmeiras sulla costa ma il paesaggio non ci strappa applausi. Puntiamo fino a Buracana, attraverso una pista nel nulla dove dicono esserci delle piscine naturali in prossimità della riva ma arrivati non pare che ci possano consentire un bagno sicuro perciò nisba!. Riguadagnamo il paese di Palmeiras e poi guido lungo i villaggi costieri di Murdeira e Algodeiro. Eccoci di nuovo al Djasal dove dopo una doccia decidiamo di andare al paesino di Santa Maria in un ristorante ma una vola arrivati non troviamo nulla di intrigante e torniamo al villaggio. D’accordo che al villaggio non si mangia male ed i piatti di pesce come il serra ed il dorado sono saporiti ma un buon ristorante locale ci avrebbe regalato emozioni più belle. Il giorno seguente il rito dell’insoddisfazione balneare si ripete con un tentativo infruttuoso da parte di Gosia e dei figli di stare in spiaggia. L’acqua è troppo fredda dicono e così si va in piscina. Se va avanti così al ritorno dovrò andare dallo psicologo. Dopo pranzo ci si reca a piedi seguendo la spiaggia verso la zona del villaggio che almeno consente a loro di bagnarsi in ambiente meno “artico”. La giornata termina così perché raccontare di più sarebbe davvero troppo. Stessa solfa il giorno dopo almeno più o meno perciò non ne darò testimonianza scritta. Il giorno seguente però, distrutto da noia diffusa, decido di fare una puntata da solo nella zona delle dune. A piedi percorrerò circa un chilometro e mezzo ma lo meriterà perché tutto l’ambiente è di straordinaria bellezza e vi capto emozioni bellissime. Sono il solo, in completo solitudine. Queste sensazioni mi danno gioia ed il mio spirito è come se entrasse in una dimensione parallela alla fisicità banale del corpo. Il cielo è coperto ma quando il sole riesce a far breccia le acque del mare si tingono di colori che spaziano dal verde al turchese fino al blu cobalto. Il paesaggio è magnifico, di selvaggia bellezza. La spiaggia è lunga e si perde all’orizzonte. La sabbia fine invoglia inesorabilmente a sdraiarsi e lasciarsi accarezzare dal vento. Come è possibile poi non entrare in acqua e godersi il gioco affascinante con le onde!. Ricordo di essere stato forse l’unico a farlo per tutto il tempo che ci sono rimasto. Intendiamoci. Il mare non è quello di Capo Horn ma si vede che quelli da villaggio non osano mai oltre determinati limite ultrasicuri. Mah!. No comment!. Riesco a percepire di essere entrato in simbiosi con la natura e mi spiace per Gosia ed i figli che non riescono a goderne. Cammino verso nord in direzione del veliero. Si vede ora nitidamente, arenato non so per quale motivo sulla riva. Le onde incessanti specie di questo punto del mare proprio alla punta della spiaggia stanno portando avanti un lavoro di disgregazione e sulla sabbia finiscono talvolta alcuni pezzi dell’imbarcazione. Ritorno al villaggio e trovo la ciurma infreddolita in piscina. Roba da matti!. Dopo pranzo riesco e convincerli almeno di andare al veliero e godere in qualche modo dello stupendo paesaggio che si può ammirare dopo, nei pressi delle dune. E’ impossibile non percepirlo!. Con tutte le precauzioni, con felpa e giubbotto si parte ed in effetti anche loro riconoscono la bellezza del luogo e riesco a trovare anche un riparo di fortuna dal vento dopodiché mi faccio un ennesimo libidinosissimo bagno. Il tempo si è guastato ed ora è nuvoloso ma siamo pur sempre al tropico accidenti. Ritorniamo, doccia e cena. L’indomani è ancora nuvoloso e rimango in piscina con loro poi pranzo e quindi si tenta la parte di spiaggia vicino al villaggio di Santa Maria anche se non risulterà una scelta ricca di soddisfazione. La giornata finisce così, senza mai essere di fatto cominciata. La vacanza è finita e meno male. Alle 5.30 del mattino si mettono fuori i bagagli dalla porta e poi ci fanno raggiungere l’aeroporto nei pressi di Espargos da dove si parte alle 9.00. Che delusione, ma avrebbe potuto non esserlo.
Proprietà letteraria
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