2011 LONDRA
La capitale imperiale
Già visitata nel 1988, era ora di rimetterci piede in modo più approfondito. Partito da Orio, atterro dopo nemmeno due ore a London Stansted da dove parte il Stansted express che in 45 minuti mi porta alla stazione ferroviaria di Liverpool street, nella City. Breve tragitto a piedi fino all’ostello prenotato dall’Italia dopodichè, comincio il mio itinerario che mi porta inizialmente alla Wesley’s chapel Leysian Mission, voluta dal fondatore della chiesa metodista e nella quale sono conservate le sue spoglie. Luogo di culto essenziale con un pulpito al posto dell’altare e, tutto intorno all’unica navata, targhe in rilievo e tombe di reverendi famosi. Percorro quindi un gran tratto di strada nel quartiere di Smithfields fino a sbucare nei pressi della Christ church a Spitalfields. Chiesa ristrutturata e con, nell’ingresso, due desk che servono il caffé, gente che chiacchiera e due giovani seduti in modo inappropriato vicino ad una finestra parlanti a voce alta. Pur non essendo un bigotto praticante, non mi pare un atteggiamento consono ad un luogo di culto. Più avanti eccomi in Brick Lane, affollato centro del quartiere bengalese, con i suoi locali e negozi etnici. E’ una zona sporca e trasandata che mi impressiona, ma solo negativamente. Scendo verso sud in direzione della City venendo in breve fagocitato da una folla enorme. E’ in pieno svolgimento la maratona di Londra, la gente si accalca per ammirare i corridori e in alcuni punti viene diffusa una musica martellante che rompe i timpani. Attraverso un sottopassaggio mi lascio la corsa alle spalle per visitare la All Hallows by the tower, chiesa che puzza d’antico, ma che oltre al grazioso pulpito in legno intarsiato offre ben poco al turista se non il caffé, incredibile. Acquistato il biglietto per la vicina Torre di Londra, vi entro. Per molti dei suoi 900 anni la torre fu fonte di paura. Tra le sue mura venivano infatti rinchiusi coloro che avevano tramato contro il monarca. Molti di loro versavano in condizioni spaventose, alcuni non ne uscirono mai vivi e molti vi subirono torture inaudite. Una curiosità del sito sono i suoi corvi. Una leggenda affermava che se avessero lasciato il luogo l’impero si sarebbe dissolto. Per questo motivo i volatili hanno le ali tarpate da un lato, cosa che rende loro impossibile volare. Percorro il perimetro del complesso entrando all’interno di molte torri dove venivano tenuti i prigionieri. Il must del sito è tuttavia la Jewel house dove, all’interno di un bunker sottoterra, vengono conservati i gioielli della Corona. Si tratta di alcuni degli oggetti che attirano il maggior numero di visitatori in Gran Bretagna e forse nel mondo. Si tratta di oggetti sacri e profondamente simbolici. E’ una collezione unica ed ancora in uso. In occasione della prossima incoronazione, gli oggetti del Tesoro saranno trasferiti a Westminster. Nelle bacheche sono conservate le preziosissime mazze, la spada di Stato, le vesti dell’incoronazione ed altri oggetti che il sovrano riceve durante l’investitura, come la Spada ingemmata, le armille di Carlo II, bracciali d’oro adornati con gli emblemi smaltati del reame. E poi ancora l’Orbe d’oro del sovrano con la sua croce che simboleggia il mondo cristiano, l’anello del sovrano con un grande zaffiro, lo scettro con croce del sovrano. E che dire poi dei piatti d’altare, calici, fonti battesimali, ma sono le corone che attraggono l’attenzione più di ogni altro oggetto pur prezioso presente: il simbolo del potere reale, e il momento in cui l’arcivescovo di Canterbury la pone sul capo del sovrano è il culmine della cerimonia dell’incoronazione. Una passerella mobile scorre dinnanzi alle teche che le contengono e gli occhi non sanno come fermare quegli istanti, catturati dallo splendori delle pietre che vi sono incastonate. Molti dei gioielli della Corona risalgono al 1661 quando ne fu realizzata una nuova serie per l’incoronazione di Carlo II. Il Parlamento aveva distrutto le corone precedenti dopo l’esecuzione di Carlo I nel 1649. Solo pochi pezzi nascosti dai sacerdoti dell’abbazia di Westminster giunsero intatti fino alla Restaurazione. La più bella tra le dieci presenti è la Corona di Stato con i suoi 2.800 diamanti e 273 perle. Lo scettro con la croce contiene il più grande diamante tagliato del mondo: la First Star of Africa da 530 carati. La pietra grezza da cui proviene pesava 3.106 carati. Uscito dal bunker entro nella White tower, l’edificio più antico rimasto all’interno della Torre. Usato come armeria per secoli, ora ospita gran parte della collezione nazionale di armi e armature, soprattutto quelle legate alla Torre. E’ una bella giornata, cosa rara a Londra, il sole scalda dolcemente la pelle e conferisce al Tamigi, alle case e ai monumenti, la luce per ammirarle nella loro bellezza. Raggiungo il vicino Tower bridge che salgo con il lift sino in cima, percorrendone la passerella di collegamento tra le due torri ed ammirando il panorama che offre. Terminata nel 1894, divenne in breve uno dei simboli di Londra. Sceso dalla Torre mi dirigo verso l’altro lato del Tamigi passeggiando sulla Queen’s walk nel quartiere di Southwark, dov’è la bella cattedrale omonima, gotica, a due piani, con delle interessanti vetrate istoriate ed una sorta di pala d’altare che separa l’abside dalla chiesa. Intorno cimeli storici ricchi di fascino. Su una bacheca i fedeli appongono le loro preghiere in sezioni distinte: per coloro che sono malati, per i propri morti etc. La giornata volge al termine ed avverto un certo languorino, così colgo l’occasione di uno dei pub più famosi del lungofiume, l’Anchor, e lo eleggo sito della mia cena. Un buon scottish grilled salmon con una deliziosa Fuller’s London pride, e sono pronto a completare degnamente la giornata con le mie ultime visite. Attraverso delle vie laterali sbuco in prossimità del Tate museum, specializzato in arte moderna e del vicino Shakespeare’s Globe, ricostruzione di un teatro elisabettiano dove sono stati e sono rappresentati molti spettacoli di Shakespeare. Attraccata nei pressi è la HMS Belfast, una nave da guerra che fu utilizzata per la distruzione dell’incrociatore tedesco Scharnost nella battaglia di Capo Nord e che svolse anche un importante ruolo durante lo sbarco in Normandia. Attraverso quindi il Millenium bridge tornando nella City nei pressi della Basilica di St. Paul. Passeggio con calma lungo la Cannon street sino al Monument progettato, come molte chiese di Londra, dal grande architetto Christopher Wren, in questo caso per commemorare il grande incendio di Londra del 1666. E’ la più alta colonna singola del mondo con i suoi 62 metri che domani salirò per ammirare il panorama che da sopra se ne gode. L’incendio, unito alla distruzione che hanno causato le bombe tedesche durante la seconda guerra mondiale hanno ridotto sensibilmente il patrimonio artistico della capitale, infatti non sono molte le chiese che riusciranno a scuotere la mia sensibilità artistica durante questo mini viaggio. Si pensi che il grande incendio durò ben tre giorni e consumò qualcosa come 13.000 case. Giungo al palazzo dei Lloyd’s divenuti i più importanti assicuratori del mondo stipulando polizze su ogni cosa, dalle petroliere alle gambe delle star hollywoodiane. L’edificio odierno è una delle costruzioni moderne più interessanti della città, specie quando, di notte, viene illuminato con luci violette quasi psichedeliche. Ritorno nei pressi della basilica di St. Paul raggiungendo quindi il mio ostello più a nord. La giornata è stata gratificante e ci sono tutte le premesse perché anche domani lo sia altrettanto. Infatti, dopo un abbondante colazione, la mattina seguente riparto alle otto visitando il cuore del mio quartiere di Smithfields. Giungo in Charterhouse square e al vicino Smithfields market, dove si vende all’ingrosso il bestiame. In Cloth Fair entro in una tra le più antiche chiese della capitale, la St. Bartholomew the Great. L’edificio odierno conserva il transetto e il coro dell’originale del 1123. A tre navate e a due piani, presenta una struttura in pietra e un tetto in legno, nessun dipinto, ma solo sculture e bassorilievi. Mi dirigo quindi verso il must della giornata, la cattedrale di St. Paul. Il grande incendio del 1666 la lasciò in completa rovina e il progetto di ricostruzione fu affidato a Christopher Wren. Svetta la sua imponente cupola, alta 110 metri e seconda più grande al mondo dopo quella di San Pietro a Roma. In origine non c’erano i due campanili che Wren aggiunse in seguito in età avanzata. Sono ai lati del portale d’ingresso che presenta un frontone con bassorilievi che illustrano la conversione di San Paolo. L’interno è spazioso, nella sua ampia navata centrale con enormi arcate. In quelle laterali sono presenti sculture e bassorilievi. Nel transetto, monumentali statue in marmo di personaggi famosi come Nelson e Cromwell e quando si alzano gli occhi in alto sulla cupola, ecco gli affreschi monocromatici di Sir James Thornbill realizzati nel 1717 con diverse tonalità dello stesso colore e raffiguranti la vita di San Paolo. Mi dirigo verso la zona dell’altare e il coro ligneo in quercia scura. Sono i mosaici del soffitto del coro che più impressionano. Centinaia di artigiani, infatti, sono serviti per assemblarli con sei milioni di tessere di vetro colorato. Illustrano la creazione dell’universo e degli animali sulla Terra, di Adamo ed Eva. Dopo aver ammirato anche il mosaico sul soffitto dell’abside, salgo i comodi gradoni che portano alla celeberrima galleria dei sussurri. Qui, un insolito fenomeno acustico, fa in modo che anche i sussurri echeggino nella cupola e si gode anche una vista stupenda sulla sottostante cattedrale. Salgo ancora, questa volta faticosi gradini prima alla Stone gallery, una balconata in pietra che offre una straordinaria vista sulla City e Londra in generale e in ultimo fino alla Golden Gallery, il punto più alto della cupola da cui il panorama è mozzafiato. La visita alla cattedrale di St. Paul è stata molto gratificante e mi ha impegnato più di due ore, ma voglio comunque completarla scendendo fino alla cripta dove si trovano le tombe dei personaggi famosi e di celebri eroi come Lord Nelson. E’ ora di dedicarmi ad approfondire la zona della City, sede di grandi istituzioni finanziarie e centro economico di Londra. Raggiungo la chiesa di St. Mary-le Bow, piacevole all’esterno, minimale internamente e quindi la più famosa St. Stephen Walbrook, considerata dagli studiosi di architettura la più bella tra le chiese della City. Dissento, oltre alla guglia del 1717, l’interno è troppo moderno per i miei gusti, col suo altare in pietra lucida. Solo il pulpito ligneo è di pregevole fattura. Mi dirigo verso il Royal Exchange, il centro del commercio londinese. Proseguo con la chiesa St. Helen Bishopsgate, caratteristica non tanto per le sue peculiarità come del resto la vicina St. Katherine Cree quanto per essere davanti al curioso grattacielo detto Gherkin (cetriolo), sede di una importante assicurazione svizzera. Ancora un occhiata al palazzo modernista dei Lloyd’s e quindi raggiungo il famoso Monument. Salgo i ripidissimi gradini in pietra sino in cima da dove si gode, grazie anche alla favorevole giornata di sole una vista magnifica fino al Tower bridge e al London Eye. E’ proprio qui che ho intenzione di dirigermi ora e per farlo mi devo sobbarcare un tragitto molto lungo attraverso tutto il South bank che si affaccia sul Tamigi. La zona è molto attiva, sia di giorno che di sera, per via del BFI Imax, il cinema più sorprendente di Londra, la Royal festival hall, la filarmonica di Londra che è una delle orchestre di fama mondiale, la Queen Elisabeth hall, sede di concerti di carattere più privato, il National Theatre con i suoi tre auditorium che consentono di scegliere tra commedie e drammi, dai classici ai più moderni. L’attrazione più conosciuta è però il London Eye, una ruota panoramica alta 135 metri, eretta nel 2000 per celebrare il millennio e divenuta subito uno dei punti di riferimento della città. Le 32 capsule che possono contenere 25 persone l’una impiega 30 minuti per svolgere un giro completo. Purtroppo c’è una fila disarmante ma, anche qualora non ci fosse stata, la posizione del sole mi impedirebbe delle buone foto alla casa del Parlamento e a Buckingam Palace, perciò decido di glissare. Attraversato il Westminster bridge eccomi di fronte alle Houses of Parliament. Fin dal 1512 il palazzo di Westminster è la sede delle camere del Parlamento chiamate Camera dei Lord e Camera dei Comuni. Quest’ultima è formata dai membri del Parlamento eletti dai diversi partiti politici. Il partito con più membri forma il governo e il suo leader diventa Primo ministro. I dibattiti dei Comuni sono moderati da un membro imparziale designato come speaker. Il governo formula i progetti di legge che prima di essere ratificati sono dibattuti in entrambe le camere. Le visite guidate all’interno del complesso sono possibili solo in agosto e parte di settembre quando la politica è in vacanza, perciò mi devo contentare di ammirare il complesso dal di fuori. E non è cosa da poco! Il Big Ben, la famosa torre dell’orologio, alta 106 metri si staglia sul cielo splendente di sole. Il cuore batte più forte, sono a Parliament square, in scenario stupendo con di fronte anche la famosa abbazia di Westminster dove, tra l’altro, tra due settimane si sposeranno William e Kate, di certo in un contorno da favola. Una campana da 14 tonnellata fu issata nel 1858 e l’orologio del campanile è il più grande d’Inghilterra con i suoi quattro quadranti da 7 metri e mezzo. L’edificio neogotico presenta molte guglie e statue di pregevole fattura, specie nella Victoria tower che contiene tutti i documenti del palazzo. Intorno, due statue, una raffigurante Oliver Cromwell e una equestre di Riccardo Cuor di leone. Attraverso dei piccoli giardini con la chiesa di St.Margaret che precede l’abbazia di Westminster, luogo di sepoltura dei monarchi d’Inghilterra. Ora è chiusa e penso che non la visiterò neppure domani. Il bel tempo mi impone un itinerario esterno. Durante il mio prossimo viaggio di maggio, potrò scoprire con calma le sue bellezze, per intanto ammiro le due bellissime torri frontali occidentali e l’ingresso, impreziosito da statue di santi. Percorro ora tutta la Victoria street, sino alla cattedrale bizantina di Westminster, da non confondersi con la precedente abbazia. E’ un gioiello architettonico con una facciata e un campanile di 87 metri realizzati in mattoni rossi con strisce orizzontali bianche. Le decorazioni interne, specie nelle due navate laterali, ricche di cappelle con affreschi e mosaici stonano con le inadeguate volte sopra la navata centrale, totalmente spoglie per sopraggiunta mancanza di fondi. Nel secondo piano ci sono pregevoli balaustre in marmi colorati, come il bellissimo pulpito Assisto per un po’ alla funzione che si sta celebrando e quindi esco alla ricerca di un locale in cui cenare. Mi accontento di un pizza Hut che comunque mi presenta una pizza molto buona e quindi ritorno a Parliament square da dove prendo il Whitehall con numerosi edifici governativi come il Tresory, dove si amministravano le finanze della nazione. Passo da Downing street, la residenza del primo ministro il cui ingresso dal 1989 per ragioni di sicurezza è chiuso da una cancellata di ferro. Ormai è sera e non c’è movimento alle Horse Guards, ma mi riprometto di passarci il prossimo mese. Eccomi finalmente nella celeberrima Trafalgare square, con la statua di Nelson. Domani l’ammirerò meglio, ora voglio solo tornare in ostello. La giornata è stata davvero faticosa e mi aspettano svariati chilometri lungo lo Strand e Fleet street, ammirando però numerosi locali, teatri e alberghi come il famoso Savoy. L’indomani mi dedico inizialmente al quartiere di Holborn, un area sede tradizionale dei legali e dei giornalisti. Dopo la St:Andrew una chiesa sventrata dalla seconda guerra mondiale e ricostruita in modo a parer mia frettoloso, passeggio lungo Hatton Garden, la via dei gioiellieri, imboccando in seguito la High Holborn nella quale ammiro il Staple inn, solo esempio di edificio in legno e muratura in stile elisabettiano esistente nel centro di Londra. Percorro poi la bella Chancery Lane, via di bei negozi e palazzi fino a svoltare in Fleet street, il centro dell’industria giornalistica della capitale. Nel 1702 il primo quotidiano, the Daily Courant venne pubblicato qui, località strategica per la vicinanza con la City e Westminster, tra le più prolifiche fonti di notizie. Nei pressi è la St. Bride, una delle chiese più amate di Wren, con un’interessante torre ottagonale. L’interno è curioso, le panche sono disposte come all’interno di una sala di tribunale. Tutto nuovo, fascino nullo. Mi dirigo verso l’Inner temple, purtroppo chiuso ma che mi da idea di luogo interessante. In Fleet street c’è anche un curioso monumento, il Temple Bar memorial che risale al 1880 e segna il confine della City of London. Durante le cerimonie ufficiali, il monarca deve per antica tradizione fermarsi qui e chiedere il permesso al Lord Mayor per entrare. Sono qui le Royal Courts of Justice, dove capannelli di dimostranti e di giornalisti televisivi in attesa degli esiti di qualche processo si vedono spesso appostati all’esterno. Percorro l’affascinante via arcuata Aldwych, sede della BBC, entrando quindi nel quartiere di Covent Garden. Caffé all’aperto, negozi alla moda, teatri e locali attraggono in questo quartiere orde di turisti, me compreso. Dopo un’occhiata al Theatre Royal, scendo attraverso la Catherine street fino allo Strand dove, in posizione atipica su un isola pedonale, è una graziosa chiesa però chiusa. Per i dettagli decorativi esterni ci si ispirò alle chiese barocche di Roma. Più avanti è il Savoy hotel. La via di fronte all’albergo è l’unica strada inglese dove vige la guida a destra. Eccomi ora alla piazza di Covent Garden. C’è una gran confusione di gente e un mercato coperto situato al centro. Molti negozi, locali e bancarelle, esibizioni di strada, caratteristica di questa zona. Ora infatti c’è un equilibrista che sta intrattenendo un gruppo di persone proprio di fronte alla chiesa di St Paul, la cui visita non mi emoziona più di tanto. Proseguo tramite Russel street fino al Royal Opera house, il primo teatro ad ospitare commedie e concerti. Passeggio piacevolmente lungo queste vie zeppe di negozi interessanti. Il climax è Neal street dove si possono ammirare negozi originali come il Tea house o il Neal’s Yard dairy, uno dei negozi di formaggio più considerati di Londra. Che dire dell’affascinante piazzetta del Neal’s Yard, circondata da casette colorate! Questa zona pedonale è un gioiello da assaporare pian piano, senza fretta. Ogni angolo racchiude una sorpresa da contemplare, come in Rose street, dove è presente il negozio di mappe e guide più fornito del mondo, il famoso Lamb and Flag pub, che risale al XVI secolo. Dopo una breve pausa pranzo in un bar della zona, eccomi giungere a Trafalgar square, importante polo sociale della città. Piena di turisti che ammirano la statua di Nelson che sormonta una colonna di 50 metri d’altezza. Quattro impassibili leoni furono aggiunti a guardia della base. Di fronte, la National gallery, inaugurata all’inizio del XIX secolo. Pinacoteca tra le più famose del mondo, mi riserbo di visitarla durante il mio prossimo viaggio londinese. Raggiungo Haymarket, una bella via che costeggia il quartiere di Trafalgar entrando poi in Leicester square, centro divertimenti del West End. Tutta questa zona è un brulichio di locali, cinema, teatri, casinò e le sue vie, Coventry street, Wardour street sono calpestate da migliaia di persone di giorno e di notte. Più a nord è il quartiere cinese nella Gerrard street. Ci si sente persi in un mare di folla e di attività, come nella successiva Shaftesbury avenue che possiede ben sei teatri e due cinema. E che dire di Charing cross, sede di decine di librerie fornitissime. Risalgo qualche centinaio di metri fino ad entrare nel quartiere di Soho le cui strade, pub e caffé sono base di un fertile movimento di scrittori e artisti. Dopo una sosta riposante nella Soho square, un tempo punto più alla moda di Londra, passeggio nelle sue vie più conosciute tra cui Old Compton street, Dean street e Frith street dove ci sono locali famosissimi come Ronnie Scott’s dove hanno suonato quasi tutti i nomi più noti del jazz, la Patisserie Valerie e la Maison Bertaux, conosciuta per i suoi deliziosi croissant. Come non imbattersi poi nei locali equivoci del quartiere a luci rosse qui presente! Anche questa è una curiosità e, dopo la visita di Carnaby street, la via dove si inventa la moda dei giovani, termina la mia permanenza nella capitale inglese. Raggiungo Regent street, una specie di Corso Vittorio Emanuele con un numero enormi di negozi di lusso e la percorro sino a Oxford Circus dove prendo la metro fino a Liverpool station. Tre quarti d’ora di Stansted express ed eccomi di nuovo all’aeroporto. E’ stata una tre giorni gradevolissima, sostenuta da un clima decisamente favorevole.
Proprietà letteraria
riservata. Copyright © 2011 Daniele Mazzardi
Grafica, layout e testi sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Tutti i diritti di riproduzione riservati. E' vietata la copia su
altri siti Web, mailing list, riviste cartacee, cd-rom e libri
senza l'autorizzazione dell’autore. Da questo divieto è esclusa la
duplicazione per utilizzo personale.