1999 Istambul - Iran

 Il potere degli Ayattolah

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Istambul - la chiesa di S.Sofia

E’ stato un viaggio di stampo prevalentemente culturale che mi ha portato a stretto contatto con una realtà che da tempo avrei voluto approfondire. La linea aerea turca da me utilizzata avrebbe fatto uno scalo a Istambul prima di raggiungere Teheran perciò ne ho approfittato per rimanerci un giorno e conoscere qualcuno dei tanti climax culturale. Raggiungo con un taxi il mio Konak hotel già prenotato dall’Italia per guadagnare tempo e constato lungo il tragitto quanto sia caotico il traffico di questa enorme metropoli di 10 milioni di abitanti. Il mio pensiero ora è solo quello di godere di una buona cena e riposare in vista del tour de force di domani. Uno dei più rinomati ristoranti cittadini è il Sark Sofrasi dove ordino un kuzu inuk(zampone d’agnello arrosto) che sembra essere un piatto tipico locale bagnandolo con un buon bianco Villa Doluca del 97. La mattina successiva partenza presto verso la zona di Galata sulle rive del Corno d’Oro, zona che ospitò i residenti stranieri della città come i genovesi ai quali era stata donata. Dalla sua cima si gode un ottimo paesaggio sulla città. C’è ancora un po’ di foschia ma si nota netta la sagoma della celeberrima moschea di Solimano che sarà la mia seconda visita della mattinata. In posizione strategica sullo stretto del Bosforo Istanbul è una città caotica dove non è facile districarsi anche se le scritte in caratteri occidentali (voluti da Ataturk,il fondatore della repubblica) la rendono più accessibile. Un taxi mi lascia proprio di fronte al cancello della moschea e l’occhio va subito ai  quattro minareti che si stagliano nel cielo. Come le altre moschee imperiali non era solo un luogo di culto ma anche una fondazione filantropica. L’edificio è infatti circondato da ospedale, cucine, scuole e caravanserraglio. Vi entro e sul pavimento centinaia di tappeti tutti rivolti al Mirhab la nicchia che indica la posizione della Mecca. A fianco il pulpito utilizzato dall’Imam durante la preghiera del venerdì. Come tutti questi luoghi di culto non risulta troppo opulenta proprio per non distrarre i fedeli dalla preghiera. All’esterno visito poi la zona del cimitero dove sono le tombe del sultano, di sua figlia Mihrimah e dei suoi due successori Solimano II e Ahmet II. Riparto con un altro taxi in direzione della zona del Serraglio, il quartiere più famoso di Istambul dove in un breve tratto si possono ammirare alcuni dei più importanti monumenti della città come la celebre Moschea Blu, la Chiesa di S.Sofia, la cisterna della basilica, la zona dell’Ippodromo e il museo Topkapi. Scendo proprio dinanzi all’Ippodromo, per più di 1000 anni punto focale della città prima di andare in rovina. Ne restano solo alcune parti come i monumenti centrali in mezzo ad una sorta di vialone con giardini. Primo monumento che noto è la famosa colonna serpentina del 480 a.c proveniente dall’Egitto. Quindi un obelisco eretto nel 1500 a.c. a Luxor che l’imperatore Costantino fece trasportare fino a qui. Entro ora nella Moschea Blu uno degli edifici religiosi più famosi al mondo. E’ chiamata Sultan Ahmet perché venne commissionata appunto dal sultano Ahmet I in un periodo di decadenza dell’impero ottomano. Eretta nel 1609 con sei minareti sembrava oltraggiasse la sacralità della moschea della Mecca anch’essa con sei così il sultano per riparare fece costruire alla moschea che contiene la Kaaba un settimo minareto. Raggiunto il cortile non posso che ammirare la bella fontana per le abluzioni quindi mi dirigo all’interno, più opulento di quella di Solimano e con una cupola impreziosita da bellissimi arabeschi. Le piastrelle inoltre hanno disegni molto più raffinati e anche il minbar(pulpito) mi pare intagliato meglio. Uscendo mi rendo conto quanto questo sia davvero un luogo magico infatti, di fronte ecco la Chiesa  di S. Sofia. La Chiesa della Sacra Sapienza come veniva chiamata è una delle opere architettoniche più grandi del mondo con più di 1400 anni sulle spalle. L’edificio fu eretto sopra due antiche chiese e inaugurato dall’imperatore Giustiniano nel 537. Nel XV secolo gli Ottomani la trasformarono in moschea costruendo i quattro minareti, fontane e tombe. Specie dal piano superiori sono visibile i bellissimi mosaici di cui è ricca ma la caratteristica che più balza agli occhi è la continua commistioni tra elementi cristiani come la bella abside e il mihrab islamico. Il tempo a mia disposizione è poco e devo operare delle scelte e data obbligatoria la visita al museo Topkapi mi dirigo ora alla cisterna della basilica che si raggiunge tramite una scalinata che porta in un sotterraneo con miriadi di colonne che sostengono il tetto. Queste colonne sono immerse in 1-2 metri di acqua(ci sono anche dei pesci) e la cisterne venne progettata in epoca bizantina per soddisfare le crescenti richieste d’acqua del Palazzo. La visita del museo Topkapi ha inizio dalla porta imperiale nei pressi della bella fontana di Ahmet III e subito dopo la chiesa di S.Irene del VI secolo dei graziosi giardini che anticipano le cucine imperiali dove sono conservati oggetti di ceramica di grande valore se si pensa che questa collezione è seconda solo a quella cinese. Si sta avvicinando l’orario di chiusura e non voglio perdere la tesoreria che custodisce alcuni pezzi unici al mondo come di seguito: corazze e maglie tempestate di diamanti, il pugnale Topkapi(con 3 enormi smeraldi) costruito per essere donato allo Scià di Persia che però morì prima di riceverlo, il famoso diamante del cucchiaio di 86 carati, il trono placcato d’oro di Bayran che fu donato dal Governatore dell’Egitto nel 1574 a Murat III. Vicino al trono una strana reliquia che si dice contenga ossa di San Giovanni Battista e poi ancora una bellissima culla reale d’oro. Durante il loro regno durato 470 anni i sultani Ottomani accumularono una collezione di tesori ineguagliabile e dopo la nascita della repubblica turca tutto divenne di proprietà dello stato. Mi precipito nella zona dell’Harem che però è stata appena chiusa. Pazienza anche se è grande il rammarico di non poter visitare la residenza delle mogli, delle concubine e dei figli del sultano. Nell’harem era situata anche la”gabbia” una serie di stanze dove erano relegati i fratelli del sultano per evitare così problemi di successione. Colgo al volo un taxi per buttare un occhio al Gran Bazar anche se il tempo è tiranno dopodiché attraverso il ponte Galata entrando nel quartiere Beyoglu. Raggiungo il mio albergo e con un altro taxi vado in aeroporto dove alle 21.45 parte un volo della Turkish che atterra nella capitale iraniana alle 2.20. Qui aspetta la mia guida, Farshid che parla un ottimo italiano dato che ha soggiornato in Italia per 7 anni durante la guerra Iran-Iraq. E’ un ragazzo intelligente, preparato e un buon conversatore con il quale scoprirò questo paese davvero affascinante. La guerra fu devastante per l’Iran e nacque come sempre dal nulla con una scusa degli iracheni riguardo ad una zona che storicamente era loro. L’Iraq era molto più debole militarmente ma ricevettero aiuti un po’ da tutti(preoccupati degli ayatollah). La gente dice Farshid con lo Scià aveva un reddito triplo di quello attuale ma un po’ la corruzione di quei tempi un po’ le promesse di Khomeini che garantì benzina, gas e luce per tutti gratis provocò il passaggio dei poteri ed ora la società iraniana è letteralmente ingabbiata dal potere religioso che è odiato ma nessuno può niente. Rafsanjani e poi Khatami (due moderati) volevano ricostituire dei rapporti con l’occidente ma la strana struttura del potere impedisce loro di fatto il cambiamento. Esiste infatti un comitato di idoneità presieduto dagli Ayatollah con a capo il vice di Khomeini tale Khamenei che può decidere dell’ idoneità dei nuovi membri del Parlamento. Khatami può proporre ma Khamenei con mille scuse può rifiutare. Un volo interno dell’Iran air ci porta alla città di Shiraz dove ci attende una guida locale.  La visita di questa importantissima città  ha inizio da un antica moschea che curiosamente presenta due sale di preghiera, una per l’estate ed una per l’inverno. E’ qui che per la prima volta ammiro un particolare stile architettonico delle cupole fatte con cubi fatti di mattoni e rivestiti di piastrelle di maiolica  finemente decorate di azzurro e blu. La particolarità unica di questo luogo è che alcune piastrelle presentano immagini di persone ed è anomalo perché la religione araba bandisce le immagine dai luoghi di culto. Passiamo poi a visitare la casa degli ospiti  di un facoltoso locale dove è stata sviluppata una curiosa branca artistica che consiste nel decorare con specchi multicolori le pareti in legno. Il risultato è scintillante e molto belle sono alcune porte intarsiate in madreperla. Ultima tappa cittadina la tomba del grande poeta persiano Hafez che con Sa’di è ricordato e venerato moltissimo qui a Shiraz. Usciamo ora dalla città in direzione di Pasargade primo sito archeologico del programma quotidiano. Rare montagne, brulle fanno da cornice ad un ambiente semidesertico. Stiamo per visitare la zona archeologica di maggior interesse di tutto l’Iran che nella sua millenaria storia ha conosciuto varie dominazioni come quella dei Selgiuchidi turchi e dei Mongoli ma è stata in grado anche di essere a capo di imperi sconfinati. In breve, bisogna risalire al XIII secolo a.c.  quando i Medi erano il più importante popolo della zona. I Persiani erano i loro cugini dato che ambedue provenivano dal sud  del Mar Caspio. L’inizio dell’epopea persiana ci fu dopo la vittoria su Astiage re dei Medi. Da allora Ciro, fondatore della dinastia Achemenide allargò l’impero che vide successive vittorie ed espansioni con Dario, Serse e altri. A quei tempi i Persiani avevano il più grande impero al mondo raggiungendo persino i confini indiani ed egiziani. Ciro il Grande (550a.c.) avrebbe scelto Pasargade per costruire la sua capitale in ricordo della vittoria su Astiage che gli permise di rendere la Media una “satrapia”(provincia) persiana. Pasargade non rimase a lungo capitale dato che dopo la morte di Cambise(figlio di Ciro) Dario la spostò a Persepoli. La tomba di Ciro(a Pasargade) ha una camera funeraria fatta da enormi blocchi di pietra. Prima di essere profanata la camera sepolcrale si dice che le spoglie di Ciro riposassero in un sarcofago d’oro. Il sito è sparso e non vi è rimasto molto che valga la pena di visitare perciò dopo un pranzo a base di kebab di pollo ci si dirige nel vicino sito di Naqhsh e Rostan dove a circa venti metri da terra sono scavate nella roccia quattro tombe rupestri di quattro re achemenidi. Sono le tombe di Serse, Dario I, Arteserse e Dario II. Al di sotto di questa necropoli si notano dei bassorilievi che celebrano le glorie dell’impero sasanide. Le cerimonie religiose che si svolgevano sono rievocate da due altari del fuoco situati di fronte alle tombe. E’ interessante notare come i Persiani abbiamo da sempre avuto fede in un solo Dio che prima era Zoroastro e poi Allah. Ci si reca quindi al famoso sito di Persepoli  fondato da Dario I nel 518 e concepito non come capitale(che era invece Susa) ma come fastoso emblema della gloria della dinastia. Qui si veniva a rendere omaggio al Re dei Re e la bellezza del luogo alla cui costruzione parteciparono artisti provenienti dai più lontani confini imperiali era conosciuta fino in Grecia. E’ grande l’emozione quando mi accingo alla visita dato che al mondo non sono molti i luoghi così importanti dal punto di vista storico. Saliamo su per una lunga scalinata dopodiché è  la porta di Serse. A destra c’è l’Apadana(la sala delle udienze). E’ sotto queste scale che si possono ammirare i migliori bassorilievi che raffigurano i Medi e Persiani in atteggiamenti amichevoli, le guardie imperiali(10.000 soldati a difesa del palazzo). Visitiamo la sala delle 100 colonne(per l’esercito), le residenze reali, l’harem, la sala del consiglio. Ora rimangono solo le colonne di questi grandi edifici dato che i tetti costruiti in legno sono stati bruciati o distrutti. La giornata è stata dura perciò ci si ritira in albergo e per cena mi faccio indicare il migliore della città, il Sufi dove scelgo un Hamoon, pesce del Golfo Persico in salsa. La mattina seguente partenza all’alba in direzione di Kerman e sulla strada una breve visita al palazzo di caccia di Baryan I . Qui si ha il più grande esempio di palazzo a cupola(inventato da loro) e gli arabi successivamente ne presero spunto per la costruzione delle loro moschee. Lungo la strada, a Nejan visita di una moschea dell’anno 1000 unica in tutto l’Iran con un solo minareto ed ex sede della polizia segreta degli ayatollah: il Komite(comitato della rivoluzione islamica). Il viaggio prosegue il giorno dopo verso Bam ma prima si sosta a Mahal per visitare il mausoleo di Shah Namat’ollah considerato uomo pio e poeta. Attraverso centinaia di chilometri di nulla eccoci arrivati alla celeberrima Bam nota anche per i suoi aranci e datteri. La Cittadella medioevale, famosa in tutto il mondo e ottimamente conservata fu costruita in epoca sasanide (400 d.c.) ed è fatta di mattoni crudi rivestiti di paglia e fango. C’è solo una porta d’ingresso dopo la quale un dedalo di vicoli. Si sale oltrepassando la zona del vecchio bazar arrivando a piazze ed al caravanserraglio fino alla porta della vera e propria fortezza sede del governatore. Quando l’ultimo re safavide vi si rifugiò scappando da Shiraz inseguito dai Magiari(mongoli) non trovò scampo e vennero tutti uccisi. Qui vi furono girate le scene del Deserto dei Tartari ma purtroppo mentre sto scrivendo di questo viaggio Bam non esiste più completamente distrutta da un terrificante terremoto.Ritornati a Kerman mi faccio lasciare nella zona del bazar che visito in tutta calma immergendomi completamente in questa cultura così distante dalla nostra. Per cena io e Farshid usciamo al migliore ristorante cittadino, il Saiah con tappeti un po’ ovunque. C’è una donna che prepara al momento il pane e gustiamo un tipico piatto iraniano,l’ ab-gusht(ab=acqua e gusht=carne). Portano un contenitore di ghisa con dentro brodo e della carne di agnello. Bisogna travasare il brodo in una ciotola e berlo con del pane e poi togliere dalla carne rimasta le ossicine. Rimasta solo la carne, la si pesta con un pestello fino quasi a farla diventare paté e quindi sempre col pane si mangia la carne. Con il ricordo di questa curiosa cena si prosegue il giorno dopo verso la città di Yazd dove visito la Mashid Jame la più bella moschea cittadina con un portale davvero molto interessante. Il climax della giornata è però Esfahan e quando vi entriamo verso sera già si nota l’atmosfera magica del luogo. Nella zona centrali luci sfavillanti e dopo una cena consumata al bellissimo ristorante Shahrzad con all’interno un incredibile numero di specchi mi faccio portare nei pressi della celeberrima Meidum e Emam(piazza dell’Imam). E’ mia intenzione prima della visita ufficiale di domani godere da solo della straordinaria atmosfera di questo luogo e i fatti mi daranno ragione. E’ una piazza immensa a forma rettangolare con numerosi edifici importanti e camminando lungo il suo perimetro vengo avvolto da vere e proprie vampate emozionali. E’ circa mezzanotte e ci sono pochissime persone. Le luci illuminano le fontane ed i giardini conferendo al sito come un effetto da Mille e una notte. Questo sarà uno di quei momenti magici che non potrò mai scordare e anche adesso non posso dimenticare i brividi che ho provato quando tutto solo mi sono trovato di fronte all’incredibile Moschea dell’Imam. Mi trovo in uno dei luoghi più affascinanti del mondo e spiegare cosa si prova in questi frangenti(con di fronte la più bella moschea esistente) è difficile. La meraviglia del luogo e la pace che si gode qui(quasi di notte) si  mischiano in un cocktail da far lievitare l’anima. Raggiunto il mio albergo distante quasi 1.5 chilometri non posso che ricordare con emozione i momenti vissuti nella piazza. La mattina seguente dopo la presentazione con la mia guida locale di Esfahan via per la visita della città iniziando con il palazzo Chetel Sotun delle 40 colonne. L’edificio poggia appunto su 20 colonne con base di legno. Il nome fu dato perché riflesse nell’acqua della piscina le colonne  sembravano 40. Il palazzo è ora adibito a museo e vi si possono ammirare opere calligrafe, oggetti in avorio e numerosi altri oggetti d’arte. Prossima tappa  proprio la Piazza dell’Imam. Di giorno si incontrano numerosissimi venditori e negozi aperti pieni di ogni ben di Dio. La moschea è imponente e luccica con i  colori(che cambiano a seconda delle condizioni di luci) delle sue bellissime piastrelle. La cupola principale è a doppia calotta e sebbene il portale di ingresso  fiancheggiato da due bei minareti sia rivolto alla piazza l’edificio della moschea è orientato in altra direzione verso la Mecca. La  sua costruzione richiese 26 anni e fu ultimata nel 1638. Le decorazioni a stalattite del suo portale d’ingresso sono straordinarie. All’interno 4 cortili portano rispettivamente a 4 sale di preghiera. Nel lato ovest ci sono 2 madrase (scuole craniche). La visita al suo interno è piacevole e vi si scoprono notevoli pregi architettonici che continuano anche durante la scoperta della residenza Shah Abbas dove dal suo padiglione superiore il capo del governo assisteva alle partite di polo che si effettuavano giù in piazza. Si gode da qui una vista generale incomparabile. Di fronte è la mosche Loftollah che era un ayatollah venuto dalla Giordania per crescere la fede sciita in Iran. Dopo pranzo ci rechiamo nella più famosa sala da tè della città sita su uno dei più bei ponti( Pol è Khaju)  sul fiume che attraversa la città. Al suo interno ci sono sofà, cuscini, narghilè e mille cose appese alle pareti. L’altro ponte è l’altrettanto famoso ponte dei 33 archi. Nel primo pomeriggio ci rechiamo nel luogo dove sono presenti “i minareti danzanti”. Grazie alla guida riesco a farmi aprire uno dei due ed entrarvi dato che sono chiusi da più di sei mesi. La loro caratteristica è che saliti in cima attraverso un angusta e stretta scalinata interna ed afferrati i  bordi del minareto con forza si può, spingendo avanti e indietro muovere tutta la struttura del minareto. L’architetto che ha costruito questa struttura è anche  noto per aver creato una piscina  dove l’acqua non si raffredda mai. Che giornata fantatica! Per domani il programma è stato rivoltato e sono riuscito a convincere Farshid di partire presto verso Teheran e raggiungere il Mar Caspio perciò si partirà  molto presto lungo la strada più scorrevole di tutto il paese. Alla periferia di Teheran come non sostare al famoso mausoleo di Khomeini! In generale questo è un complesso enorme, con due alberghi, una università coranica e due moschee. All’ingresso del mausoleo c’ è un ripostiglio dove si depositano le scarpe e una tenda dalla quale si accede all’enorme salone della preghiera. Non posso spingermi più in là perché il sito è vietato ai non musulmani. Il tutto è costato un sacco di soldi ma la corporazione degli ayatollah non ha badato a spese. Raggiungiamo la capitale notando come i quartieri più ricchi siano adagiati ai piedi di altissime montagne. La strada comincia a salire attraverso un panorama che diventa sempre di più alpino. Di tanto in tanto qualche locale e ristorante conferisce al luogo caratteristiche meno ”rigorose” di quello che si potrebbe immaginare. La strada si inerpica fra i monti Elburz fino al passo di 2.700 metri fra paesaggi innevati di una bellezza unica(è considerata la strada più bella del paese). Sul lato che degrada verso il Caspio si incominciamo a vedere coltivazione a cui siamo più abituati e mandrie di vacche. Scesi al paese di Chalus noto come la gente trasmetta più serenità dal volto. E’ un altro mondo rispetto alla gente rude del deserto.Nulla ha di arabo questa gente che assomiglia forse più ai greci ed ai turchi. Lungo la strada costiera Farshid nota dei ragazzini che richiamano la nostra attenzione. Sono pagati dai proprietari di villette costiere che affittano giornalmente a prezzi modici e si approfitta per trovare la sistemazione per questa notte. Ceniamo quindi al Baradaran di Ramsar con un ottimo spiedino di storione che da queste parti può pesare fino a 300 chili. La serata termina con una bibita in riva al mare mentre Farshid impreziosisce il mio viaggio con numerosi aneddoti sulla civiltà iraniana e le intrusioni del Komitè e degli Ayatollah  nella vita di tutti i giorni della gente. Il viaggio è finito ed il giorno seguente ritorniamo a Teheran concedendoci una sosta alla più grande piscina di tutta l’Asia voluta dallo Shah e quindi una buona cena in un locale caratteristico della capitale. Oggi corre l’anniversario della morte di uno dei santi sciiti, Hussein, e Farshid noterà fuori del locale delle strane presenze. Sono degli ispettori religiosi che controllano che il locale non venda alcolici o trasmetta musica. In caso contrario sarebbero grosse multe o addirittura chiusura dell’esercizio. All’aeroporto saluto caramente la guida che si è sempre dimostrata disponibile ai miei cambiamenti  e questa terra così carica di storia e  fascino.

 

 

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