2011  MADRID

La città di Cervantes

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Madrid borbonica - Iglesia de San Jeronimo del Real

Seconda volta nella città di Cervantes, con uno scopo prettamente artistico. Oltre a completare la visita della città con il quartiere della Castellana e con alcune chiese  che durante la prima volta ho trovato chiuse, è mia intenzione infatti recarmi ancora allo straordinario museo del Prado per appagare la mia ultima passione in ordine di tempo: i grandi pittori europei. In questa tre giorni però ho programmato anche due altre chicche di assoluto valore: il museo Thyssen-Bornemisza e il museo Lazaro Galdiano. Atterro alle 11.00 in punto al Barajas di Madrid  e prendo velocemente la metro cambiando tre linee fino all’uscita di Puerta del Sol. Mi reco all’ostello prenotato via web, sito nella carrera de San Jeronimo, in centro città, riuscendone subito dopo, direzione il museo Thyssen lì vicino. Questo stupendo museo espone opere appartenenti alla collezione del barone Heinrich Thyssen Bornemisza. Iniziata negli anni venti, la collezione intendeva illustrare la storia dell’arte occidentale dai primi artisti italiani e fiamminghi al XX secolo. E’ considerata la più importante collezione privata del mondo. Fornito dell’indispensabile audioguida comincio la visita partendo dalle sale del secondo piano. Ho una predilezione assoluta verso gli artisti fiamminghi del periodo d’oro, ma elenco qua di seguito tutte le opere che a mio parere sono di valore assoluto tra quelle ammirate nelle cinque ore di permanenza nel museo. Le suddividerò per nazione di appartenenza in modo da comporre una lista più semplice ad intendere. I quadri fiamminghi e olandesi che più hanno colpito il mio senso estetico sono: la Vergine e il bambino sul trono di Roger Van der Weiden, il massacro degli innocenti di Lucas van Valckenborch, la vocazione di San Matteo di Marinus van Reymerswaele,  il ritratto di una dama di Maerten van Heemskerck, Cristo nella tempesta del mare di Galilea di Jan Brueghel il vecchio, la Venere e Cupido e la cattura di Sansone di Rubens, Esau vende la primogenitura di Hendrick ter Brugghen, la famiglia Sacra con Angeli e Santi di Joachim Antonisz Wtewael, un autoritratto di Rembrandt, il Cristo sulla croce di Anthony van Dyck, piazza Navona di Van Wittel, viaggiatori alla porta della capanna di Isack van Ostade, la giara di cristallo con fiori di Heen, caraffe cinesi di Willem Kalf, contadini all’entrata di una grotta di David Teniers. Fra gli italiani, l’annunciazione di Benedetto Bonfiglio, il ritratto di un uomo di Antonello da Messina, il ritratto di Giovanna Tornabuoni del Ghirlandaio, Santa Caterina di Alessandria del Caravaggio, vista intorno a Padova di Bernardo Bellotto, capriccio con colonnata e la scuola di San Marco del Canaletto e vista del canal Grande con Santa Maria della Salute di Michele Marieschi, anch’egli vedutista come il precedente. Fra gli spagnoli colui che più mi ha colpito è il solito José de Ribera con i suoi: la pietà, poi il San Geronimo penitente e San Bartolomeo.  Bella inoltre la veduta dell’Opera a Berlino del tedesco Gaertner. Interessante la marina con faro dello statunitense Richard Trost. Meriterebbero una citazione anche alcuni altri fra cui i tedeschi Cranach e Durer, gli italiani Raffaello, Tintoretto, Tiziano, Bronzino e Palma il vecchio e pure i fiamminghi Memling, Van Scorel e molti altri. Esco stanchissimo ma felice del pieno di cultura artistica, dirigendomi verso il museo del Prado vicino al quale è l’iglesia de San Jeronimo el Real ancora in ristrutturazione come durante la mia prima visita. Esternamente è una bella chiesa gotica, qui vengono celebrati molti matrimoni dell’alta società. La giornata sta terminando, ma il sole è ancora ben presente nel cielo, così decido di passeggiare nel vicino parque del Retiro. Nel 600 il parco era di uso privato dei reali e solo nel 1869 venne aperto al pubblico. Oggi è uno dei luoghi più amati per chi vuole rilassarsi. Nei pressi del monumento ad Alfonso XII si affaccia un minuscolo laghetto sul quale si possono noleggiare piccole imbarcazioni. Vi esco nei pressi della famosa Puerta de Alcalà percorrendo quindi la calle Alcalà sino alla celebre plaza de Cibeles, uno dei punti di riferimento  più noti della capitale con al centro la Fuente de Cibeles, una fontana con statua appunto di Cibele, la dea della natura, rappresentata sul suo carro trainato da due leoni. Sempre sulla calle de Alcalà entro ora nella iglesia de San José, barocca ad una navata, che non mi impressiona più di tanto, tolta la graziosa capilla del Santissimo. Giungo alla celebre Puerta del Sol, il cuore storico di Madrid e uno dei punti d’incontro più popolari. Al centro, una statua equestre di Carlo III e, sul lato meridionale, la Casa de Correos in mattoni rossi, l’originale ufficio postale. Durante il regime di Franco, le celle della polizia ubicate sotto l’edificio furono teatro di crudeltà e torture. Forse sono ancora in tempo per visitare la vicina Collegiata de San Isidro che fu la cattedrale della capitale prima della costruzione della Almudena. Si sta celebrando la messa mentre percorro le cappelle del perimetro interno. Pregevoli i dipinti appesi alle pareti come le colonne a torciglione che sorreggano quella più bella fra tutte loro. Uscendo prendo la direzione di plaza Mayor che contemplo nel fascinoso ambiente serale. Quindi mi reco alla calle Cuchilleros, imperdibile tappa gastronomica per gli amanti della buona cucina. Sono molti infatti i ristoranti tipici sui due lati di questa piccola strada pedonale. E’ ancora presto per recarmi al ristorante prenotato dall’ostello, perciò ne approfitto per andare alla famosa basilica Pontificia de San Miguel che dovrebbe essere ancora aperta. Infatti vi entro visitandola. Ad una sola navata e con cappelle laterali di non eccelso pregio, è stata eretta sul sito di una vecchia chiesa romanica dedicata a due bambini martiri giustiziati dai Romani. E’ ora di recarmi al Botin, un istituzione a Madrid. Vi sono già stato due anni fa, ma ho deciso di ritornarci per la bontà della sua cucina. Il guinness dei primati lo ha battezzato il ristorante più antico del mondo e la cena che mi concederò mi trasporterà direttamente nel girone dantesco dei golosi. Dopo una sopa de ajo con huevo, zuppa all’aglio arricchita da pezzetti di pane con un uovo e paprika, gusto un eccezionale cordero asado, il tutto aggraziato da un rosso Rioja Villa Pomal reserva del 2005 prodotto con uve tempranillo, riposato 18 mesi in botte di rovere americano e quindi in bottiglia per almeno due anni. Passeggio verso la Puerta del Sol sostando lì per ammirare un gruppo di cantanti che intrattiene la folla e la vivacità generale che caratterizza questa piazza, unica nella capitale. Il vino fa il suo effetto, torno in ostello per il meritato riposo.  L’indomani, dopo colazione, parto verso la calle Alcalà avvolto dalla cornice di una giornata soleggiata che mi profetizza visite ideali. Dopo una puntata alla iglesia locale de la Conception real de Calatrava, ad unica navata e con cappelle laterali gradevoli, giungo in plaza Cibeles da cui m’incammino lungo il Paseo de Recoletos e la parallela calle de Serrano nella zona della Castellana, la moderna Madrid, sede degli uffici, delle banche, delle ambasciate e dei negozi più belli e alla moda, come appunto qui nella calle de Serrano, la più elegante via madrilena dello shopping con negozi di Prada, Armani e di grandi spagnoli dell’abbigliamento e del lusso. Raggiungo plaza de Colon, uno dei punti focali di Madrid, dedicata a Cristoforo Colombo. Sul lato sud la biblioteca nazionale e il museo archeologico, mentre su quello nord troneggiamo le due torri Colon e il grattacielo postmoderno della Heron corporation. Tuttavia la piazza è nota per il monumento neogotico del 1885 sulla sommità del quale è una statua del grande navigatore. Attraverso un bel quartiere con case in stile, raggiungo la iglesia de Santa Barbara, costruita insieme all’adiacente convento (ora tribunale) nel 1885. Oltrepasso la pregevole entrata ed entro ad ammirare l’unica navata di questa chiesa barocca che presente intorno cappelle arricchite da bei dipinti. Ai lati del piccolo transetto, a destra, si trova la tomba di Ferdinando VI ornata da file di angeli e a sinistra la tomba del generale O’Donnell. Colpisce l’altare con colonne corinzie verdi, il grazioso pulpito e gli affreschi della cupola. Passeggiare in questa zona è una esperienza piacevole. Sono in una zona storica di Madrid, i palazzi in stile, locali storici e tabernas. Ecco plaza de Chueca che dicono essere molto animata la sera. Scendo attraverso la calle del Almirante fino al famoso café Gijon, un tempo ritrovo degli intellettuali locali, in calle Recoletos. Mi porto ora nel quartiere di Salamanca fino alla iglesia de la Conception, barocca ma non di grande pregio. Da qui in calle Coello dove è lo straordinario mercado de la Paz. Decine di banchi di frutta, verdura, carni e pesce senza contare quelli di formaggi e salumi che fanno venir voglia di comprare e assaggiare alcune delle prelibatezze che vengono presentate. Lascio a malincuore questo posto per tornare ad ammirare i negozi della zona con l’incredibile calle de José Ortega Y Gasset dove sono presenti Rolex, Tiffany, Cartier, Bottega Veneta, Louis Vitton, Chanel, Hermes, Pomellato, Armani, Missoni, Dolce e Gabbana, Kenzo, Christian Dior, Omega. Ritorno quindi nella calle Serrano risalendo fino all’ambasciata statunitense e al vicino museo Lazaro Galdiano, un palazzo neorinascimentale che ospita circa 5000 pezzi della collezione del finanziere e giornalista Galdiano. Le opere esposte vanno dal VI al XX secolo e includono articoli religiosi, smalti di Limoges, oggetti d’avorio, gioielli e argenteria oltre ad alcuni dipinti degli spagnoli Coello, Murillo, Zurbaran, El Greco e uno di De Ribera. Molto preziosi anche gli scrittoi, i comò intarsiati presenti in stanze con soffitti affrescati e stuccati. E’ il terzo piano che mi regala le gioie più acute, con alcuni dipinti fiamminghi quali il San Giovanni Battista di Hieroniymus Bosch, e poi ancora quadri di Lucas Cranach. Esco soddisfatto dirigendomi verso la fermata metro di Ruben Dario dove prendo la linea cinque fino all’uscita di La Latina. E’ ora mia intenzione risalire verso nord fino a plaza de Espana. Prima però intendo godermi la zona pedonale adiacente all’iglesia de San Pedro con i suoi bei locali all’aperto. Il sole splende ancora su nel cielo aggraziando con i suoi tiepidi raggi i contorni dei monumenti e dei palazzi. Raggiungo la iglesia de San Francisco el Grande, ora purtroppo chiusa e risalgo fino al ponte dove si gode un magnifico panorama delle montagne di Guadarrama. Attraversato il viadotto sopra calle de Segovia scendo a visitare la muralla arabe, l’unico tratto di mura difensive che risale all’eredità moresca. Nei pressi, entro la cripta della cattedrale de la Almudena, proprio sotto di lei, che consta di ben 400 colonne con capitelli tutti differenti. Venti cappelle laterali occupate da tombe di famiglie importanti, in alto vetrate policrome e preziosi mosaici. Nella cappella più famosa c’è l’immagine della Nuestra Senora de la Flor de Lis, una delle immagini più antiche di Madrid, commissionata da Alfonso VI nel 1083. Dopo un giro intorno al convento de la Encarnacion raggiungo plaza Espana ammirando nuovamente il monumento a Cervantes. Mi spingo, in ultimo, fino al Tempio egizio di Debod, del II secolo a.c.,che venne donato alla Spagna dal governo egizio nel 1968 quale tributo agli ingegneri spagnoli che contribuirono a salvare monumenti preziosi dalle inondazioni della diga di Assuan sul fiume Nilo. Bene!. La giornata sta terminando, ma c’è ancora abbastanza luce per recarmi con la metro alla fermata Atocha per conoscere due quartieri raramente visitati dai turisti. Giunto lì, do un occhiata al famoso centro de Arte Reina Sofia, museo dedicato all’arte moderna che odio profondamente. Mi inoltro perciò nel cuore del quartiere Lavapiés, l’antico quartiere ebraico, ora colonizzato da indiani, marocchini e cinesi coi loro negozi ordinari, le sale da tè arabe. Ammiro  le corralas, curiose case popolari madrilene e alcuni locali caratteristici come il famoso cine Doré che ha aperto nel 1923 ed è una delle filmoteche nazionali. Superata calle de Atocha, entro nel quartiere di Letras dove vissero gli autori dell’età d’oro spagnola, dal drammaturgo Lope de Vega allo scrittore Cervantes la cui casa dove alloggiò ammiro all’angolo tra calle Leon e Cervantes. Giungo alla basilica Jesus de Medicaneli. Si sta celebrando la Messa e mi siedo un po’ per tirare il fiato mentre osservo la statua del Cristo al piano superiore che si dice redima i peccati. Sbucato in carrera de San Jeronimo getto un occhio ai straordinari leoni di bronzo ai lati del palazzo del Parlamento e quindi mi dirigo alla plaza de Cibeles, per fotografare con le luci della sera la bellissima fontana. Ritorno sui miei passi fino al teatro della Zarzuela, discendente diretta dell’Operetta italiana. Nacque come intrattenimento reale, ma si diffuse rapidamente tra il popolo trasformandosi nel genere caratteristico di Madrid. Sono stanco morto ed è ora di dedicarmi ai piaceri della gola. Raggiungo la Puerta del Sol e, nelle vicinanze, entro nel museo del jamon, dove ordino una zuppa tipica delle Asturie, la fabada e un piatto misto di salumi con il famoso jamon bellota e del lomo iberico. Soddisfatto della giornata trascorsa, mi dirigo quindi verso l’ostello. Di martedì mi dirigo immediatamente verso plaza de Canovas de Castillo dove è la famosa fontana Fuente de Neptuno. Di fronte si trova il Ritz, l’albergo più fastoso di Spagna. Prima dell’apertura del Prado mi concedo di ammirare le foto esposte all’esterno che riguardano la celebrazione del suo centenario e quelle relative alle presenze illustri che l’hanno visitato nei decenni. E’ ora di entrare al museo, che vanta la più grande collezione mondiale di artisti spagnoli, oltre naturalmente a moltissime opere di celebri pittori delle altre scuole europee dal rinascimento ai giorni nostri. Impossibile descrivere ciò che un amante dell’arte pittorica possa provare visitando le sue sale disposte su tre piani. Saranno sei ore intensissime durante le quali ammirerò un numero enorme di capolavori che richiederebbero pagine e pagine di descrizioni ma, ovviamente, citerò solo alcune delle opere ammirate, quelle che più mi hanno impressionato. Tra gli spagnoli: la Magdalena Ventura, Santiago el Mayor, San Geronimo, il martirio di San Felipe, le tre grazie e il giardino dell’amore del grande José de Ribera, il Pedro de Alcantara di Vicente Lopez, alcuni quadri di Velasquez e di Goya lo stile dei quali comunque non mi ha mai fatto impazzire. Fra i fiamminghi e gli olandesi: il trionfo della morte di Peter Brueghel il vecchio, il giardino delle delizie di Bosch, il trittico della redenzione di Van der Stockt, il trittico dell’adorazione dei Magi di Roger Van der Weyden, Maria Tudor di Antonis Mor, Sir Endymion Porter di Van Dyck, l’adorazione dei pastori di Rafael Mengs, le tre grazie e il giardino dell’amore di Rubens. Fra gli italiani: Carlo V nella battaglia di Mulhberg, l’Ecce homo, la gloria e Santa Margherita di Tiziano, il San Francesco sostenuto dagli angeli e il Mosé salvato dalle acque del Gentileschi, il sacrificio di Abramo del Domenichino, Sansone e i Filistei del Procaccino, la Sacra famiglia con Caterina del Cavarozzi, il Cristo morto sostenuto dagli angeli di Antonello da Messina, il ritratto di Tarcaniota di Botticelli, la sacra famiglia della perla, la sacra famiglia del bosco e il cardinale di Raffaello, il noli me tangere del Correggio. E poi il tedesco Durer con l’autoritratto e Adamo ed Eva. E’ un peccato fermarmi qui, dovrei continuare molto e molto ancora, ma potrei annoiare i non amanti del genere perciò non renderò il dovuto onore agli altri, come il Tiepolo, il Guercino,Guido Reni, il Tintoretto, il Mantegna e il Beato Angelico, ma anche a Cranach e Memling e alla mostra temporanea su Renoir che pur non amandolo affatto meriterebbe almeno una citazione per il numero delle opere presenti. Vorrei restare fino all’orario di chiusura ma ho un aereo da prendere e avevo pensato anche ad una puntata al Monasterio de las Descalzas Reales, il più insigne edificio religioso di Madrid, raro esempio di architettura cinquecentesca. Attorno al 1560, la sorella di Filippo II, Dona Juana, decise di trasformare il palazzo che sorgeva qui in un convento per monache e dame di sangue reale. L’alto rango della Descalzas reales (suore scalze reali) traspare dalle ricchezze qui conservate. Partecipo ad una visita guidata che mi consente di ammirare nella sua completezza questo gioiello locale. Qui visse anche l’imperatrice Maria d’Austria dove morì nel 1603. E’ stato da sempre un convento di clausura, solo nel 1960 aperto al pubblico. Una scala affrescata porta ad un chiostro al primo piano le cui cappelle custodiscono dipinti ed oggetti preziosi che appartenevano alle monache e quella principale ospita la tomba di Dona Juana, bellissima la cappella di S.José con tetto mudejar. Visitiamo la stanza con il coro davanti alla porta chiusa che da sulla adiacente chiesa. Impressionante il numero di dipinti bellissimi che impreziosiscono le pareti delle sale, alcuni dei quali di Zurbaran, Brueghel, Tiziano, Murillo e Ribera. Al secondo piano, prima dormitorio, ora ospita la sala degli arazzi, molti dei quali dipinti da Rubens. Ogni sala, ogni reliquario, statua, possiedono una storia personale che sarebbe piacevole approfondire, ma il tempo mi scorre via in fretta e, d’altronde le visite guidate hanno dei ritmi che non si ha potere di modificare. Quando esco dal monastero sono persino in ritardo e sono costretto a correre verso la fermata della metro del Callao e dopo tre cambi raggiungo il Barajas appena in tempo per inserirmi nella fila per l’imbarco che è già iniziato. Anche in questo caso posso affermare di aver ottenuto da questo mini viaggio tutto ciò che mi ero prefissato. Certo molto altro sarebbe da approfondire tuttavia, più si viaggia, più ci si rende conto delle straordinarie bellezze che alcuni uomini talentuosi hanno saputo regalare all’umanità.

 

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