2012  ANVERSA - MALINES - BRUGES

Un trittico dalle Fiandre

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Anversa - Sint Jacobskerk

Raggiunto l’aeroporto internazionale Zaventem di Bruxelles in un ora e trenta di volo da Milano Malpensa con un volo dell’Easy Jet, acquisto subito dopo un biglietto per la Gare du Nord, in città. La giornata si presenta con un cielo azzurro, un ottimo inizio. Essendo sceso per sbaglio alla stazione prima della Antwerp central, percorro un bel tratto di strada che costeggia la ferrovia. Questo mi consente di incrociare decine e decine di ebrei ortodossi che camminano indossando i loro neri abiti austeri e i cappelli a tesa larga. Mano a mano che mi avvicino alla bellissima stazione centrale aumentano le gioiellerie infatti, qui si stende il frenetico quartiere dei diamanti, abitato prevalentemente da ebrei e indiani che ne controllano il mercato, anche se il 95% della lavorazione dei diamanti avviene oggi in India. Qui però si tagliano ancora l’80% delle pietre più grosse. Mi trovo nelle Fiandre, un territorio dove la lingua francese non è ben tollerata, sebbene ogni città abbia anche un suo nome più soave di quello fiammingo, che molto s’avvicina all’olandese. Anvers è la seconda città del Belgio e nel XVI secolo fu uno dei centri più importanti d’Europa. Il suo importante porto alla foce della Schelda fu un obbiettivo militare durante la seconda guerra mondiale e durante l’occupazione tedesca furono sterminati i due terzi della popolazione ebraica. Dopo essermi presentato all’hotel Billard, sito nella piazza della stazione, comincio il mio tour percorrendo la zona dei diamanti, dove numerosi sono anche i negozi che vendono le attrezzature per il taglio e per l’industria dei gioielli. Le vie Appelmanstraat, Vestingstraat, Hovenierstraat non sono però lussuose, al contrario, un poco squallide. Tornato alla stazione imbocco il Meir, la principale via dello shopping. Dopo l’Opera ammiro due bellissimi palazzi in stile rococò, sormontati da statue. Sul viale, prima una statua di David Teniers e poi una di Van Dyck, ad evidenziare che qui mi trovo nel luogo che ha dato i natali ad alcuni dei più grandi maestri fiamminghi. Volto a destra, nel Wapper dove entro nel Rubenshuis, la casa studio che abitò durante i suoi ultimi 29 anni di vita il grande Pieter Paul Rubens. Il percorso, al suo interno, si snoda fra i vari ambienti originali, impreziositi da un alto numeri di oggetti stupendi, maioliche e cassettiere, vasi e quadri bellissimi fra cui due nature morte di Frans Snijders, un autoritratto del Rubens, la galleria di Cornelis van der Geest di William van Haecht, il contadino che beve di Adriaen Brouwer, lo straordinario Cristo che appare a Santa Caterina da Siena di Daniel Seghers. E poi ancora il Curio cabinet dove è presente una cassettiera di legno di quercia intarsiata in ebano e decorata da pitture, la nascita di Cristo di Aertgen van Leyden. Ammiro la stanza da letto, il soggiorno, la Kunstkamer, una galleria che contiene una serie di schizzi di Rubens e dei bei dipinti, ed infine lo studio di Rubens, dove si pensa che il grande pittore abbia  portato a termine 2500 opere, naturalmente con l’aiuto degli artisti della sua bottega. Termino quindi con il ritratto dell’amico Van Dyck, sempre del Rubens, come Enrico IV alla battaglia di Ivry, l’Annunciazione, l’Adamo ed Eva e il San Sebastiano. Esco quindi nel piccolo e suggestivo giardino di rappresentanza, dove è presente un bel porticato barocco disegnato da lui stesso. La visita è stata interessante e proseguo ora con la speranza di trovare aperta la Sint Jacobskerk dov’è la tomba del grande artista barocco, ma purtroppo è chiusa. Molte chiese aprono solo dopo il primo di aprile, un vero peccato! Sulla strada per il Rockoxuis, un edificio del XVII secolo che ospita molte tele bellissime, entro nella Kaiser chapel, una piccola chiesa gotica con una bella pala d’altare, dipinti alle pareti, un pulpito e confessionali intarsiati e alcune vetrate istoriate. Mi dedico ora al museo sopra citato, anch’esso ricco di bei dipinti fra cui una Vergine col bambino del grande Metsijs, il miracolo dei pani e dei pesci di Lambert Lombard, il Cristo sulla croce di Rubens, il Johannes Malderus e poi anche il ritratto di Cesare Scaglia di Van Dyck, il San Geremia di Jan Sanders, una festa di villaggio di David Teniers. Dopo questo primo pieno di cultura, mi concedo un panino ed un caffé, passeggiando all’interno della zona a luce rosse. Attraverso decine e decine di vetrine sulle strade di questo quartiere, si mostrano ragazze e donne mature della più variegata scala di bellezza. E’ imbarazzante camminare da soli in questi luoghi, ma fan sempre parte del colore di una città e vale la pena visitarli. Ridiscendo lo Schelda giungendo alla Sint Pauluskerk, anch’essa chiusa, ma che ammiro bellamente dalla piazza esterna. Nei pressi è lo straordinario Vleeshuis, il palazzo della corporazione dei macellai, caratterizzato dall’alternanza di mattoni e pietre che lo fa sembrare come ricoperto di pancetta. Oggi ospita un museo della musica. Proseguo le visite dirigendomi alla Sint Carolus Borromeuskerk, la cui facciata e torre furono disegnate da Rubens. Nel 2009 un incendio la deturpò, ma rimane comunque un edificio bellissimo, seppur con le due navate laterali in ristrutturazione. Il soffitto è a botte e le colonne doriche. Sopra l’altare in marmo con 4 colonne corinzie, in una nicchia sopra ad un timpano rotto, una stupenda Vergine col Bambino. Nell’ampio matroneo superiore si intravedono dipinti che lo impreziosiscono, mentre nella cappella di Maria, sulla destra, vietata al pubblico, si percepisce un elevato tasso artistico. Belli gli stalli intarsiati del coro. Ammiro quindi la facciata seduto su una panca della piazza. Pregiato il timpano centinato sorretto da colonne corinzie e, nelle edicole, statue dei padri della chiesa. Dopo una veloce puntata in albergo, mi dirigo nuovamente in centro e da lì percorro le vie della moda, dove sono presenti alcune grande firme mondiali e poi imbocco la Nationalestraat fino al museum voor Schone Kunsten dove, in un grande palazzo neoclassico, è esposta la più grande collezione d’arte di Anversa. Purtroppo l’edificio è da tempo sotto lavori di restauro e le opere sono sparse in altri luoghi della città e del Belgio. Pazienza!  Ritorno sui miei passi percorrendo il lungofiume fino in centro. Molti giovani sostano in riva al fiume, sentono musica, mangiano, bevono, ma non appaiono troppo propensi a ripulire dei rifiuti prodotti. Attratto dall’imponente mole della cattedrale, mi reco al Grote Markt che la debole luce di un sole che si avvia al tramonto colora di affascinanti tinte pallide. Mi siedo un po’ ad ammirare la splendida piazza del mercato, nonostante avessi programmato la visita per la giornata di domani. Di forma triangolare, vanta al suo centro la sontuosa fontana Brabo  in cui è rappresentato l’episodio a cui si fa risalire il nome di Anversa. La figura è del soldato romano Silvius Brabo che, sconfitto il gigante Druon, spaventoso taglieggiatore che controllava la Schelda, gli tagliò la mano gettandogliela nel fiume (Antwerp dal fiammingo hand-mano e werpen-gettare). Intorno, i pittoreschi palazzi delle corporazioni e l’imponente Stadhuis(municipio). E’ giunto il momento di soddisfare anche le esigenze del palato e perciò mi dirigo verso un ristorante un po’ fuori mano in una piazzetta isolata nel nord della città. Al T’Waagstuk gusterò un piatto locale, una sorta di besciamella, porri e prosciutto cotto gratinati in forno. Naturalmente bagnato dalla birra De Koninck triple. E’ stata una giornata gratificante e la voglio concludere nuovamente nella Grote Markt che ora si è arricchita di mille luci. Percorro tutto il perimetro della cattedrale e, dopo un breve percorso fra vie piacevolmente illuminate e piene di locali, giungo alla Groenplaats dove prendo la metro per la stazione e l’albergo. L’indomani, colazione alle 7.30 e poi via lungo il Meir fino alla Franklin dove è il teatro dell’Opera, sormontato al secondo livello da 10 colonne ioniche. Sempre sul Meir, entro nel Stadsfeestzaal un centro commerciale dal cui secondo piano ammiro la piattaforma a forma di coppa del Laurent Perrier champagne bar. Riprovo alla Sint Jacobskerk, ieri chiusa. Fortunatamente ci sono delle persone che vi lavorano, quindi posso darvi un occhiata parziale. A tre navate, barocca, nei pressi del transetto presenta dipinti bellissimi e vetrate istoriate come sul deambulatorio, dove sono le più belle. L’altare centrale è prezioso, ma non mi riesce di ammirarlo come dovrei, dietro ci dovrebbe essere la tomba di Rubens. Mi dirigo ora in centro, nella Groenplaats (piazza verde) ricca di bar e ristoranti e dalla quale si ammira forse la migliore veduta sulla cattedrale. Al centro una statua di Rubens. La Kathedraal non è ancora aperta, ne approfitto per recarmi all’Het Steen, un piccolo ma pittoresco castello del 1200 che sorge su un poggio in riva al fiume. All’esterno si trova un’irriverente statua di Lange Wapper, un personaggio del folklore locale rappresentato come un gigante che mostra le sue braghe a due minuscoli astanti. Ritorno alla Onze Lieve Vrouwe Kathedraal, la più grande cattedrale del Belgio e vi entro. Ci vollero due secoli per terminarla, dal 1352. Lunga 118 metri e larga 53 ha sette navate, 125 colonne e 128 finestre. Comincio dalla navata di destra dove ci sono delle vetrate un po’ rovinate. Più avanti un tabernacolo in stile rococò che assume la forma dell’Arca dell’Alleanza. Verso il transetto, invece, due ottime vetrate policrome, ai due lati e due trittici magnifici di Rubens: l’elevazione della croce e la deposizione dalla croce. Percorrendo l’ambulacro, un altro Rubens: la resurrezione di Cristo e belle vetrate policrome. Da qui si può entrare nella zona del coro, con i suoi stalli lignei intarsiati e dove ammiro da vicino l’altare con una pala anch’essa di Rubens: l’assunzione della Vergine. Ritornando verso il transetto, alzo la testa verso la cupola affrescata, sempre nel tema dell’assunzione della Vergine alla quale la cattedrale è dedicata. Nei pressi dell’entrata, sopra la controfacciata, il famoso organo di Schyven, con 5770 canne d’organo. All’interno c’è anche una mostra di dipinti provenienti dal museo in ristrutturazione. C’è da restare basiti dalla bellezza di alcune opere, come la lotta degli angeli caduti di Frans Floris, la lamentazione di Metsijs, Sant’Eligio che predica a Noyon e la moltiplicazione dei pani, entrambi di Ambrosius Francken, il giudizio finale con le sette azioni della misericordia di van Orley. Potrei restare qui per ore, ma dato che la città non mi riserva più must da considerare, corro verso la metro e la stazione dove, al quai 24, prendo il treno per Mechelen (Malines in francese) che raggiungo in poco meno di mezzora. Percorro la Keizerstraat che porta al centro fino alla Sint Petrus en Pauluskerk chiusa, con due semicolonne, due lesene corinzie e una statua di san Pietro sopra il timpano. Dopo la Sint Janskerk mi dirigo alla Grote Markt. Sul lato orientale della piazza sorge lo stadhuis (municipio), edificio trecentesco arricchito da un tripudio di decorazioni in pietra. Il colpo d’occhio è stupefacente, con tutte le case delle corporazioni e la superba torre della Sint Romboutskathedraal che si erge verso il cielo, talmente terso da essere imbarazzante. Passeggio prima nella commerciale Ijzerenleen dove entro in una chiesa gesuita non segnalata dalla guida, la Onze Lieve Vrouw Leliendaalkerk. Ad una navata, con volte a crociera, presenta delle belle targhe in ottone della Via Crucis. A sinistra dell’altare è una cappella che riproduce la grotta di Lourdes e, sui muri, targhe ricordo di coloro che credono di aver avuto la grazia. Ritorno alla piazza del mercato ammirando i frontoni delle varie case delle corporazioni e poi entro nella famosa cattedrale. L’intenzione è anche di salire la torre, ma al lunedì è chiusa (naturalmente non segnalato dalla mia guida). Un vero peccato! Nel transetto, dove è posta l’entrata, un magnifico dipinto di van Dyck, il Cristo sulla croce. Percorro l’ambulacro dove ammiro le stupende vetrate del cleristorio, al contrario di quelle sopra l’abside in cattivo stato. In basso, statue e dipinti, alcuni bellissimi, come il martirio di San Sebastiano e il martirio di San Giorgio, entrambi del pupillo di Filippo II, Michael Coxcie e poi ancora il Cristo risorto con i santi Pietro e Paolo di Jan Snellinck. Scendendo dalla navata sinistra, altre ottime vetrate istoriate e, in una cappella, un bel dipinto di Quellimus: l’adorazione dei pastori. Dopo aver contemplato lo straordinario pulpito ligneo, salgo, direzione nord, verso la Begijnhofkerk chiusa ma che dovrebbe custodire una controversa statua di Dio padre, ritratto con il Bambino. Un occhiata alla famosa birreria Het Hanker e poi torno al centro passeggiando nelle vie turistiche in prossimità del canale, a Nauwstraat. Quindi ritorno verso la stazione, non prima di aver ammirato dall’esterno le chiese periferiche come la OLV-over-de-Dijle e la OLV-Hanswijkbasiliek. Sono le 17.30 e riparto per Anversa dove, in stazione compro un biglietto per Bruges, con l’intenzione di recarmici domattina. Ora via, al famoso Kulminator, a sud della città, ma quando vi giungo, leggo che al lunedì apre alle 20. Che disdetta! Ho così fame che ritorno verso l’albergo deliziandomi solo di un fish and chips da un Mc Donalds. Stanco morto, voglio riposare, prima della levataccia di domani, quando mi dovrò alzare alle 5.00. In stazione riesco a fare comunque colazione, prima della partenza per la mitica Brugge-Bruges. Partenza alle 6.18 e arrivo alle 7.40. Dirigendomi verso la zona centrale passo per il Minnewater e lo splendido Begijnhof, un grazioso complesso di case bianche, immerse nel verde di prati rivestiti di narcisi. Nel XII secolo moltissimi uomini dei Paesi Bassi partirono per le crociate. Molti non fecero ritorno e le loro donne si unirono agli ordini religiosi, ma questo voleva dire rinunciare a tutti i  propri beni. Un’alternativa più moderata, specie per le ricche vedove, fu di diventare beghine, delle suore laiche che pronunciavano gli stessi voti delle suore normali, ma potevano conservare il loro patrimonio. Entro nella locale chiesa di Santa Elisabetta, graziosa ma nulla più e poi, attraverso la commerciale Katelinestraat, giungo alla Onze Lieve Vrouwekerk, realizzata in mattoni marroncini, con un alta guglia e pinnacoli. Prima entro al vicino Groeninge museum, il piccolo museo delle belle arti dove però posso ammirare estasiato alcuni dipinti eccezionali. Fra questi due tele di Jan Van Eyck: la Madonna con Pietro e la Madonna con il canonico e il Bambino. Di Gerard David il giudizio di Cambise e il battesimo di Cristo. E poi ancora i giudizi universali di Hieronymous Bosch e di Jan Provoost, il San Luca che dipinge la Madonna del grande Van der Weyden, il trittico di Moreel di Hans Memling. Quindi entro nella chiesa sopra citata dove posso ammirare altri dipinti di pregio, questa volta di Seghers, Isembrandt, Pourbus. La chiesa di Nostra Signora fu iniziata nel 1220 e ultimata solo 200 anni più tardi. A cinque navate, presenta nudi colonne e pareti bianche. Al termine della navata di destra c’è una bella statua di Michelangelo, una Madonna col Bambino. Fu l’unica opera del grande artista italiano che, comprata da un mercante fiammingo, lasciò il nostro paese. Nella zona dell’altare presenta il suo massimo splendore, con una pregiata passione di Cristo del van Orley e, di fronte, le belle tombe in pietra e bronzo di Carlo il calvo e di sua figlia Maria di Borgogna il cui importante matrimonio sancì l’annessione dei Paesi Bassi all’impero asburgico. Completa il pregio di questo luogo un pulpito straordinario, i bei confessionali, mentre le finestre del cleristorio sono bianche. Esco e mi dirigo ora verso la Sint Salvatorskathedraal, un enorme edificio dalle alte torri e due ordini di 4 torrette. A tre navate non presenta particolarità fino al transetto dove campeggiano due enormi quadri di van Orley  e due belle vetrate istoriate. Da qui parte il coro con i suoi stalli lignei e dei grandi arazzi appesi. Pregevoli le vetrate dell’abside, mentre nell’ambulacro ci sono cappelle con reliquiari e bei dipinti di Van Baelen e Quellimus. L’imponente organo sulla controfacciata completa le bellezza di questa che fu, fino al 1788, la cattedrale di Bruges. Uscendo percorro la centrale Steenstraat con bei negozi e case tipiche. Bruges si è conservata stupendamente e tutte le case del suo centro medievale possiedono ognuna il loro fascino. Sbuco nella straordinaria piazza del Markt dove fin dal X secolo si tiene il mercato della città. E’ un ampio spazio circondato da case del seicento e dominato su un lato dal Belfort, una torre che si innalza fino a 83 metri, il cui campanile, simbolo della città, presenta le prime due parti quadrate e l’ultima ottagonale con bifore a sesto acuto che si aprono sulle sue pareti esterne. Qui vi erano conservate tutte le carte della città. Una scala a chiocciola porta fin su in cima, ma in questo viaggio non sarò fortunato con le torri e, anche stavolta, è chiusa per lavori. Al centro della piazza  si trova una statua di Pietre de Coninck e Jan Breidel, due eroi del XIV secolo che nel 1302 guidarono una ribellione contro i francesi. Da qui passo al vicino Burg, da secoli centro amministrativo di Bruges. Qui si erge il bel Stadhuis (municipio) dalla magnifica facciata con elaborati trafori. Le statue nelle nicchie sono raffigurazioni di conti e contesse delle Fiandre. Vi entro e salgo fino alla sala gotica, uno splendido spazio assembleare costruito intorno al ‘400. Il soffitto è in legno intagliato, con volte a crociera, mentre alle pareti ci sono vari dipinti che illustrano i momenti salienti che ha vissuto la città. Dal Burg, attraverso il bel vicolo detto del somaro cieco, passo al Vismarkt, dove ogni mattina si svolge il mercato del pesce. Nei pressi del bar T’Klein si può godere davvero di una vista superba sul canale. Grazie alla bella giornata di sole le case si specchiano ondulanti sulle sue acque. Ritorno ad ammirare il Markt, inondato dal sole e le cui case colorate con frontoni a gradini emergono come da una fiaba, tra carrozze e una moltitudine di turisti. Torno al Burg dato che dovrebbe essere aperta la Heilig Bloed Basiliek, la basilica del sangue santo, che contiene uno dei reliquiari più sacri d’Europa. Attraverso una scala con volte a crociera entro nella chiesa ad unica navata. Di fronte, in una cappella c’è un tabernacolo d’argento sbalzato del 1611 dietro il quale è conservato un vasetto che si dice contenga alcune gocce di sangue e acqua lavate via dal corpo di Cristo da Giuseppe d’Arimatea. La reliquia fu portata qui da Gerusalemme da un crociato, Diederik d’Alsazia nel 1150. La chiesa è con volta a botte in legno decorato. Le dodici vetrate sono istoriate ed in ottimo stato di conservazione, un vero gioiello! Ho visto quasi tutto quello che mi ero ripromesso ed ora è il momento di tornare in stazione dove alle 16.35 riparto per la gare du Midi di Bruxelles dove giungo alle 18. Percorro tutta la avenue de Stalingrad fino al mio Aristote da cui esco subito dopo. E’ mia intenzione salire fino a Notre Dame de la Chapelle e poi alla Notre Dame du Sablon. Le ho già visitate qualche anno fa, ma voglio riammirarle una seconda volta. Specie quest’ultima ha delle vetrate istoriate ben conservate. Raggiungo quindi la zona del Palais Royal e mi siedo poi su di una panchina del parc de Bruxelles di fronte a mangiare un panino. Il sole sta tramontando, ma sono ancoro in tempo a dare un occhiata alla straordinaria Cattedrale Sts Michele et Gudule, la più importante del Belgio. Ora è chiusa, ma sosto all’esterno ad ammirarne la sua bellissima facciata gotica e le due imponenti torri gemelle. Bene! E’ giunto il momento di andare alla Grand Place, il cuore storico, geografico della città. Non l’avevo ancora vista illuminata e quando vi giungo il cuore ha un sobbalzo da tale bellezza. L’hotel de la Ville (municipio), le case delle corporazioni, ristoranti e locali conferiscono a questo luogo una magia poco traducibile a parole. Dopo una sosta di mezzora a contemplarla in ogni suo aspetto faccio ritorno in albergo. Domattina è in programma una levataccia. Alle 7 devo essere in aeroporto perciò raggiungo presto la gare Central e da qui il treno verso lo Zaventem. Questo viaggio mi ha regalato sorprese inaspettate e sono davvero soddisfatto di ciò che ho ottenuto.

 

 

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