2014 MAIORCA
Un paradiso iberico
Sebbene dapprincipio fossi stato dubbioso sulla scelta di questa destinazione, in seguito mi sono dovuto ricredere. Il periodo di visita non sarebbe certo stato ideale per godere dei vari luoghi e spiagge come mi sarebbe piaciuto ma, d’altronde, nemmeno in Sardegna ce lo si può aspettare e non mi si può accusare di blasfemia se dico che quest’isola ha poco da invidiare alla più rinomata località nostrana. Con un volo Ryanair atterriamo, dopo un ora e trenta, al bellissimo aeroporto internazionale alle porte di Palma di Maiorca. Ritirata una Ford Fiesta ci dirigiamo verso il nostro albergo a S’Arenal, distante circa 15 km dalla capitale maiorchina. Ci resta l’intero pomeriggio per la prima esperienza balneare che battezziamo nella lunga spiaggia, prolungamento della platja de Palma. Gosia aveva scelto questa località perché famoso luogo di divertimento dove i nostri due figli avrebbero potuto trovare il loro habitat ideale di vacanza, mentre noi si sarebbe visitato l’isola in lungo e in largo. La spiaggia si estende davanti alla schiera di alberghi e palazzoni impersonali per chilometri, una sorta di Riccione locale, con il mare più bello. Si tenta di trovare spazio per stendere i nostri teli mare, ma persino questo semplice atto diventa un impresa e una lacrima comincia a incanalarsi tra le rughe d’espressione adirata del mio volto, mentre la memoria pesca fra i frame di centinaia di luoghi paradisiaci visitati al cui paragone ora mi sembra d’essere protagonista di un film horror. Migliaia e migliaia di giovani tedeschi, italiani, inglesi, spagnoli affollano urlanti ogni metro quadrato di spiaggia. Se dovessi restarci per tutti gli undici giorni sono certo che mi trasformerei in un uomo lupo e comincerei ad azzannare, senza pietà alcuna. La sera passeggiamo sul lungomare fra centinaia di negozi inutili che vendono la solita paccottiglia che si può trovare ovunque nel mondo e una moltitudine di locali per soddisfare ogni esigenza giovanile. Facciamo ritorno in albergo giusto un attimo prima che i miei canini non s’allungassero, rendendosi dannosi al prossimo. L’indomani saliamo in auto e abbandoniamo questo luogo di dannati dirigendoci verso est lungo una bella superstrada e uscendo a Llucmajor. Seguiamo quindi le indicazioni per gli eremi di Puig de Randa. Lasciata la pianura di ulivi si sale verso il primo Santuari de Nostra Senyora de Gracia che aderisce alla parete rocciosa di una montagna che incombe su di lui. Il luogo è chiuso alle visite, ma il panorama sulla pianura sottostante è bello, e il silenzio intorno a noi ancora di più. Solo pochi tornanti ci separano dal secondo, il Santuari de Sant Honorat con la sua cappelletta anonima e al terzo, il Santuari de Nostra Senyora de Cura, più grande e con qualche piacevole azulejo. Ristabilita la pace nei nostri cuori scendiamo ora verso Campos, dirigendoci verso la platja des Trenc, descritta come la più bella dell’isola. Attraversiamo la zona delle saline percorrendo una stretta stradina fino al parcheggio e poi ci incamminiamo per cento metri fino alla spiaggia. Il mare ci offre le sue splendide tonalità di verde e blu e l’acqua è cristallina. Pian piano si riempie anche questa, ma il fondale degrada lentamente e consente una maggior dispersione di turisti. Dopo pranzo nel bar della spiaggia ripartiamo verso la vicina Colonia de Sant Jordi col suo porticciolo fascinoso che pullula di barche da pesca. Al villaggio di Es Llombards ci dirigiamo alla locale spiaggia, con la sua sabbia soffice e bianca e un mare color turchese, inoltre è attraversata da alte scogliere che ne racchiudono entrambi i lati. Soddisfatti della giornata decidiamo di continuarla ora con la visita ai Talayot di Capocorb Vell. Intorno al XIV secolo a.c. alle Baleari prese piede una cultura originaria della Sardegna e della Corsica dalla quale prese spunto per creare una forma di architettura caratterizzata da edifici megalitici. L’elemento che la contraddistingue è la torre conica in pietra grezza, detta Talayot. In questo sito se ne ammirano di forma quadrata e circolare, costruiti fra altri spazi dedicati ad abitazione. Non se ne conosce la loro destinazione d’uso, forse luoghi di culto, ma tuttora questo aspetto è coperto da mistero. Per finire ci rechiamo a Cala Pi che prende il nome da un torrente che sfocia direttamente in spiaggia che è piuttosto piccola e delimitata da una parete di roccia alta circa 30 metri. Per raggiungerla bisogna scendere una ripida scalinata, vi restiamo per un oretta per poi tornare a S’Arenal. Di sera io e Gosia ci rechiamo alla capitale Palma che però descriverò in seguito, quando la visiteremo di giorno coi figli. Parcheggiamo in centro e passeggiamo nel Casco viejo per un paio d’ore fra fascinose stradine fiancheggiate da palazzi interessanti, alcuni con bovindo che richiamano atmosfere nordafricane. Piazzette di charme, chiese dalle facciate impreziosite da rosoni, portici neogotici e per finire la stupenda Cattedrale Sa Seu e il vicino Palau de s’Almudaina. Ripresa l’auto percorriamo la strada lungomare ammirando il porto dei pescatori, quello da turismo, con splendidi yacht e per finire la zona dedicata alle enormi navi da crociera, ne ammiriamo una della MSC. E’ stata una splendida giornata, aggraziata da un meteo perfetto. Il giorno seguente, dato che è nuvoloso, di mattino visitiamo nuovamente Palma coi figli. Stesso parcheggio e quindi via per la prima visita: la chiesa convento di San Francesco, iniziata nel 1232 e dove spicca un portale decorato in stile barocco con un meraviglioso rosone. Anche l’interno, con le sue cinque cappelle per lato è barocco con retablos e dipinti di buon pregio, ma nulla più, come l’altare maggiore. Originale è l’organo e il matroneo, mentre nell’ambulacro emerge la cappella dov’è custodita la tomba di Ramon Llull, un eroe nazionale. Il soffitto è a crociera e nel cleristorio sono presenti alti finestroni istoriati. Il famoso chiostro, fuori sulla sinistra è ancora chiuso, così proseguiamo in Carrer Savellà dove diamo un occhiata attraverso la cancellata chiusa al palau Marques de Vivot, al cortile interno con loggia e colonne in marmo rosse. Quindi entriamo nella chiesa a tre navate di Santa Eulàlia. Quattro cappelle barocche per lato come l’altare maggiore, sfarzoso. Magnifiche le alte vetrate del cleristorio. Interessanti alcuni dipinti del XV secolo, uno dell’italiano Maratta. Ritorniamo sui nostri passi ed entriamo nel chiostro della chiesa precedente, il più rappresentativo di Palma. Gli archi gotici del perimetro basso sono del XVI secolo e le colonnine scanalate sostengono il tetto in legno. Alcune salette dove sono esposti reliquiari, ostensori e altri oggetti liturgici e poi ci dirigiamo verso la cattedrale Sa Seu. Per ora la ammiriamo solo esternamente dato che il tempo potrebbe volgere al brutto e preferiamo quindi proseguire per le vie cittadine. Di fronte è il palazzo dell’Almudaina che durante la dominazione araba fu ideato come sede dell’emiro ed oggi ospita il comando militare. Raggiunta placa de la Reina passeggiamo nel famoso Passeig des Borg una delle due vie più eleganti della capitale, con il Passeig La Rambla. Alcune grande firme come Dutti, Louis Vitton, gioiellerie e poi ancora per la Rambla fino ad una pausa pranzo, dopodichè entriamo in una trafficatissima Carrer des Olms che sbuca nei pressi del mercato centrale che meriterebbe una visita più accurata di quella che gli abbiamo dedicato. Nei pressi è la iglesia Sant Nicolau del XV secolo per poi ridiscendere attraverso la Carrer de Sant Miguel con la sua moltitudine di negozi e gente fino alla placa Mayor, sotto i cui portici si susseguono bar e bancarelle d’artigianato. E’ il momento di tornare alla Cattedrale, a tre navate, la centrale una delle più alte d’Europa. Sulla piazza che ospitava la Grande Moschea, nel 1230, pochi mesi dopo la riconquista della città, Jaime I posò le prime pietre per erigere la chiesa del Signore. I cinque rosoni presentano disegni che non mi entusiasmano, nonostante quello centrale sia addirittura del XIV secolo. Sette altissime colonne ottagonali terminano nel cleristorio dove fanno bella figura alti finestroni istoriati. Il presbiterio è dominato da un piccolo altare di marmo che risale ai tempi della costruzione, incoronato da un curioso baldacchino aggiunto solo nel XX secolo da Gaudi. Intorno all’abside arazzi e altari, mentre a destra spicca la cappella del Santissimo Sacramento, recentemente completamente trasformata dall’artista maiorchino Barcelò. Nonostante l’imponenza, un occhio critico non vi rivela nulla che impressioni particolarmente. Diverso è il discorso all’esterno, dove alcune portali, specie la porta del Mirador, strombati, catturano l’occhio del visitatore, come gli altissimi contrafforti. Per terminare la giornata ci dirigiamo ancora verso quelli che vengono chiamati i Caraibi maiorchini, la zona di Es Trenc, sistemandoci questa volta nella spiaggia a ovest, di Ses Covetes. Bagni strepitosi in un contesto di acque turchesi e cristalline. Il giorno seguente, lasciati i figli nella bolgia di S’Arenal, diamo inizio ad una nuova giornata, raggiungendo prima la cittadina di Santanyi per poi scendere a mare a Cala Figuera, una baia stretta contraddistinta da piccole insenature che penetrano nella terra e si dividono in due ramificazioni bordate da alte rocce calcaree. Da qui raggiungiamo Cala Santanyi, una baia di sabbia fine contornata da ripide rocce dove restiamo per un ora e mezzo, per poi dirigerci al parco naturale di Mondragò. Nonostante sia una delle spiagge più affollate dell’isola, riesce comunque a mantenere pressoché intatto il suo fascino selvaggio. Sostiamo per un po’ nella prima delle due spiagge presenti: Cala S’Amarrador, sabbia bianca e un mare da favola, con alle spalle una pineta con dune. Dopo un frugale pasto, attraverso un breve sentiero raggiungiamo l’altra baia: Cala Mondragò. La presenza di bagnanti qui è impressionante, ma vale ugualmente la pena restarci per un po’ di tempo. Quindi continuiamo per Portopetro e la Cala d’Or, il secondo centro turistico della zona sud est. Questa è zona di alberghi e ville preziose che occupano i bordi di cale meravigliose, ma anche di difficile accesso. Sostiamo nella Cala Ferrera, zeppa fino a scoppiare, per poi fare ritorno a S’Arenal. L’intera vacanza sarà contaminata dalla grande presenza turistica, un po’ ovunque. L’unica opzione risulta quella di individuare la spiaggia giusta e finirci di mattina presto intorno alle 10, prima che venga sovraffollata. L’indomani partiamo tutti insieme per Manacor per poi scendere verso il mare nei pressi di Portocristo dove è nostra intenzione visitare le famose Cuevas del Drach, già conosciute nel Medioevo e esplorate nell’ultimo decennio del novecento. La visita durerà circa un ora e attraverso comode scalinate entreremo in un mondo sotterraneo straordinario fatto da grotte dalle mille forme ricche di stalattiti e stalagmiti, le prime che scendono talvolta sottilissime e calcaree da volte dalle forme fantasiose. Un appropriato impianto di illuminazione elettrica crea ulteriore fascino creando riflessi magici negli specchi di acqua cristallina fino a giungere al lago Martel, presumibilmente il più grande lago sotterraneo al mondo dove, dopo esserci accomodati su un palco spuntano tre barche dal fondo del lago, una con musicisti a bordo, e l’ambiente si riempie di musica classica. L’acustica non ha nulla da invidiare a quella delle grandi sale da concerto. E’ un emozione da brividi! Si riparte dedicandoci ora al mare e alle spiagge. Sostiamo per primo nella bella Cala Mandia, lunga circa 60 metri e il cui litorale si trova all’interno di una particolare insenatura limitata da una serie di scogliere basse e ricche di una lussureggiante vegetazione. Il fondale è soffice e sabbioso e il mare trasparente, una gioia per gli occhi. Comprati dei panini, consumiamo il frugale pasto per poi dirigerci verso Portocristo una località portuale sviluppatasi in un ambiente naturale. La spiaggia, ai lato della Marina e della baia che penetra profondamente, è perfetta per la balneazione e dotata di una piattaforma a breve distanza dove i figli si divertono a tuffarsi. Che momenti preziosi! Altra sosta nella bellissima spiaggia di Sa Coma, un ampia spiaggia di sabbia bianca con a sinistra la macchia mediterranea e a destra alberghi e ville piacevolmente incastrate nel paesaggio. Un’escursione nella punta di N’Amer da cui si ammirano splendidi paesaggi sulla prossima Cala Mirror dove ci rechiamo come ultima tappa della giornata. E’ una grande località turistica, come Sa Coma, più ricercata di S’Arenal, con palazzi e alberghi più discreti e di charme. Bene, si è realizzato tutto ciò che ci aspettavamo e torniamo al nostro albergo felici e contenti. Venerdì 1 agosto, io e Gosia decidiamo di recarci a nord est al pittoresco villaggio di Artà che sorge su una collinetta ben visibile da lontano. Passeggiamo lungo vicoli discreti e silenziosi fino a Placa de Espanya che rappresenta il centro cittadino su cui domina un bel municipio e quindi, attraverso delle scalinate, raggiungiamo il santuario di San Salvator dal quale si gode una magnifica vista sul paese, non ancora contaminato da costruzioni moderne. La chiesetta non regala nulla di significativo perciò scendiamo alla sottostante chiesa della Trasfiguraciò del Senior, ora aperta. Ad una navata, presenta cinque cappelle per lato con retablos neogotici. Volte a crociera, organo a sinistra e belle vetrate istoriate nel cleristorio come quelle del rosone in controfacciata. Ripartiamo per la cittadina di Cadpepera, molto simile ad Artà, con un maniero in cima che richiederebbe del tempo che non vogliamo concedergli, così si prosegue per la prima esperienza balneare della giornata parcheggiando a Cala Agulla. Alla spiaggia si arriva dopo una breve passeggiata in mezzo ad un parco naturale. Larga 400 metri è un gioiello della natura con sabbia soffice ed una mare turchese con acque cristalline. A destra si ammira la località turistica di Cala Rajada. Restiamo fino a pranzo per poi proseguire alla meravigliosa Cala Mesquida, raggiungibile dalla precedente attraverso un sentiero a mezzacosta. Tagliata orizzontalmente da suggestive dune protette è un luogo straordinario che meriterebbe di essere goduto di primo mattino. Le sfumature di colore del mare lasciano senza fiato. Per ultimo percorriamo una valle attraverso il parco naturale de Llevant con le sue montagne aspre, brulle, fino a scendere al mare. La strada per giungerci non è in ottime condizione, ma Cala Torta, lunga circa 150 metri con sabbia bianca e mare turchese è uno dei pochi litorali ancora incontaminati di Maiorca. Sabato decidiamo di cominciare come il giorno precedente con la vista di un villaggio, Muro, nel nord-est dell’isola. Solita breve passeggiata tra le sue vie centrali lastricate e una sosta ad ammirare da diverse angolazioni la bella chiesa neogotica di Sant Joan Baptista purtroppo chiusa, costruita negli ultimi anni del XVI secolo. Pregevole la torre campanaria con quattro coppie di bifore negli ultimi due ordini. Proseguiamo per il pueblo di Sa Pobla da cui percorriamo stradine in mezzo ad una pianura coltivata dove sono presenti moltissimi mulini, alcuni in funzione. Con alle spalle la zona paludosa di S’Albufera che mi piacerebbe visitare, ma che è possibile solo attraverso lunghe passeggiate, giungiamo alla lunghissima costa della baia d’Alcudia. Sostiamo prima alla playa Muro. Acque poco profonde, è una delle spiagge preferite dalle famiglie e consente anche una opportuna distribuzione di bagnanti. Vi restiamo un paio d’ore immergendoci in un mare che più cristallino non ci si potrebbe aspettare. Altra sosta nella adiacente playa Alcudia il cui fondale però digrada troppo lentamente, a cento metri non si è ancora immersi completamente. Comunque, anche qui, un ambiente bellissimo. La giornata prosegue con la visita in auto delle vie di Port d’Alcudia che ammiriamo per completo da un ponte di legno del porto per proseguire nel promontorio d’Alcudia che ci regala begli scorci paesaggistici, ma poche opportunità balneari così accettiamo di terminare nella spiaggia ciottolosa di S’Illot che fronteggia uno grosso scoglio da cui molti si tuffano con urla di piacere. Ed è giunta anche domenica. Saliamo nuovamente verso nord con l’intenzione di iniziare con la visita della bella cittadina di Alcudia, suggestiva ed ancora oggi circondata da mura e torrette di guardia. Al di fuori sono presenti anche resti della presenza romana. Attraverso la Porta Principal facciamo il nostro ingresso in città salendo sulle mura da cui si godono begli scorci sulle caratteristiche vie cittadine. Proseguiamo fino al centro e in Placa Constitucion, vicino alla quale ammiriamo il bellissimo municipio. E’ giorno di mercato ed è un piacere passeggiare fra le bancarelle della via centrale sui cui lati si affacciano anche pregevoli negozi, bar e ristoranti. Per finire ci dirigiamo verso il climax: la iglesia gotica de Sant Jaume. Ad una navata, presenta cappelle con retablos barocchi come sull’altare principale. Nella cappella laterale alla sua destra è conservato El Santo Cristo de Alcudia, un crocefisso di legno del XV secolo. Si riparte per Port de Pollenca e la sua baia che ammiriamo con un breve giro in auto per poi sostare nella spiaggia di Llenaire. Nonostante il bel mare, ha un fondale che scende troppo in fretta e accalca la maggior parte della gente nei quattro metri iniziali. Ci dedichiamo ora alla penisola di Formentor lungo una strada tutta curve che sale fra paesaggi selvaggi e aspri che offrono il meglio di se dal mirador Es Colomer dove dalle sue terrazze si spazia in basso sulla bellissima costa frastagliata. Poco dopo è la zona di playa Formentor dove è presente un famoso albergo, ma la spiaggia è troppo piena e il parcheggio troppo costoso per i nostri gusti. Come soluzione balneare optiamo per Cala Figuera. Il sentiero per raggiungerla è faticoso, impervio ma ci regalerà dei piacevoli momenti nella sua spiaggia di ciottoli alla riva e nell’incanto della sua ubicazione all’interno di una insenatura circoscritta da scogliere. Dopo la faticosa risalata si riparte fino a raggiungere, dopo qualche chilometro, Cap Formentor. La vista che si gode non è un granché, ma vale il paesaggio montano che si ammira per arrivarci. Per terminare la giornata l’ultima spiaggia, Cala Sant Vicent, località piena di alberghi che appaiono un po’ invadenti. Sabbia granellosa e ciottoli, ma il mare come sempre è magnifico. Il giorno seguente lo dedichiamo alla zona ovest di Palma, raggiungiamo in fretta la cittadina di Magaluf, roccaforte del turismo inglese ed olandese e la sua lunga spiaggia ancora semideserta. Questa zona è consigliata per chi fa della notte il giorno, è piena zeppa di locali, alberghi, discoteche e attrazioni di ogni genere oltre alla BCM la discoteca più grande d’Europa e meta di giovani provenienti da ogni parte di Maiorca. A quest’ora, comunque, si riesce a godere di una esperienza balneare notevole. Proseguiamo il nostro itinerario verso la vicina Santa Ponca, una moderna località balneare con una bella spiaggia di 300 metri animata da molti inglesi ed italiani. Battezzata anche questa spiaggia e il suo bel mare ci rechiamo alla prossima, a Camp de Mar, ma è troppo minuscola così privilegiamo la spiaggia di Peguera. Anche questa zona è ricca di calette, alcune esclusive per la presenza di strutture alberghiere di lusso coma a Cala Fornells. Peguera presenta un bel centro ricco di negozi ed un ampia spiaggia sabbiosa. Dopo pranzo ci dirigiamo a Port d’Andratx, una baia molto profonda la cui storia si perde all’epoca dei romani quando le navi attraccavano qui per approvvigionare la vicina Andratx. Oggi Port d’Andratx è l’ormeggio preferito delle barche a vela e il colpo d’occhio sul suo porto, specie in una giornata di sole come questa è magico. Proseguiamo per Andratx per poi salire sulla serra della Tramuntana attraverso una strada tra i pini di Aleppo fino al Mirador de Ricardo Roca. Il panorama è stupendo e le montagne cadono a strapiombo sul mare, speroni rocciosi e promontori si alternano in modo spettacolare. Anche i villaggi che si avvicendano su questa sierra sono affascinanti, come Estellenc i cui vicoli percorriamo per un po’ in auto. Pochi chilometri più avanti, altra sosta per ammirare la torre di vedetta medievale di Ses Animes, creata tra i fertili orti di Banyalbufar, creati dagli arabi. Un sistema di terrazzamenti arditi delimitati da siepi di fichi d’India e con un sistema di irrigazione costituito da canali murati che convoglia nei campi l’acqua piovana immagazzinata nella pietra calcarea porosa dei monti circostanti, mentre alcune cisterne sopperiscono alla carenza idrica nei mesi estivi. Tornati in albergo si decide la sera di andare a visitare la vicina zona di Platya de Palma, meta prescelta da molti turisti e di maggior pregio rispetto a S’Arenal. Un lungomare pedonale dove s’alternano locali e ristoranti fin nei pressi della famosa discoteca Riu Palace dove la notte esplode per la presenza a tappeto di locali di ogni genere, dove migliaia di giovani vi giungono per stordirsi d’alcool e di musica come nel Mega Arena, una birreria all’aperto in grande stile a somiglianza di Monaco di Baviera. L’indomani si raggiunge Palma per poi salire a nord in direzione delle Serra de Tramontana. Ci sono due modi per arrivare nella cittadina di Sòllier, il primo è più semplice e consente un tragitto veloce attraverso un tunnel a pagamento di 13 km, mentre il secondo obbliga a percorrere una serie infinita di curve e tornanti, e sarà quello che sceglieremo. Proseguiamo quindi lungo una strada panoramica che giunge prima all’embalse de Cuber, un lago artificiale circondato da alcune postazioni militari e poi all’embalse de Gorg Blau, un bacino artificiale che raccoglie l’acqua piovana necessaria per l’approvvigionamento idrico di Palma. Giunti ad un bivio si svolta verso il mare e si percorrono altri 12 chilometri di strada stretta, tutta curve e tornanti estremamente pericolosa, ma stupenda, una delle strade più belle che abbia mai visto. Alla fine parcheggiamo obbligatoriamente a pagamento e attraverso un sentiero che costeggia la costa rocciosa dove sono ormeggiate alcune barche a vela e due tunnel scavati nella roccia sbuchiamo nella spiaggia di Sa Calobra, una delle più suggestive e famose dell’isola. E’ piccola e si riempie subito ed è costituita di sassolini bianchi. Alla spalle è il Torrent de Pareis (il fiume dei gemelli). Il Torrent ha scavato nei secoli un canyon che sovrasta parte della spiaggia. In effetti le scogliere che la circondano non sono altro che le pareti dello stesso canyon. Una parte del fiume è stata arginata da alcune assi di legno che ne impediscono l’entrata in mare, mentre vicino alla sua foce il fiume è libero di gettarvisi superando le pareti del canyon. Lo spettacolo è intenso e selvaggio. Vi restiamo per circa due ore, fin quando comincia ad arrivare una fiumana di gente che contamina irrimediabilmente la bellezza del luogo. Mentre ripercorriamo il sentiero al contrario tocchiamo con mano la situazione. Pullman turistici scaricano in continuazione centinaia di persone venute ad ammirare questa splendida baia che però non può accoglierli tutti. Il risultato è un assembramento persino surreale che non ricordo di aver mai visto in vita mia. Mangiano un panino in uno dei molti ristoranti presenti e poi via. I pullman debbono arrivare di mattina e partire nel pomeriggio, altrimenti lungo la strada non potrebbero mai passarne due insieme, e per fortuna che noi li abbiamo evitati sia all’andata che al ritorno, sarebbe stato un inferno d’asfalto. Trascorriamo del tempo anche nella vicina Cala Tuent, riparata dal Puig Mayor la vetta più alta dell’isola. La spiaggia è un misto di ghiaia e granelli finissimi con alle spalle una foresta di pini, ma non mi entusiasma più di tanto. Ritornati a Sòller e avendo ancora un po’ di tempo si decide di recarsi a Port di Sòller e mentre percorriamo la strada per raggiungerlo notiamo il trenino, la coincidenza che copre il tratto da Sòllier al porto, del famoso Freccia Rossa, un treno speciale che parte da Palma e che oggi è usato solo per il trasporto dei turisti. Il luogo è piacevole, con una bella passeggiata, ma la spiaggia, di fronte al porticciolo, non ci soddisfa, sembra persino un po’ sporca, così optiamo per il ritorno, questa volta attraverso il tunnel che velocemente ci porta a Palma. Il penultimo giorno si decide di trascorrerlo tutti insieme, oggi è un po’ ventilato, il mare non è piatto come altre volte, ma ci consente un divertimento alternativo con le onde. Si opta per far conoscere ai figli alcune delle spiagge più belle che loro non hanno avuto occasione di ammirare e per questo scegliamo l’affascinante Cala Mesquida, salendo verso Arta e Capdepera. Dopo pranzo ci spostiamo nella baia di Alcudia sostando a Playa del Moro. L’esperienza balneare ci soddisfa tutti e di sera io e Gosia vogliamo approfondire la visita della zona del porto di Palma. Lasciata l’auto in un parcheggio sotterraneo ammiriamo nuovamente la splendida sagoma della Cattedrale Sa Seu ed iniziamo il percorso lungomare ammirando per primo la famosa Llotya, uno degli edifici più importanti di Palma. Di stile gotico, ricorda molto una chiesa sebbene fosse stato progettato come sede della Borsa. Ora ospita mostre e abbiamo la chance di entrarvi perché risulta aperto. E’ un ampio salone con soffitto a crociera, sostenuto da alte colonne scanalate e mi ricorda fortemente la Lonja de la seda di Valencia. Proseguiamo col vicino Consolat del Mar, un edificio rinascimentale del XVII secolo in cui un tempo aveva sede l’istituto nautico ed ora il tribunale per il commercio marittimo. Comincia ora la zona della movida, sia sul lungomare che nella vie interne. Ma si vede che è destinata ad un target più abbiente, i locali sono raffinati e non c’è tutto quel chiasso di S’Arenal e Platja de Palma. Giungiamo alla famosa discoteca Tito’s e poi torniamo dall’altro lato, dal porto turistico ammirando prima alcune navi da crociera tra cui una della Costa e un numero impressionante di yacht e barche a vela. Palma è davvero una città completa, una delle più vivibili che abbia mai visitato. Giovedì, il nostro ultimo giorno lo dedichiamo per completo al mare e così ci rechiamo alla vicina Es Trenc. Vi restiamo fino a stancarci per poi tornare in albergo e sistemarci per la partenza. Raggiungiamo l’aeroporto, riconsegniamo l’auto e attendiamo il momento d’imbarcarci. Non potevamo aspettarci di più e siamo tutti estremamente soddisfatti.
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