2014 AMBURGO & LUBECCA
Città anseatiche
Ho sempre avuto un forte desiderio di visitare la città di Lubecca così, approfittando della relativa vicinanza con Amburgo, me le sono concesse entrambe. Partito alle 16.15 dal Caravaggio di Orio al Serio, atterro al minuscolo Lubeck international alle 17.50. Fuori dal terminal attende il bus A20 che mi porta in poco più d’un ora alla stazione centrale di Amburgo. Prendo rapidamente possesso della mia camera all’Eden hotel qua vicino e quindi prendo la metro 3 in stazione scendendo a St. Pauli, un rione popolare che richiama alla mente la Reeperbahn, la strada principale del quartiere che si è guadagnata la definizione di “miglio del peccato”. In poco più di 2.5 kmq di superficie c’è un altissima concentrazione di locali notturni dove l’eros è l’elemento più appariscente. Mi sento un po’ a disagio nel contesto, ma fa pur sempre parte dell’aspetto sociologico della città e non si può prescindere dal visitarlo. Inoltre, a quest’ora(sono le 20.30) non mi pare squallido come me lo sarei immaginato. E’ animato, infatti, anche da un sacco di gente, persino famiglie, che affollano ristoranti, bar, gelaterie. Sono le vie laterali le più marcatamente dedicate al sesso, con decine di localini con show erotici e abitazioni dove, dalle finestre, le prostitute mostrano la merce che auspicano di vendere all’omino di turno. Finalmente lasciato il quartiere, riprendo la stessa metro uscendo questa volta al Rathausmarkt, la piazza principale di Amburgo. E’ immersa in una tranquillità incantevole, un piacere assoluto passeggiarvi tutt’intorno e sostare ad ammirare lo splendido Rathaus, sede del governo del Land e del Parlamento cittadino. L’alta torre centrale è finemente elaborata nella sua parte apicale con quattro frontoni con colonne e statue. Il resto dell’edificio presenta anch’esso, sopra la balaustra, numerosi frontoni più piccoli con colonne doriche e bifore lungo tutta la facciata. Percorro l’Alster arkaden, con locali e negozi di pregio fino al Ballindamm, che costeggia il Binnenalster. Amburgo è tagliata in due dal fiume Elba, il cui estuario forma una specie di fiordo navigabile prima di sfociare nel Mare del Nord. La città è solcata anche da due affluenti, il Bille e l’Alster; ed è quest’ultimo che, prima di sfociare nell’Elba, forma due bacini: l’Aussenalster e appunto il più piccolo Binnenalster. Questa è una zona di grandi negozi e alberghi lussuosi. Attraverso la Monckeberg strasse, anch’essa piena di locali e negozi, ritorno nei pressi della stazione e all’albergo. L’indomani, parto molto presto, alle 7.00, dato che voglio ammirare l’Aussenalster, solcato già a quest’ora da canoe e qualche imbarcazione. Numerosi sono i cigni che si lasciano cullare dal delicato moto ondoso. Passo sotto ad un ponte al Binnenalster, costeggiandolo nella Jungfernstieg, via dello shopping e del passeggio, con eleganti edifici ottocenteschi, gallerie commerciali, boutique e alberghi di charme. Svolto nell’altrettanto affascinante Colonnade, strada con un portico sul lato destro e arcate decorate. Il nome deriva dalle numerose colonne, doriche, ioniche e corinzie che impreziosiscono le facciate delle abitazioni. Ricostruita, dopo le inenarrabili distruzioni della seconda guerra mondiale, Amburgo oggi offre al turista un atmosfera di ritrovata opulenza e con il PIL più alto di tutta la Germania. Da sempre la città ha goduto di privilegi commerciali conferitegli a partire dal Barbarossa nel 1189 e in seguito mantenute sotto la guida di Bismark. Proseguo passeggiando in vie bellissime, come in Post strasse, dove ad un angolo ci sono addirittura tre tra i più famosi gioiellieri del mondo: Tiffany, Cartier e Bulgari. E non mancano neppure edifici caratteristici, con frontoni variamente stilizzati, e poi l’Alte Post, un bel palazzo in laterizio che presenta una torre ottagonale del 1845, affascinanti canali sulle cui sponde sono ristoranti e bar. Eccomi sbucare nuovamente al Rathaus, che ammiro questa volta con la luce del giorno. Bene! E’ giunto il momento di dedicarmi alla visita delle chiese, che aprono tutte intorno alle 10.00. Percorro perciò la Monckeberg strasse iniziando dalla neogotica Sankt Petri col suo campanile alto 134 metri e un portale cuspidato. L’interno, come tutti quelli che visiterò, sia qui che a Lubecca, non eccelle in decorazioni o forme architettoniche che sappiano stupire, ma le opere d’arte che questi edifici religiosi posseggono sono di alto livello. In questo caso, nella navata di sinistra c’è un dipinto del Sassoferrato del 1640 e due di Gottfried Libalt: un sogno di Jacob e una Natività(1649). La prossima è la St.Jacobi, anch’essa un buon esempio di chiesa gotica in laterizio. La guglia del campanile stona col resto della costruzione, ma le bombe incendiarie degli inglesi hanno creato danni ingenti a tutto il patrimonio artistico amburghese. Dentro si notano l’organo barocco con 34 dipinti del pittore Otto Wagenfeldt(1650), lo splendido pulpito nella navata centrale, realizzato in alabastro, marmo e arenaria. E poi ancora l’altare maggiore, della trinità dei bottai, con formelle di legno di quercia e dipinto, e anche lo splendido altare di Luca nella navata esterna di destra. Infine, a sinistra un grande dipinto di Joachim Luhn, una veduta della città di Amburgo(1681). Proseguo con la St.Catherine, in cotto e con portale sorretto da un timpano rotto. L’interno, come sempre dipinto di bianco ha alti finestroni anonimi, ma una bellissima crocifissione di Cristo di Henrick Bornemann(1450). Quindi la St.Nikolai, che possiede la più alta delle torri cittadine(145 metri-la quarta in Europa), l’unico elemento superstite dopo i bombardamenti che hanno distrutto le navate. Solo una piccola sezione è ancora presente, come monito per gli orrori della guerra, ma nel 1874, la guglia, che misurava 147,3 metri era la più alta del mondo. Salgo fino a 75 metri con il lift. Il panorama che se ne gode è ostacolato dalle impalcature, ma le foto presenti delle distruzioni che aveva subito la città sono impressionanti. Il tour delle chiese prosegue ora con la St.Michaelis, in stile barocco. Dapprima salgo sulla sua alta torre di 132 metri(10° campanile più alto d’Europa) fino all’altezza di 105 metri. Il panorama che offre di Amburgo è fantastico e spazia dal quartiere di St.Pauli fino a Hafen city e l’Elba. Davvero magnifico, un quadro di alte guglie che credo di non aver mai visto se non nella prossima visita di domani a Lubecca. L’interno della chiesa non mi entusiasma, a croce greca, presenta due matronei originali, due altari laterali e un organo in controfacciata. Ritorno quindi al Rathaus col proposito di partecipare alla visita guidata, ma è operata solo di sabato, al contrario di ciò che è scritto all’entrata. Pazienza! Mi dedico ora alla parte sud, quella che dà verso l’Elba e comincio con la zona del Kontorhausviertel, lo storico quartiere degli uffici commerciali, completato negli anni 30 del ‘900. L’edificio più rappresentativo è il Chilehaus, costruito da un commerciante arricchitosi in Cile. Proseguo con la visita di Hafencity, un quartiere che sta sorgendo nella zona dimessa del porto, dove ammiro il bel palazzo della testata Der Spiegel e l’avveniristico Elbphilarmonie, una sala da concerti, nuovo tempio della musica classica. E ora mi dedico alla zona più caratteristica di Amburgo, gli Speicherstadt, il complesso storico di magazzini più grande al mondo, eretto in gran parte nel XIX secolo in stile neogotico, con mattoni a vista. Intorno ai canali, si ergono con torrette e frontoni fino a otto piani. Mi concedo un giro su una ruota che, dall’alto, mi consente di fare buone fotografie e quindi me ne ritorno in riva all’Elba percorrendo prima la bella Deichstrasse, antica via di commercianti, con residenze patrizie e uffici, e che ora ospita locali e ristoranti e in seguito tutta la zona denominata Landungsbrucken, dove è presente una piacevole passeggiata lungofiume e l’imbarcadero da dove i turisti, con le tipiche Barkasse fanno escursioni sull’Elba. Fino al secolo scorso qui attraccavano le navi dirette oltreoceano, e tre di queste sono ancorate in modo permanente, come il Cap San Diego, nave mercantile del 1962 e il Rickmer Rickmers, veliero a tre alberi del 1896. Dopo chilometri e chilometri, i miei piedi cantano, così riprendo la metro fino al Rathaus che ammiro un'altra volta e poi percorro la Monckeberg strasse, pizza e albergo. Martedì, altra levataccia e, dopo colazione, corro in stazione a prendere il primo treno per Lubecca. Parte alle 7.25, con una precisione tedesca e giunge a Lubecca alle 8.05 in punto, come da orario previsto. Anche in Italia, d’altronde!!! Il meteo che ieri mi ha regalato una piacevole giornata, oggi pare orientato al peggio, scende una fine pioggia, a dir la verità poco fastidiosa, ma inopportuna. Non sufficiente, tuttavia, a scoraggiarmi. Lubecca è una città ricca di storia e bellezze architettoniche. Nell’antichità era il più importante centro commerciale del Baltico. Circondato dal fiume Trave, dista dal mare 20 km dove ne ha comunque un accesso tranquillo. La posizione favorevole, il talento mercantile degli abitanti e lo status di libera città imperiale concesso da Federico II nel 1226 fecero sì che nel 1300 Lubecca si trovasse a capo della potente Lega anseatica. Nel ’600 la Lega si sciolse ed iniziò il declino. Durante la Seconda guerra mondiale, Lubecca fu una delle prime città tedesche a subire il martirio del maximum use of fire, la nuova tecnica della tempesta di fuoco messa a punto dalla Gran Bretagna allo scopo di fiaccare il morale della popolazione tedesca. Arthur Harris, capo del Bomber Command, scelse Lubecca come primo esperimento in quanto priva di industrie belliche e dunque scarsamente protetta dalla contraerea. La notte tra il 28 e il 29 marzo 1942, 234 apparecchi ricevettero l’ordine di distruggere la città in 140 minuti con 400 tonnellate di bombe, di cui due terzi incendiarie. L’80% del centro storico venne danneggiato, 1500 case e 130 chilometri di facciate, mentre 320 persone persero la vita. Ma la città ora è risorta dalle ceneri ed è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Raggiungo per primo l’Holstentor, la porta occidentale, il simbolo di Lubecca. Costruita nel 1464 in cotto come opera di difesa, presenta due torri laterali sviluppate su due ordini e con modanature floreali. Nelle immediate vicinanze, sulla sponda del Trave ci sono sei edifici in laterizio con frontoni: i Salzspeicher, antichi depositi del sale. In attesa che aprano le chiese gironzolo per alcune strade acciottolate, come la Grosse Petersgrube, fiancheggiata da edifici con frontoni. Raggiungo il Markt, la piazza principale, dov’è il Rathaus, uno dei municipi più antichi di Germania. Domina la piazza con un alto muraglione in cotto sovrastato da tre torricelle. Collegata ad angolo retto è la Langes Haus, basso edificio gotico su porticato(1300) e il Kriegstubembau(1444) costruzione in mattoni neri che esibisce sul Markt una facciata a bifore con oculi e torrette. Nella parte che da sulla celebre Breite strasse, la spina dorsale dell’Altstadt(citta vecchia) si può ammirare anche una splendida scalinata del 1594. E’ giunta ora della visita alle chiese, e comincio con la Petrikirche, assolutamente anonima all’interno, essendo stata distrutta dalle bombe, ma il panorama che si gode dalla piattaforma a 50 metri che si raggiunge con un lift è spettacolare, cogliendo ogni aspetto architettonico della città. Si resta come incantati. Intanto ha smesso di piovere e il cielo si è aperto con promettenti squarci dove cominciano a filtrare provvidenziali raggi di sole. Copro ora tutta la Breite sino al Duomo di Lubecca fondato da Enrico XII, il Leone, nel 1173 e più antico edificio religioso in città, trasformato nel corso del ‘200 in forme gotiche. Ostenta due possenti torri e un interno a tre navate a crociera che, seppur poco appariscente, è ricco d’opere d’arte come il pulpito rinascimentale in pietra arenaria del 1568, lo stupendo crocefisso trionfale, capolavoro del massimo pittore e scultore lubecchese Bernt Nokte(1477). E che dire dello straordinario pontile gotico, anch’esso realizzato da Nokte con pannelli e figure in legno. L’orologio, alla sua destra è del 1628. Nelle tre cappelle laterali destre ci sono delle tombe di personaggi illustri locali, mentre nell’aula e nell’ambulacro ci sono delle lastre tombale sul pavimento. Dopo un meritato sandwich proseguo le visite con la Agidienkirche con le solite tre navate a crociera. Anche qui, uno straordinario pulpito in marmo e un pontile rinascimentale(sede per i cantori) di pregevole fattura che cattura la mia attenzione per un quarto d’ora. Di legno finemente lavorato presenta 5 coppie di colonnine corinzie fra le quali ci sono 4 dipinti e 5 statue dei padri della chiesa. L’organo in controfacciata, in legno traforato, è semplicemente pazzesco e si resta incantati ad ammirarlo. Che godimento assoluto!!! Anche il fonte battesimale è di pregevole fattura, come la sua balaustra circolare con colonnine corinzie. E non so ancora cosa m’aspetta quando, poco distante entro nel St.Annen museum, un convento di monache agostiniane risalente al XVI secolo. Dopo la Riforma protestante, le sale vennero usate in vario modo finché, nel 1915, furono trasformate in museo di arte religiosa, di mobili e preziosi oggetti delle dimore cittadine. Ci rimarrò per più di due ore, ammirato da pale d’altare in legno lavorato e in pietra, statue di legno del ‘500 , come molti dipinti presenti, sia tedeschi che olandesi. Appassionato d’arte pittorica, non ho difficoltà a scorgervi pregevoli opere come il trittico con la famiglia Kerchring di Jacob von Utrecht, i fumatori di David Teniers, un paesaggio olandese di Jan Brueghel, un paesaggio con fattoria abbandonata di Abraham Bloemaert, una vecchia chiesa olandese di Gillis Rombouts e, infine, il dipinto che m’ha attratto per circa 20 minuti: il trittico della passione di Hans Memling. Soddisfatto, comunico la mia presenza all’albergo già prenotato dall’Italia e continuo raggiungendo la Glockengiesserstrasse dove apprezzo edifici come il Glandorps hof e il Fuchtingshof, case destinate alle vedove dei navigatori. La Katharinenkirche è chiusa per lavori, così mi spingo alla successiva Jacobikirche, la chiesa dei marinai, del 1334 con un alta torre in facciata. L’interno, a tre navate presenta affreschi medievali su alcuni pilastri, due bellissimi organi di cui quello in controfacciata(1515) è strepitoso, in legno lavorato. In una cappella sulla destra si trova l’opera più preziosa: il Brombsealtar, un trittico di un pittore che non ho scoperto chi fosse. E così sono giunto sino alla fine del centro vecchio. Qui c’è il Burgkloster, un convento domenicano del ‘200(era il più importante della Germania del Nord) ora diventato un museo sulla Lega anseatica. Accanto sorge il Burgtor, la porta settentrionale della città. Non mi resta che la Marienkirche con le sue imponenti torre gemelle(125 metri), gotica, come lo stile delle cattedrali francesi, ma in laterizio. Le tre navate, a crociera presentano disegni zoomorfi. Oltre un orologio astronomico sulla sinistra, poco altro di cui ricordo. Il mio fisico richiede una sosta, e quale miglior modo per farlo che entrare nella celeberrima pasticceria Niederegger e assaggiare una fetta di marzapane, nel suo tempio riconosciuto da tutti? Una ulteriore passeggiata mi porta nella Mengstrasse, una tipica strada che fu dei ricchi commercianti lubecchesi, la casa al n° 4 chiamata Buddenbrokhaus fu della famiglia Mann e dove il celebre Thomas ambientò il suo famoso romanzo. Anche oggi sono più che soddisfatto, sono riuscito a completare tutte le visite, e rimane ancora tutta la giornata di domani. Il tempo ha tenuto e non mi resta che coronare degnamente con una cena tipica al Ratskeller, il ristorante sul Markt, dove gusto le famose matjes, delle aringhe giovani marinate in salamoia secondo una ricetta che risale direttamente al medioevo. Contorno di verdure miste e una coppa di vino bianco del Reno. Mercoledì, ultimo giorno, decido di riservarlo alla costa del Baltico. Prendo così il treno delle 8.12 che mi porta alla cittadina di Neustadt, la capitale settentrionale della riviera più frequentata del Land. Passeggio per un po’ fra le vie cittadine e il Markt dov’è il semplice Rathaus e la Stadtkirche, in laterizio con alta cupola. Il suo interno, a tre navate, ha qualche affresco e lapidi murali, un altare barocco del 1643 e poco altro. E’ una bella giornata di sole che infonde il desiderio di passeggiare, così mi spingo fino al Binnen wasser, una laguna interna paradiso dei cigni e poi decido di costeggiare tutta la Marina fino al lontano accesso al mare, al Strandtbad. Ecco il Baltico, le sue spiagge di sabbia. Una sosta ristoratrice e poi via di nuovo in stazione per tornare a Lubecca dove, un ora dopo, salgo su un altro treno, questa volta direzione Trevemunde, un distretto di Lubecca alla foce del fiume Trave. Travemünde nacque come roccaforte costruita da Enrico il Leone, duca di Sassonia, nel XII secolo per sorvegliare la foce del fiume, e i danesi successivamente la fortificarono. Divenne una città nel 1317 e nel 1329 passò sotto il controllo della città libera di Lubecca.. E’ il più grande porto di traghetti tedesco sul mar Baltico, con destinazioni per Svezia, Finlandia ed Estonia. Uscito dalla stazione mi dirigo immediatamente alla lunga spiaggia dotata di alcuni stabilimenti balneari. Naturalmente, anche qui nessuno s’azzarda a fare il bagno, ma molti prendono il sole, riparati dal vento da poltrone da spiaggia davvero singolari. Percorro la battigia fino al faro dove un traghetto della TT line sta entrando proprio ora proveniente da Rostock. Da questo punto, alla foce del Trave, discendo il lungofiume fino a Vorderrehie, la via dello shopping, di fronte a decine di imbarcazione che sono ormeggiate nella Marina. Sul lato opposto ecco il Passat, un Flying P-Liner e nave-museo. Dopo una piacevole passeggiata, riscaldato da caldi raggi solari, giungo alla fine del paese dove è il caratteristico palazzo del Balivo(1551) e la chiesa di San Lorenzo, di poco pregio. E’ giunta l’ora di tornare a Lubecca dove prendo il bus n°6 sino al vicino aeroporto dove giungo in tempo per concedermi un ultimo sfizio, il tipico carrywurst, una salsiccia grigliata tagliata a rondelle, condita da una salsa a base di concentrato di pomodoro e spolverata di curry.
Auf wiedersehen!
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