2014 AQUISGRANA & COLONIA
Per cattedrali, in Renania
E’ stato un viaggio breve finalizzato alla visita di due tra le più celebri cattedrali d’Europa. Partito alle 12.30 da Orio al Serio, atterro dopo un ora di volo nello sperduto aeroporto di Dusseldorf Weeze. Raggiungo la stazione dell’omonimo paesino e prendo il treno delle 14.45 per Krefeld, verso sud, e quindi un secondo alle 16.00 per Aachen, la famosa Acquisgrana, la città di Carlo Magno. Sembra che la città sia stata sede di una corte reale già sotto i Merovingi, ma fu sotto Carlo Magno che divenne particolarmente importante poiché la scelse come suo luogo di residenza preferito. La impreziosì con un maestoso palazzo imperiale ed una cappella nella quale diede ordine di esse seppellito. Mi registro all’hotel Krone e, avvolto già delle tenebre della sera, mi dirigo verso il centro cittadino per contemplare, dall’esterno, l’oggetto delle mie visite di domani. Sulla commerciale Peterstrasse comincio dalla Elisenbrunnen, un edificio neoclassico, ideato per contornare le fontane di acqua termale e curativa proveniente dalla sorgente dell’imperatore. Ricca di zolfo è contraddistinta da un caratteristico odore di uova marce. Salgo attraverso la Ursulinenstrasse al termine della quale è un'altra importante fontana: la Kreislauf des Geldes che rappresenta la circolazione del denaro. Sul bordo della fontana vi sono sei figure in bronzo che hanno a che fare col denaro e rappresentano l’avarizia, l’avidità, la protezione e l’accattonaggio. Eccomi ora in Munster platz, di fronte alla Cattedrale. Chi ama, come me, l’arte e l’architettura delle chiese, non può che deliziarsi di questi momenti. Per oltre cinque secoli fu il luogo in cui i principi furono incoronati re di Germania. Carlo Magno chiamò maestranze dalla francese Metz che ripetessero nella sua capitale le basiliche romane da lui viste a Roma e a Ravenna e nell’895 papa Leone III venne dalla città eterna per consacrarla. Allora esisteva solo il corpo ottagonale, sul modello della basilica di San Vitale, appunto di Ravenna. Poi vennero aggiunte, in epoca successive, la torre, il coro gotico, cui seguirono l’apertura di altre cappelle. Dopo la necessaria contemplazione percorro il periplo della cattedrale ammirando la zona dell’abside, gli imponenti archi rampanti che scaricano il peso delle alte volte. Giungo poi alla zona del Markt, la piazza del mercato dov’è il Rathaus, il municipio in stile gotico costruito nel 14° secolo sulle fondamenta del palazzo reale di Carlo Magno. Percorro poi la Kramerstrasse al cui centro ammiro un'altra fontana celebre cittadina, la Puppenbrunnen, la fontana delle bambole. Rappresenta un invito per i bambini al gioco e raffigura i personaggi tipici della vita di Aachen: un cavaliere e il suo cavallo, una donna del mercato, un prelato, un professore ed un arlecchino. Proseguo con la Fishmarkt, piazza ricca di bei locali e il palazzo più antico e primo municipio della città: la Grashaus, la cui facciata risale al 1267. Si passeggia piacevolmente fra via opportunamente illuminate, ammirando le vetrine di bei negozi, molti di delizie alimentari che scatenano il desiderio della cena. Andrò in uno dei più considerati ristoranti della città: l’Am Knepp, dove gusterò un ottima schnitzel con cipolle e funghi champignon in salsa cremosa, bagnata da un ottima kolsch della Gaffel. L’indomani mi alzerò presto, voglio sfruttare al massimo il poco tempo a disposizione e, dopo colazione, esco alle 7.30 percorrendo il medesimo tragitto di ieri fino al Markt. I primi raggi solari definiscono meglio i contorni del Rathaus e delle sue innumerevoli guglie e statue. In mezzo alla piazza la fontana di Carlo Magno, la più antica della città, che lo rappresenta con in mano il globo e lo scettro imperiale. Nuovo giro della cattedrale per ammirarla nei particolari. Sul lato occidentale dell’ottagono si trova il Westkerk, coevo alla Cappella Palatina, che costituisce l’ingresso principale. E’ costituito da una torre principale a pianta quadrangolare affiancata da due torri più piccole all’interno delle quali si trovano le scale a chiocciola che consentono di salire al matroneo della cattedrale. Il Westkerk è unito alla possente cupola a costoloni tramite un camminamento sospeso e coperto. Ho ancora del tempo prima dell’apertura del Domschatzkammer, dov’è esposto il tesoro del Duomo, così entro nella cattedrale, ancora non visitabile come turista ma solo come credente. Si sta officiando la messa e comincio ad ammirare la sua straordinaria struttura. E’ ora di entrare nelle stanze del tesoro, dove sono conservati oggetti che fanno di questo museo uno dei più importanti del mondo. Fra la moltitudine di pezzi presenti, quelli che attirano maggiormente la mia attenzione sono il sarcofago di Proserpina(anno 220), il busto di Carlo Magno(1349), la croce di Lotario(1000), l’arm reliquary di Carlo Magno(1481), il retablo della passione di Cristo(1518). Soddisfatto entro ancora nel Duomo con una visita guidata, dato che, altrimenti, non potrei entrare nell’abside e ammirare dal matroneo il trono di Carlo Magno. Per quasi 600 anni, fra il 936 e il 1531, i re furono investiti qui dopo l’unzione e l’incoronazione. Intorno ci sono alcune cappelle con bei mosaici. La vista che si gode dell’ottagono è meravigliosa. Scesi, ci si dirige direttamente nell’abside e ho così la possibilità di ammirare da vicino le sue splendide e altissime vetrate, somiglianti a quelle della Sainte Chapelle di Parigi. Al centro lo scrigno di Carlo, un capolavoro di oreficeria realizzato in argento. Dal 1215 contiene i resti mortali di Carlo Magno. I bassorilievi che lo circondano raccontano le Crociate dell’imperatore contro i Mori di Spagna. Più in dietro, la lapide commemorativa dell’imperatore Ottone III il quale fu sepolto nella chiesa carolingia nel 1002. Stupendo il pulpito sulla destra di Enrico II. Le lamine d’oro e rame sono tempestate di pietre preziose e spartite da profili in filigrana per accogliere sei rilievi egiziani in avorio(VI secolo)una coppa e un piatto di cristallo pure egiziani(X secolo). Lasciato il gruppo mi dedico allo straordinario ottagono, primo edificio con cupola a nord delle Alpi. Il piano superiore è ornato di colonne antiche ed inferriate carolinge in bronzo. Il lampadario a corona, cosiddetto lampadario di Barbarossa(1165) simbolo della Gerusalemme celeste è una donazione dell’imperatore Federico Barbarossa I e di sua moglie Beatrice. Sull’altare maggiore spicca la Pala d’oro, risalente al 1020, raffigurante la Passione di Cristo in mezzo a Maria e l’arcangelo Michele. Magnifici i mosaici sulla volta dell’altare e quelli che impreziosiscono la cupola. E’ stata una visita che mi ha dato molto e che conserverò nella memoria per sempre. Infine mi reco al municipio, il Rathaus, e percorro in lungo e in largo tutte le stanze. Non ne riceverò dei momenti significativi, tuttavia era da vedere, specialmente la Weissersaal, dove venne negoziata nel 1748 la pace di Acquisgrana, e ornata da stucchi di maestranze italiane e la Reichsaal, la sala dell’incoronazione, un ampio salone gotico. Bene! E’ ora di correre in stazione dove riesco a prendere il treno delle 13.18 per Colonia dove giungo alle 14.12. Il tempo s’è messo al brutto e scende una debole pioggia. Esco proprio di fronte alla facciata sud del Duomo che mi colpisce immediatamente per l’altezza della sua coppia di colonne(alte 157 metri), le più alte del mondo dopo quelle di Ulma, sempre in Germania. Ci sono voluti ben 632 anni per costruire questa cattedrale. La posa della prima pietra avvenne nel 1248. E’ splendida nelle sue linee verticali gotiche, la moltitudine di guglie. Destinata a custodire le reliquie dei Magi che per volere di Federico Barbarossa erano state trasferite qui dalla basilica di Sant’Eustorgio a Milano, provenienti da Costantinopoli. La chiesa fu eretta prendendo esempio dalle cattedrali di Parigi, Amiens, Reims. La facciata documenta l’apice del gotico fiammeggiante, nel possente slancio verso l’alto. Imponenti i contrafforti che scaricano l’enorme peso delle volte. Nel 1560 i lavori furono interrotti, dopo aver completato il coro e il piano terra della navata centrale e solo nel 1800 furono ripresi e terminati nel 1880. La cattedrale venne colpita 14 volte durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale ma, fortunatamente, non collassò e i lavori di restauro terminarono nel 1956. Le notizie me lo davano difficilmente senza impalcature infatti, già pochi anni dopo la fine della sua costruzione ci si accorse che la pietra arenaria con cui è costruita risulta molto sensibile agli agenti atmosferici. Lo smog, le piogge e gli escrementi degli uccelli la deteriorano e necessita così di continui interventi. In effetti, nonostante non si possa negare che l’architettura esterna cattura l’attenzione, ad un’attenta analisi si notano vistose magagne e un colore originale che ha lasciato il passo ad uno scuro deprimente. Non è mia intenzione entrarci ora ma solo visionarne la struttura esterna. Domani me la godrò appieno. Per fortuna smette di piovere, così decido di percorrere tutto il ponte Hohenzollern per ammirare da più punti lo skyline di Colonia. Sulla sinistra è presente una grata che corre lungo tutta la lunghezza del ponte e occupata per intero da una miriade di lucchetti, secondo la moda che c’è anche in altre città europee, ma qui ce ne saranno forse 50-100.000. Giunto sull’altro lato percorro un po’ di lungo Reno fino al ponte successivo, il Deutzer, da cui davvero si gode la miglior vista d’insieme della città, non solo sulla cattedrale ma anche su altre chiese fra cui spicca la colossale torre quadrata(alta 84 metri) della Gross St.Martin, un altro dei punti di riferimento visivi della città. La chiesa è chiusa, così do un occhiata alla piazza del Rathaus(municipio). La ricostruzione post bellica mette in evidenza gli stili delle due epoche costruttive. Il gotico del palazzo mentre le forme del rinascimento italiano nella bella loggia detta doxal. Proseguo fino a raggiungere la St.Maria in Capitol. L’interno è a tre navate. La parte più interessante è il tramezzo rinascimentale sostenuto da 8 colonne corinzie per lato. Alcuni sepolcri nelle navate laterali. Percorro un lungo viale che mi porta prima a Newmarkt, ricca di locali e negozi e poi a Rudolfpaltz vicino alla quale mi registro al Meininger hotel per poi riuscirvi quasi subito. Non ho voglia però di accollarmi ancora tutta questa strada fino in centro, così prendo prima il tram 1 fino a Newmarkt e in seguito la metro 18 fino al Duomo. Dopo una sosta in una pizzeria bighellono per le vie dello shopping percorrendo prima la Hohestrasse e poi la Schildergasse fino a Newmarkt e quindi ancora la Mittelstrasse fino in albergo. In queste vie sono presenti una moltitudini di locali e centinaia di negozi di pregio, firme d’alta moda e gioiellerie come Bulgari. Sono stanco morto, ma pronto per la successiva giornata di domani che comincia anch’essa molto presto e sotto una debole pioggia che però non mi scoraggia per niente. Raggiungo prima la lontana St.Pantaleon, definita un capolavoro ottoniano, ma purtroppo chiusa e nessuno mi sa dire se apre e quando. Proseguo fino alla St.Severin, la più antica chiesa di Colonia, caratterizzata da forme romaniche e gotiche. Sfortunatamente si stanno facendo dei lavori e non si può entrare, così sono costretto a percorrere tutta la Severinstrasse fino alla chiesa di St.Georg, una chiesa romanica che non m’attira per niente. Il solo da citare è un crocifisso ligneo del 1333. Devio a destra verso il Reno dov’è la St.Maria Lyskirchen, famosa per i suoi affreschi duecenteschi sul soffitto della navata centrale e le belle vetrate istoriate sulla navata sinistra. E giunge il momento di entrare nella Gross St.Martin, ieri chiusa. Sapevo che non vi avrei trovato motivi d’interesse, ma constatarne di persona la sua nullità, a paragone di ciò che promette l’imponente esterno è deprimente. Finora non sono stato emozionato granché perciò mi aspetto grandi cose dal Duomo. Vi entro, restando impressionato dall’altezza dell’imponente navata centrale. Le quattro laterali sono, ovviamente, più basse e presentano i cosiddetti Bayernfester, i finestroni a vetrate di baviera, donati nel 1842 da Ludovico I di Baviera. A sinistra sono presenti straordinarie vetrate policrome del 1500. Nel transetto sinistro c’è la cosiddetta Madonna dei gioielli e, poco più avanti, all’ingresso dell’ambulacro, un bel mosaico pavimentale. Sopra, molte vetrate del cleristorio sono semplici e contaminano la preziosità del complesso. Come sempre la zona più preziosa comincia dall’ambulacro. Da destra, la prima cappella offre uno stupendo dipinto di Stephan Lochner: l’adorazione dei Magi. Molte altre sono meno appariscenti, contenendo più che altro sepolcri di arcivescovi locali, oltre a vetrate altissime istoriate. Il coro offre i migliori punti di interesse, come gli stalli lignei, addirittura del 1310, le pitture parietali su tempera dietro agli stessi, l’altare principale del 1310 circa, uno dei più grandi arrivatoci dall’era medievale e poi, dulcis in fundo, la cassa scrigno dei dei Re Magi, un reliquiario a forma di basilica realizzato in argento dorato, smalti e gemme da Nicolas de Verdun, eseguita tra il 1190 e il 1225. Il suo programma iconografico comprende tutta la storia della salvazione, dall’inizio dell’Antico Testamento fino al ritorno di Cristo nel Giudizio finale. Soddisfatto della visita mi reco alla camera del tesoro che annovera oggetti liturgici di gran valore come il reliquiario di San Engelberto in argento dorato(1633), il reliquiario bizantino della Croce(XI secolo), il cosiddetto bastone di San Pietro, altri reliquiari a braccio, bellissime pastorali di vescovi e ostensori. Estasiato da tanta opulenza esco dirigendomi ora all’entrata della torre destra e salendo i faticosi 517 scalini(contati) fino alla terrazza dove la vista spazia su tutta la città. La giornata si completerà col museo Wallraf-Richartz & Foundation Corboud, la famosa pinacoteca di Colonia, che le guide considerano una delle più belle del mondo. Ne ho viste di molto meglio ma, comunque, conserva opere di un certo pregio. Tralasciando le tele di impressionisti, cubisti e esponenti dell’arte contemporanea ai quali do solo un occhiata di sfuggita, considerandoli quanto si possa considerare un camion della nettezza urbana, sono da citare alcune tele di particolare pregio fra cui menzionerei un giudizio universale di Lochner, il ritratto della badessa Marie III di Gerard Von Honthorst, un vecchio uomo con candela di Gerrit Dou, il Canal Grande a Venezia di Canaletto, la cattedrale di Reims di Domenico Quaglio, oltre ad altri come la Vergine e il Bambino di Lucas Cranach, l’Ecce homo di Bernardino Luini, l’eremita Paolo del grande Jusepe de Ribera. Sono veramente stanco e decido di ritornare in albergo, non prima di aver saziato lo stomaco con fish and chips. Domattina devo partire molto presto e ho bisogno di riposare. Uscirò alle 4.30 per raggiungere la stazione, a piedi, e partendo alle 5.10 per Dusseldorf. Da qui proseguirò con il treno delle 6.09 per Weeze e quindi con il bus fino all’aeroporto. Quello che mi ero ripromesso l’ho ottenuto e non posso che ritenermi soddisfatto. La collezione di grandi cattedrali europee si è impreziosita di altre due perle di magnifico splendore.
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