2010  PRAGA

La Gemma di Boemia

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Città vecchia - Porta delle polveri

 

Con la preoccupazione che il mio volo abbia potuto avere ulteriori problemi a causa della nube di cenere prodotta dal vulcano islandese mi reco alla Malpensa dove, per fortuna, tutto è a posto. In orario atterro dopo poco più di un ora di volo all’aeroporto Ruzyne di Praga. Un autobus mi porta fino alla metro di Deyvicka da cui, con la linea A, scendo a Mustek. L’ostello non è molto distante, dopodichè percorro la mia Hybernska fino a raggiungere l’inizio del mio itinerario all’interno della città vecchia dove è la Porta delle Polveri sito dove, fino al XVII secolo, sorgeva una delle 13 porte di accesso alla città vecchia. La porta acquisì il nome attuale perché venne usata appunto come deposito delle polveri. Proseguo per la ulica Celetna  per un po’ fino a deviare verso la chiesa di San Giacomo. Bell’esempio di chiesa barocca a tre navate con affreschi sulla cupola e una curiosa abside a due piani. Da 400 anni, a destra dell’entrata, è appeso l’avambraccio mummificato di un ladro che aveva tentato di rubare i gioielli della Madonna sull’altare maggiore. Accedo ora al cortile del Tyn da cui poi esco per immettermi nella bellissima piazza principale, la Staromestska namesti. C’è un sacco di gente, turisti e locali, molti addirittura seduti per terra, chi a riposare, chi ad ammirare la piazza. In effetti è un gioiello, piena com’è di locali, ristoranti, monumenti e palazzi di pregevole fattura. Comincio dal lato est dove, parzialmente coperta da alcuni edifici, svetta la famosa chiesa di Santa Maria del Tyn con le sue due sontuose guglie. La chiesa attuale, in stile gotico, fu iniziata nel 1365 e divenne presto il centro del movimento riformista boemo. L’interno è molto bello, ma devo accontentarmi di ammirarlo dalla porta di vetro dato che oggi è chiusa. A sinistra apprezzo il palazzo Kinsky, rococò, con una deliziosa facciata ornata di stucchi e statue. Al centro della movimentata piazza è la statua del riformatore religioso ceco Jan Hus, messo al rogo dal concilio di Costanza. Il lato sud è chiuso da case romaniche e gotiche color pastello. Fra queste spicca casa Storch, ornata da un dipinto che raffigura San Venceslao a cavallo per il quale i cechi hanno una vera venerazione. In piazza e in giro circolano strane biciclette a tre ruote dove però pedalano in cerchio circa sei - sette persone, facendosi venire perciò il mal di testa e vertigini. Adiacente all’enorme piazza partono belle vie piene di negozi tra i quali spiccano quelli che propongono vere opere d’arte realizzate in cristallo di Boemia. Sul lato est si erge il Municipio della città Vecchia, uno dei più suggestivi edifici di Praga. Su una delle sue mura noto lo stemma della città e, adiacente, lo straordinario orologio astronomico che fu collocato nel XV secolo. Acquisto il biglietto per salire fino in cima dove, da 69 metri di altezza, si gode uno stupendo panorama su tutta la città vecchia. Sceso, comincio a peregrinare per le vie del centro fino a raggiungere il Carolinum, dove resto affascinato dal bovindo gotico che sporge dalla parte più antica di questa vecchia università fondata da Carlo IV nel 1348. Terminata la visita della prima parte della città vecchia con la chiesa di San Nicola, tanto piacevole esternamente quanto sobria all’interno, mi dedico ora alla seconda parte percorrendo la Hurshova fino alla chiesa di Sant’Egidio. Gotica nel bel portale, ma barocca all’interno. Parrocchia hussita per molto tempo, dopo la sconfitta dei protestanti, Ferdinando II la donò ai domenicani che vi costruirono vicino un convento. Pregevoli gli affreschi della volta. Svolto dirigendomi verso la cappella di Betlemme, chiusa, e quindi proseguo fino alla Karlova, una delle arterie più turistiche della capitale. Qui è presente il Clementinum dove vi si insidiarono i gesuiti dopo che Ferdinando I volle restaurare il cattolicesimo. Affascinanti i quattro affreschi della volta e tutte le decorazioni barocche all’interno. Particolarmente significative le quattro pale d’altare con colonne a torciglione e il pulpito. Qui mi trovo in uno dei luoghi più fotografati di Praga, proprio di fronte al Ponte Carlo sul fiume Moldova. Il tempo è splendido. Fino al 1741 era il solo ponte sul fiume. Lungo 520 metri è stato costruito in arenaria e commissionato da Carlo IV a Peter Parler per sostituire il vecchio ponte di Giuditta. Su entrambi i lati ci sono due torri che si possono salire godendo dall’alto il panorama sullo stesso. Le torri gotiche, oltre che come ornamento erano state progettate per essere parte integrante delle fortificazioni della città vecchia. Percorro tutto il ponte notando quanto le statue laterali per cui è famoso non siano che prodotti artistici pregevoli, ma senza elementi per considerarli vere opere d’arte. Lungo il percorso, molti artisti di strada e bancarelle, insomma una vera turistata. Giunto sull’altro lato, nel Piccolo Quartiere, faccio una breve passeggiata all’interno dell’isola di Kampa, formata da un braccio della Moldava. Da qui si gode un ottima vista sul ponte e una piacevole tranquillità fra case che nel 2002, durante l’ultima inondazione, subirono gravi danni. Decido di salire i gradoni della torre raggiungendo un privilegiato punto di osservazione sul ponte e su una buona parte della città vecchia. Proseguo nel Piccolo Quartiere lungo la Mostecka, anch’essa piena di negozietti, giungendo all’affascinante Malastranske namesti, da cui spicca la bella chiesa di San Nicola (la precedente, omonima era nella città vecchia). Svolto in una via laterale facendo appena in tempo a visitare la chiesa di San Tommaso. Durante il regno di Rodolfo II, questa chiesa fu molto in auge. Molti personaggi della corte imperiale e diversi altri importanti del suo seguito vi furono sepolti. Barocca e a navata unica, possiede elaborate pale e un incantevole altare. Sono già le 19.00, ma la luce è ancora intensa, così decido di continuare le visite nonostante la stanchezza. Percorro un infinita scalinata che mi porta alla zona del Castello che avevo programmato di visitare domani. Ma voglio concedermi una bella passeggiata anche ora, alla luce del tramonto. Giunto al Castello che domina dall’alto tutta la capitale, entro nel primo e quindi nel secondo cortile, sbucando davanti ad una visione magica, la straordinaria cattedrale di San Vito, che osservo con meraviglia, estasiato, da più parti. Le due stupende guglie gemelle, il grande rosone centrale che illustra scene della creazione tratte dalla Bibbia, i bei doccioni laterali. La facciata sud è anch’essa di straordinaria bellezza con il suo campanile rinascimentale. Notevoli gli archi rampanti che tanto la fanno assomigliare a Notre Dame. E che dire poi del punto più bello, la stupenda Porta d’oro che fino al XIV secolo era la porta principale. E’ decorata da un mosaico di scuola veneziana del XIV secolo, il giudizio universale. Mi siedo sulle panchine presenti esternamente a questa meraviglia gotica e mi nutro per un po’ di tanta bellezza. Proseguo quindi la visita della zona in tutta tranquillità. Data l’ora c’è pochissima gente e si viene come avvolti dal piacere estasiante della cultura, senza inquinamenti, interferenze. Dopo aver percorso anche il Vicolo d’oro, con le sue pittoresche casette degli artigiani, ridiscendo fino alla Moldava tornando in città vecchia alla ricerca di un buon ristorante. Lo trovo nel ristorante annesso all’Hotel Rott. Ambiente discreto e di classe dove ordino un filetto di cinghiale con una deliziosa salsa scura che non sono riuscito a decodificare. Un bicchiere di ottimo vino della Moravia, completa il pregevole pasto. Ritorno in seguito in ostello dopo aver ammirato la piazza principale della città vecchia di sera, illuminata dai fascinosi lampioni. Il giorno seguente, presto alle 6.45, faccio colazione da Mc Donald’s nei pressi della Piazza San Venceslao, quindi percorro tutta la piazza, testimone di numerosi eventi chiave nella recente storia del paese. Fu qui, nel 1969, che lo studente Jan Palac si diede fuoco e nel novembre del 1989 si svolse la marcia di protesta contro la brutalità della polizia che sfociò nella Rivoluzione di velluto e nel conseguente rovesciamento del regime comunista. Denominazione di piazza non è la più appropriata a quest’area lunga 750 metri e larga solo 66. La percorro ammirando alcuni palazzi in stile Art Nouveau come l’hotel Europa dalla splendida facciata ornata da ninfe dorate. Alla fine si erge la famosa statua equestre di San Venceslao davanti al museo Nazionale che ospita nel suo edificio neorinascimentale numerose collezioni di archeologia, antropologia. Qui vicino è il teatro dell’Opera di Stato, principale teatro d’opera di Praga. Terminata questa prima visita, prendo la metro a Mustek per Staromestska. E’ mia intenzione percorrere il Quartiere Ebraico con tutti i suoi punti di maggior interesse. Parto dal Rudolfinium, uno degli edifici più significativi sulle rive della Moldava. Qui si svolgono molti dei maggiori concerti del festival musicale Primavera di Praga. In attesa che aprano la Sinagoga alta e il cimitero ebraico, percorro il quartiere attraverso le sue vie più significative come la Siroka, la Bilkova e altre fino alla chiesa di San Simone e Giuda ora chiusa e più avanti alla chiesa di San Catullo in un luogo estremamente tranquillo della città vicino al convento di Sant’Agnese di Boemia, convento delle Clarisse fondato nel 1234 da Agnese, sorella di Venceslao I. Uno dei primi edifici gotici di Boemia oggi ospita una collezione di arte medievale. Ritorno lungo altre via affascinanti e ricche di bellissimi negozi come in Parizska dove ammiro le vetrine di Fendi, Rolex, Dunhill, Burberrys, Bottega Veneta, Louis Vitton. Anche in Soroka notevoli negozi fra i quali alcuni che espongono straordinari oggetti in cristallo di Boemia. Giunto nella zona delle sinagoghe, acquisto il biglietto combinato che mi da diritto a vistare la sinagoga vecchia e il cimitero ebraico. Comincio con la prima, costruita nel 1270 e perciò considerata la più antica in Europa. E’ sopravvissuta agli incendi e ai numerosi pogrom. Gli abitanti del quartiere spesso hanno dovuto trovare rifugio tra le sue mura, e ancora oggi rappresenta il centro religioso degli ebrei di Praga. Entro visitando quel poco che c’è da vedere dato l’ambiente contenuto. Antichi lampadari in bronzo danno luce ai fedeli seduti lungo le pareti laterali. Due massicci pilastri ottagonali sostengono la volta nervata. Bello il pulpito dove è presente anche un leggio. La zona più interessante, il seggio di rabbi Low, dove l’illustre rabbino capo del XVI secolo era solito sedere. Sopra, un timpano decorato con rilievi di foglie risalenti al XIII secolo. Uscito dalla sinagoga entro quindi nel vecchio cimitero ebraico. Per oltre 300 anni fu l’unico luogo concesso agli ebrei di Praga per seppellire i loro morti. A causa della mancanza di spazio, le tombe furono soprapposte le une alle altre. Oggi si contano 12.000 lapidi, ma si stima che ci siano sepolte 100.000 persone. Nel percorrerlo ho notato molti bigliettini, accuratamente piegati ed inseriti fra gli interstizi delle sculture. Terminata la visita del quartiere, attraverso un ponte sulla Moldava e giungo ai giardini del palazzo Wallenstein, dal generalissimo Albrecht Von Wallenstein che lo ha voluto per realizzare la sua immensa ambizione di vederlo offuscare la bellezza del Castello. Trascorro qualche tempo a passeggiare qui nel viale delle sculture, fino alla fontana con al centro la statua di Ercole e, dal lato opposto, alla grotta, una curiosa imitazione di un anfratto con concrezioni calcaree in forma di stalattiti sulle pareti. Uscito da questo ambiente proseguo fino a Malostranske Namesti dove si erge la chiesa di San Nicola. E’ considerata il capolavoro degli architetti Christof e Kilian Dientzenhofer, padre e figlio, i maggiori esponenti del barocco boemo. Le statue, gli affreschi, i dipinti sono tutti opera di famosi artisti dell’epoca. La bella torre campanaria aggiunta nel 1751, ospita un museo di strumenti musicali. L’interno è magnifico e non si sa dove guardare tante sono le opere di pregio. Ad una navata, lateralmente presenta bellissime cappelle che ospitano numerose opere d’arte come le pale d’altare di San Michele. Straordinario l’organo barocco che fu suonato anche da Mozart e circondato superiormente dall’affresco di Santa Cecilia. E poi il pulpito in marmo e adorno di stucchi, l’altare maggiore con la statua di Ignaz Platzer. Che dire della bellissima cupola con il suo affresco, l’apoteosi della Trinità, che lo ricopre completamente. Attraverso delle scale che salgo, l’ammiro anche dalle balconate superiori, superlativo! Terminata la visita percorro la bella ulica Nerudova, una stretta e pittoresca strada in salita, che porta al Castello. Prende il nome dal poeta Neruda, che scrisse molte novelle ambientate in questa parte di Praga. Fino all’introduzione della numerazione civica nel 1770, le case di Praga si identificavano con le insegne sopra il portone d’ingresso. In questa via si possono notare una bella rassegna di stemmi e animali araldici. Giunto quasi al termine, svolto su un ulteriore strada in salita che mi conduce al Castello. Il tempo sta guastandosi, ma adesso è il momento delle visite all’interno. Acquisto il biglietto che mi da diritto alla Cattedrale di San Vito e del vecchio Palazzo Reale. Entro nel bellissimo edificio religioso. L’interno non è entusiasmante come l’esterno, pur essendo grandioso  e ricco di particolarità interessanti. A tre navate, le due laterali, occupano cappelle con varie reliquie, ma senza pregi specifici. Classica l’architettura gotica, con le alte colonne e la volta a crociera. Particolarmente slanciata l’abside con le sue alte vetrate policrome. Percorro dapprima tutto il perimetro della cattedrale, soffermandomi del tempo ad ammirare l’elaborata tomba di San Giovanni Nepomuceno. Realizzata nel 1736 in argento, questa tomba è dedicata al Santo difensore della Controriforma. Poco più avanti è l’Oratorio Reale, ornato da rami intrecciati. Al centro del Coro, il mausoleo reale, dove giacciono Massimiliano II e suo figlio Ferdinando I con la moglie. Prima di uscire dall’edificio, sosto all’entrata della bellissima cappella di San Venceslao, le cui pareti sono decorate di affreschi gotici con scene bibliche e della vita del Santo. Ogni oggetto all’interno è un opera d’arte, come il prezioso ciborio. Uscendo, affronto con l’ombrello il breve tratto che mi separa dal vecchio Palazzo Reale. Il percorso è segnato e si comincia dall’enorme sala Venceslao, gotica e dalle splendide volte nervate. Nell’ XI secolo, il palazzo era la sede dei principi di Boemia, mentre durante il regno degli Asburgo, il palazzo ospitò gli uffici amministrativi, la corte e la Dieta (parlamento). Null’altro di particolare da segnalare, come del resto nel vicino convento di San Giorgio. Decido ora di visitare la Pinacoteca del Castello. Non saranno moltissimi i dipinti presenti, ma al suo interno ammiro straordinarie opere di artisti universali come Guido Reni, Paolo Veronese, Rubens e Tiziano Vecellio, El Greco. Esco dal complesso del Castello, dedicandomi ora all’adiacente zona di Hradcany. Bei palazzi, come quello dell’Arcivescovado e il palazzo Schwazenberg, originale nella sua decorazione esterna. La famiglia proprietaria era una di quelle più in vista dell’aristocrazia asburgica. Proseguo sino al Monastero di Loreto, chiuso e che perciò posso ammirare solo esternamente. Costruito nel 1626, fu voluto da Caterina di Lobkowicz, appartenente ad un'altra grande famiglia aristocratica. Non posso che apprezzare l’entrata barocca e la bella torre campanaria. All’interno ci sarebbero cose da vedere, come il preziosissimo ostensorio in oro e diamanti del tesoro del santuario, la fontana dell’Assunzione e qualche bella cappella, ma non si può riuscire a combinare tutte le visite in una città così vasta. Proseguo fino al monastero di Strahov, fondato nel 1140. Anche in questo caso ammiro le due torre campanarie e l’esterno dell’annessa chiesa dell’Assunta. La parte più interessante del complesso è però la biblioteca. E’ in parziale ristrutturazione, ma ciò non mi impedisce di osservare con meraviglia la bellissima sala filosofica con gli affreschi della volta e l’evangelario di Strahov, un volume del IX secolo che è esposto all’entrata. Ritorno sui miei passi percorrendo tutta la Nerudova fino alla Karmelitiska, dove entro nella chiesa di Santa Maria Vittoriosa, un bel edificio barocco con un pregevole pulpito ed altare. La maggior parte dei fedeli però non viene per contemplare l’architettura, ma per venerare il Bambin Gesù di Praga, conservato in una teca all’interno di un elaboratissimo altare. La miracolosa statua di cera è tra le più venerate immagini del mondo cattolico. La statua fu portata dalla Spagna dalla principessa Polixena di Lobkowicz, che ne fece dono ai frati carmelitani nel 1628. Superiormente visito anche un piccolo museo annesso dove sono conservati abitini riccamente elaborati e oggetti vari che appartengono alla statua. Ridiscendo e assisto per qualche minuto alla Messa, con sorpresa in italiano. Ho terminato tutte le visite in questa parte di Praga e decido di concedermi anche ciò che non mi sarei aspettato. Risalgo nuovamente lungo la Vlasska fino in cima, ai confini del parco Petrin, che domina sulla collinetta la città. Salgo le centinaia di gradini fino a giungere in vista della Torre dell’Osservatorio. La fatica nel raggiungerlo ne è valsa la pena. Il cielo è quasi sgombro di nubi e, dopo aver salito la faticosa ascesa fino in cima, posso godere di uno dei panorami più belli mai visti. La vista spazia a 360° tutto intorno fino al Castello, alla cattedrale di San Vito, al monastero di Loreto e di Strahov, al Ponte Carlo e all’adiacente città vecchia, con la straordinaria piazza centrale. E’ una vista che lascia basiti, trascorro quasi mezzora prima di scendere. Ripercorro la stessa Vlasska fino a giungere al Ponte Carlo. Lo faccio con calma osservando con attenzione e interesse i negozi, i palazzi che incontro. Mi concedo una sosta in un locale sulla Karlova sorseggiando una Pina Colada. Proseguo con l’intenzione di individuare il ristorante giusto per la cena. Sarà il Seven Angels, considerato uno dei più affascinati della Mitteleuropea. Ordino anitra e maiale arrosto con piccole crocchette di patate, cavolo bianco e rosso. Il tutto, come ieri, bagnato da un bicchiere di rosso della Moravia. In tutta tranquillità poi faccio ritorno all’ostello. Anche la mattina seguente mi sveglierò molto presto alle 6.30. Colazione, e quindi via verso la città nuova. Incomincio col Municipio nuovo e quindi percorro i giardini della piazza Carlo fino alla chiesa di Sant’Ignazio, barocca sia esternamente, che nell’interno ricco di dorature e sontuosi stucchi. Nell’intenzione dei Gesuiti tutto ciò doveva servire a colpire l’immaginazione dei poveri con la potenza della Chiesa. Bellamente affrescata la volta, inframezzata da stucchi. Bellissimo il pulpito in marmo come altrettanto pregevole è l’altare con la pala, Gloria di Sant’Ignazio (Sant’Ignazio è stato il fondatore dell’ordine dei Gesuiti). Dopo questa bella visita, continuo verso la chiesa di San Giovanni alle Rocce. E’ chiusa, ma ne ammiro l’originalità e il genio spaziale del suo costruttore, Kiliaz Dientezinhofer. Le torri gemelle, infatti, sono messe ad angolo rispetto alla stretta facciata. La visita della capitale ceca sta terminando. Prima di ripartire però, voglio concedermi anche la visita della chiesa dei Santi Cirillo e Metodio. Barocca, con un campanile centrale, era in origine dedicata a San Carlo Borromeo. Negli anni trenta, la chiesa fu restaurata e data alla chiesa cecoslovacca. Nel maggio del 1942, i paracadutisti che avevano ucciso Reinhard Heydrich, governatore nazista della Cecoslovacchia, si nascosero nella cripta insieme ad alcuni partigiani cechi. Circondati dai soldati tedeschi, si uccisero piuttosto che finire nelle mani tedesche. I fori delle pallottole tedesche sono ancora ben visibili sotto la targa con i nomi dei caduti sul muro esterno della cripta. L’interno non è un gran che, solo qualche quadro e poco altro. Ora prendo la metro di Mustek fino a Deyvicka dove salgo sul bus 119 che mi riporta all’aeroporto. Tutto bene perciò, come il rientro in perfetto orario a Malpensa.

Proprietà letteraria riservata. Copyright © 2010 Daniele Mazzardi
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