2024 Grecia
Una meta Classica ..
E’ stato un viaggio-vacanza dalle caratteristiche prevalentemente balneari, anche se durante il nostro complesso itinerario attraverso il Peloponneso e la Grecia continentale ci siamo concessi anche alcune inserzioni culturali significative.
28/7 - Si parte di mattina presto con un volo Ryanair dall’aeroporto di Bergamo con una mezzora di ritardo, atterrando all’aeroporto internazionale di Atene, dove ritiriamo una piccola Mitsubishi con la quale partiamo immediatamente, raggiungendo abbastanza in fretta il famoso view point sul canale di Corinto, che collega il mar Egeo con lo Ionio. La sua costruzione si portò a termine tra il 1881 e il 1893, e costituisce una delle maggiori opere di ingegneria della storia. Purtroppo, al giorno d’oggi, i 23 metri di larghezza del canale non bastano più per le grandi navi moderne. Ammirato il canale, proseguiamo l’itinerario verso il sito dove è presente il teatro di Epidauro, ma una strada sbagliata ci impone un cambiamento di rotta e decidiamo di concederci una prima spiaggia, dato che siamo vicini a quella di Karathona, una striscia di sabbia dorata a forma di ferro di cavallo. La sveglia anticipata comincia a farsi sentire e dopo un paio d’ore di bagni e sole ci dirigiamo verso il nostro primo overnight, nella cittadina di Argos, dove visitiamo il piacevole centro con la chiesa di Sant’Andrea, costruita nel 1859. Cena da dimenticare e buona notte.
29/7 - Si parte presto per arrivare giusto all’apertura al Teatro di Epidauro. Patrimonio dell’Unesco, nell’antichità la gente si recava qui da tutta la Grecia. Costruito nel 4° secolo a.C., il teatro ospitava degli spettacoli teatrali per intrattenere tutti i malati che venivano qui per i miracoli che la gente si aspettava. Con la sua capacità di accoglienza di 14.000 persone, questo teatro è rimasto perfettamente preservato e la sua acustica è eccezionale. Ancora oggi viene usato per spettacoli teatrali e concerti; principalmente tragedie e spettacoli di teatro classico, ma occasionalmente si svolgono anche eventi contemporanei con ospiti internazionali. La caratteristica che ha reso così famoso il teatro di Epidauro è la sua acustica: ogni suono può essere percepito dal proscenio fino all’ultima fila in alto. Senza alcuna amplificazione si riescono a udire anche suoni debolissimi, come una moneta che cade. Terminata la visita torniamo alla spiaggia di Karathona di ieri, con altre ore di attività balneare, per poi ripartire verso sud, oltrepassando il pregevole paesino di Leonidio con le sue caratteristiche stradine tortuose e giungendo infine a Monemvasia dove, sistemate le cose nel nostro alloggio, ripartiamo subito verso la straordinaria città fortificata di cui è famosa. Le abitazioni storiche di questo borgo sono infatti arroccate su una roccia alta 300 metri. Questa fortezza naturale venne utilizzata come rifugio durante le invasioni barbariche nel 6° secolo d.C. e in seguito durante le numerose guerre contro i Franchi e i Turchi. Questa città medievale è divisa in 2 parti: nella città bassa, si può godere una passeggiata tra vicoli lastricati, negozi turistici e ristoranti. Ma prima seguiamo i sentieri per raggiungere la città alta, fino a giungere alla chiesa di Santa Sofia purtroppo ora chiusa. Lungo il percorso abbiamo avuto la possibilità di ammirare da molti view point un bel panorama sulla città antica sottostante. Ceneremo infine nei pressi del porticciolo in un ristorante turistico, gustando una gemista (peperone ripieno di riso, capperi ed erbe aromatiche).
30/7 - Quest’oggi si parte ancora presto, alle 6.30, in modo da valicare la parte montagnosa, con le sue innumerevoli curve, per arrivare in tempo alla prima partenza del traghetto da Pounta che ci porterà sull’isola di Elafonissos, dove giungiamo dopo soli 20 minuti di navigazione. Ci dirigiamo subito alla celebre Simos beach. Si tratta di una striscia di finissima sabbia bianca che sembra attraversare il mare e offre due diversi affacci sul blu cristallino. È una spiaggia particolarmente grande, ragione per cui ci sono zone attrezzate e tratti di spiaggia libera. Simos beach è la regina delle spiagge di Elafonissos ed una delle più belle di Grecia. E’ divisa in due zone distinte da un sottile istmo di sabbia che conduce ad un piccolo promontorio. Resteremo qui fino a pranzo per poi dedicarci nel pomeriggio alla spiaggia di Kato Nissi, nella parte occidentale dell’isola, anch’essa di sabbia dorata e dal mare turchese, una favola. Giunta l’ora, si riparte verso il piccolo porto riprendendo il traghetto e tornando a Monemvasia. La cena consterà in un pork gyros a base di sottili strisce di carne di maiale e shrink saganaki (dei gamberetti in una salsa composta da pomodoro e feta).
31/7 - Continuando nella parte sud del Peloponneso raggiungiamo la cittadina turistica di Gytheio, per poi proseguire ancora pochi chilometri sino alla spiaggia di Mavrovouni che si estende per ben 6 km. È la casa delle tartarughe caretta-caretta che qui depongono le loro uova; per questa ragione la spiaggia è supervisionata dalla società Archelon che tutela questa specie in via di estinzione. Ci resteremo fino alle 13.00 per poi puntare l’auto verso nord in direzione di Sparta, dove prendiamo subito possesso del nostro alloggio, dopo aver fatto un giro in questa anonima città seppur dal nome glorioso. Delle antiche gesta di Sparta oltre alla storia resta davvero poco. Sparta non era una città fortificata, e per questo non si trovano che pochi resti . Foto di rito alla statua del gran condottiero Leonida, famoso per la sua impresa alle Termopili. Durante la seconda guerra persiana del 480 a.C. con soli 300 guerrieri spartani e qualche migliaio di uomini dell’alleanza Greca, il coraggioso condottiero oplita si diresse verso il passo delle Termopili per affrontare le incalcolabili armate di Serse. La strettoia naturale tra le montagne, che si apriva sul mare, era perfetta per incanalare e limitare l’impatto dell’orda persiana, dando ai guerrieri greci la possibilità di contenere la superiorità numerica degli avversari e limitare le perdite. Serse impiegò ben 4 giorni prima di riuscire a sopraffare le truppe di Leonida, con ingenti perdite da parte della sua armata. Il motivo della nostra sosta a Sparta non è però la città in sé, ma il sito di Mistra poco distante. Questa antica città fortificata era una tempo la capitale culturale dell’Impero Bizantino. Al giorno d’oggi, presso questo sito patrimonio dell’Unesco si può godere dei resti del castello, di diverse chiese e monasteri. Mistra si compone di una città bassa e una alta, collegate dalla porta Monemvasia. Cominciamo con la Mitropolis, la chiesa più antica di Mistra. I suoi affreschi, all’interno sono tutti del XIV secolo e sono abbastanza ben conservati. Proseguiamo con il monastero di San Teodoro. In generale, esternamente, le costruzioni appaiono in buono stato, mentre molto spesso è l’interno che risulta molto rovinato, come in questo caso. Attraversata la porta sopra citata, giungiamo alla chiesa Pantanassa, del 1428. Salendo ancora, lungo un tracciato faticoso, arriviamo all’ultima chiesa, Agia Sofia. Gradevole esterno ma una volta entrati gli affreschi sono in pessime condizioni. Gettando lo sguardo in alto si vede il Kastro, con la sua doppia cinta muraria, non visitabile attualmente. Ridiscendiamo, raggiungendo infine il monastero Perivleptou che per fortuna ci regalerà bei momenti culturali, ammirando prima la sua architettura e poi i ben conservati affreschi della navata e della cupola. E’ stata un escursione impegnativa, col caldo e i percorsi in salita, e non vediamo l’ora di tornare a Sparta dove però la cena sarà incommentabile.
1/8 - Si decide di percorrere una strada panoramica che valica una zona montagnosa con frequenti scorci paesaggistici. Tra le moltissime curve, si scorge in basso al canyon lo scorrere di un ruscello. Dopo un ora e mezzo giungiamo alla cittadina di Kalamata che si affaccia su un ampio golfo Non c’è molto da fare qui, ma non ci facciamo sfuggire la visita alla chiesa bizantina dei Santi Apostoli, spoglia internamente e alla chiesa metropolitana di Ypapanti con il suo sontuoso interno, seppur di recente realizzazione. Ripartiamo verso sud ovest, direzione la considerata Zanzibar beach, una spiaggia abbracciata da una strada sterrata che ne aumenta il fascino selvaggio. In pieno pomeriggio passiamo ad una seconda spiaggia, nel paesino turistico di Finikounda. La sabbia qui pare rossastra e si mescola alle sfumature blu e azzurre del mare. Overnight nel paesino di Agios Andreas Messinias, sul mare, e dopo una piacevole doccia, si cena in un ristorante sul lungomare con due specialità greche: il pastitsio (strato di maccheroni alternato a carne, verdure e formaggio) e soutzoukavia (vitello arrosto con pasta, pomodori e spezie).
2/8 - Ottima colazione in albergo per poi ripartire alla volta di una delle più belle spiagge viste in tutta la Grecia, la Voidokilia, nella baia di Navarino. Voidokilia ha guadagnato la fama internazionale quando il New York Times l'ha definita una delle 10 spiagge più belle del mondo. Sabbia fine, acqua verde-azzurra e una costa leggermente in pendenza rendono questo posto una destinazione turistica popolare per tutta la famiglia. La baia è circondata da un impressionante scenario naturale. Vi resteremo fino al primo pomeriggio quando ripartiremo verso nord per 180 km fino alla città di Patrasso. Il nostro alloggio è proprio di fronte alla chiesa di Agios Andreas, una delle più grandi di tutta l’area balcanica. A destra dell’iconostasi è un altare che conserva i pezzi del cranio di Sant’Andrea e della croce usata per la sua crocifissione. L’edificio religioso è una profusione di affreschi che catturano l’occhio, sebbene, anche in questo caso sia stata costruita solo ad inizio ‘900. Alcuna zone di Patrasso sono prive di fascino, con strade in pessimo stato e file di anonimi condomini, ma basta spostarsi lungo le vie pedonali del centro o nella città alta (Ano Poli) per scoprire una città completamente diversa. Noi passeggiamo per le vie pedonali del centro fino alla piazza Georges dominata dalla fontana e dal municipio. Nei pressi ceneremo al ristorante Salumeria, dove godremo della nostra migliore cena durante il soggiorno greco: gnocchi moussaka, che si rifà alla ricetta greca con una rivisitazione dovuta appunto all’uso degli gnocchi, e poi un ottimo risotto con polpi, uova di pesce e aneto.
3/8 - Partiamo ancora una volta presto lasciando il Peloponneso ed entrando nella Grecia continentale superando il golfo di Corinto attraverso uno straordinario ponte, considerato il più lungo ponte strallato del mondo, il Rion Antirion, di ben 2.883 metri. Inaugurato nel 2004 con il passaggio della fiamma olimpica in occasione dei giochi di Atene, i suoi piloni portanti sono alti 164 metri. Prima sosta balneare a Tourlida che raggiungiamo attraverso una strada che taglia la laguna di Misssolonghi. L’atmosfera è tranquilla, le acque calme, solo i locali la frequentano. L’ambiente rilassato trasmette un clima di serenità che è la peculiarità del luogo. Vi resteremo qualche ora, risalendo ancora più a nord verso Lefkada, una delle isole più selvagge della Grecia, a cui si accede tramite un ponte levatoio che per qualche ragione, non abbiamo capito il motivo, ci blocca per più di mezzora in una fila lunghissima di auto. Purtroppo è già pomeriggio inoltrato e non si può sperare che le belle spiagge di cui questa zona è ricca siano poco affollate. Quando possiamo cerchiamo di godere di quelle belle di primo mattino, ma questa volta, l’itinerario ci costringe a scendere alla bella Milos beach immersi in una confusione carnale indescrivibile. D’altronde siamo in agosto, la spiaggia non è molto lunga e dobbiamo dividere il nostro spazio vitale con altre centinaia di persone. Il mare, un mix di sfumature verdi e blu, è circondato da bianche formazioni di roccia vulcanica. In questo luogo, indubbiamente affascinante hanno effettuato le riprese di molti film e video musicali. Ci restiamo fino a tardi, per poi raggiungere il nostro hotel, nella località di Nikiana. Cena da Zorba’s con chicken souvlaki e shrimp saganaki (con una salsa di pomodori e feta).
4/8 - Questa mattina non abbiamo scuse e giungiamo presto alla nostra meta agognata, la straordinaria spiaggia di Porto Katsiki. L’atmosfera che regala questo luogo è magica, tutta la spiaggia di ciottoli è fiancheggiata da rocce bianche scoscese, il mare è di un iridescente turchese. Spesso si esagera nelle classifiche, ma le informazioni turistiche la considerano una delle sei migliori spiagge del Mediterraneo. Il quadro che si ha, risalendo le scale da cui si accede, fino ad un lontano view point, è davvero suggestivo. Ci restiamo molto tempo, poi, nel primo pomeriggio decidiamo di recarci in un'altra spiaggia, sempre in zona, quella di Vasiliki, una delle poche di sabbia dell'isola di Lefkada. Si trova nella sua punta meridionale. E’ stata una giornata dalla caratteristica balneare, e la terminiamo nel Mina’s, uno dei ristorante più gettonati di Nikiana, dove gusto una anonima insalata greca (nient’altro che feta, pomodori, cipolla e cetrioli) e shrinp grilled.
5/8 - Quest’oggi dobbiamo affrontare un lungo tragitto prima di arrivare alla nostra destinazione finale di Kalambaka, punto di partenza ideale per la visita alle famose Meteore, ma vogliamo anche concederci qualche ora di mare e ce lo godiamo alla lunghissima spiaggia sabbiosa di Monolithi, sulla costa occidentale, dopo Preveza. Si dice sia la più lunga d’Europa, ben 22 chilometri. Nel primo pomeriggio si riparte attraverso paesaggi prima pianeggianti e poi collinari, fino ad intravedere già in lontananza ciò di cui godremo domani, gli incredibili, enormi pilastri naturali di roccia che si innalzano nella Valle del Peneo. Preso possesso dell’alloggio, passeggiamo un po’ nella turistica Kalambaka, piena di locali e ristoranti, d’altronde questa cittadina è l’ideale punto di partenza per raggiungere i monasteri abbarbicati sulle rocce e ne ha naturalmente approfittato per offrire ogni comodità e divertimento al viaggiatore. Per cena gusteremo una classica moussaka e la già assaggiata soutzoukavia.
6/8 - Sui pilastri di roccia che ho citato vennero costruiti dei monasteri, chiamati anch’essi meteore. Alcuni sono in rovina e altri sono stati distrutti, ma 6 di essi sono ancora intatti e visitabili, regalando così dei panorami mozzafiato. L’attuale zona di Meteora rimase disabitata fino al IX secolo, quando i primi eremiti cristiani occuparono le grotte che si incuneano nei fianchi di queste rocce. Infatti, essi cercavano un luogo irraggiungibile dove poter contemplare la natura e mettersi in contatto con Dio, lontani dalle guerre e dalla vita politica medievale. Passarono però tre secoli prima della fondazione di una vera e propria comunità monastica. Pertanto, furono costruiti 24 monasteri, che in epoca ottomana servivano anche come rifugio contro le persecuzioni. Infatti la loro spettacolare posizione rendeva impossibile l’accesso, che avveniva esclusivamente mediante lunghe scale di corda o con ceste che si issavano con le carrucole. Oggi, dei 24 monasteri ne rimangono solo 6 di cui uno, quello di Gran Meteora è chiuso di martedì. Perciò ci dedicheremo ai cinque rimasti. L’afflusso turistico, come sempre nei luoghi celebri, e in agosto, è opprimente, ma non ci si può far niente. Nemmeno l’orario di apertura dei vari monasteri ci consente di visitare almeno il primo senza la ressa turistica, dato che non aprono prima delle nove. Il primo, e forse anche il più bello dei cinque in cui ci recheremo è quello di Varlaam. Saliamo i 135 gradini che dal parcheggio conducono al monastero che prende il nome dal primo monaco che intorno al 1350 si stabilì su questo promontorio, costruì diverse celle e una chiesa dedicata ai tre Santi Gerarchi della chiesa ortodossa. Nel 1518, Teofane di Creta raggiunse la cima del promontorio e costruì la chiesa di Ogni Santi e la chiesa di San Giovanni Battista sulle rovine degli edifici precedenti. È possibile visitare un piccolo museo all’interno del monastero per apprendere la sua storia e osservare i metodi utilizzati dai monaci in passato per raggiungerlo, come l’utilizzo di reti e corde. I produttori della famosa serie “Il Trono di Spade” hanno utilizzato questo scenario per rappresentare il Nido dell’Aquila. Ogni monastero presenta una sorta di spazio “ante chiesa”, una piccola cappella dalla quale poi si accede ad una piccola chiesa vera e propria, anche se sarebbe più appropriato chiamarla anche questa cappella. Purtroppo, in ambedue di questi luoghi è vietato espressamente filmare e fotografare ed è faticoso violentarsi a non ottenere in qualche modo qualche documento filmico. Gli affreschi che tappezzano per intero questi due ambienti sono in ottimo stato di conservazione e richiederebbero un certo tempo minimo per apprezzarli appieno, ma la ressa, il caldo e il vociare continuo sono in grado di tramutare un sito carico d’arte in un bisogno impellente di uscirne. Durante i miei innumerevoli viaggi ho sempre potuto constatare come un medesimo luogo possa trasmettere sensazioni opposte se visitato con poca o nessuna presenza umana o violentata da orde di gruppi organizzati. Purtroppo qui non abbiamo scelta e dovremo abituarci. Tra la visita di un monastero e l’altro, per fortuna, non saranno pochi i view point dai quali ammirare scorci davvero grandiosi, direi unici, che collocano questo luogo come uno dei più caratteristici al mondo. Proseguiamo con il monastero di Roussanou, percorrendo un ponte che da un alto picco roccioso ci conduce lì. Nel 1757 il monastero di Roussanou divenne un rifugio per i greci di Trikala che fuggivano dai turchi. La stessa situazione si ripeté nel 1897, quando servì come nascondiglio per diverse famiglie di Kalambaka perseguitate dopo la guerra greco-turca. Durante la seconda guerra mondiale il monastero fu depredato e molti oggetti furono trasferiti in altri della zona. Riaprì nel 1971 subendo poi una profonda ristrutturazione negli anni ’80 e consegnato alle monache nel 1988. Anche in questo caso la cappella “ante chiesa” e la piccola chiesa ci regalano le emozioni migliori. Per terzo, a cavallo di mezzogiorno, andiamo al monastero di San Stefano, quello più semplice da raggiungere dato che ci si arriva direttamente dalla strada. E’ un monastero di monache ortodosse fondato intorno al 1191 da un eremita di nome Geremia. La cappella di Santo Stefano, presenta affreschi risalenti al XV secolo, ma io ne apprezzo più uno che rappresenta il Giudizio Universale. Riprendiamo l’auto scendendo più in basso, sino al monastero di St.Nikolas, il più piccolo, situato sopra il villaggio di Kastraki su una formazione rocciosa alta 80 metri a ovest. Non è noto il numero di monaci che vivevano nel monastero al suo apice, ma attualmente solo uno custodisce i suoi tesori. Per visitare i monasteri di Meteora è necessario rispettare un codice di abbigliamento. Gli uomini non possono indossare pantaloncini, ma devono avere pantaloni lunghi e le donne devono vestire gonne lunghe. Se non si è adeguatamente vestiti, al momento dell’ingresso nel monastero può essere fornita una gonna o una sciarpa da legare intorno alla vita, che copra almeno fino alle ginocchia, ma non è inusuale essere lasciati fuori. Per ultimo ci rechiamo a quello che richiederà più fatica fisica, quello della Santa Trinità. E’ situato in cima a un pinnacolo roccioso alto più di 400 metri e dal parcheggio si deve percorrere una stradina per circa 500 metri, dopodiché percorrere la scala scolpita composta da 140 gradini. Secondo la leggenda locale, un certo Dometio sarebbe stato il primo monaco a stabilirsi in questo luogo nel 1438. La decorazione della Santa Trinità è stata aggiunta nel 1741. La piccola chiesa a pianta cruciforme è affiancata da una cappella di San Giovanni Battista, scavata nella roccia e decorata con affreschi risalenti al XVII secolo. Il monastero era stato arricchito con preziosi manoscritti e decorazioni, ma durante la seconda guerra mondiale questi tesori furono rubati. La Santa Trinità ha mantenuto tuttavia tutta la sua bellezza e importanza storica. È stato anche utilizzata come set per il film “Solo per i tuoi occhi” della serie di James Bond. Il caldo e la fatica per raggiungere i cinque monasteri ci presenta il conto e vorremmo concederci una parentesi balneare, ma per ottenerla dobbiamo raggiungere prima la lontana Lamia e ciò che riusciremo a trovare sarà semplicemente una spiaggia dove trovare un po’ di refrigerio, dopodiché ci rechiamo al nostro hotel nella località di Loutra Ipatis, dove ceneremo con dei semplici pork e chicken souvlaki.
7/8 - Il viaggio sta giungendo alla sua naturale conclusione, nella capitale Atene, ma prima decidiamo di concederci un ultima spiaggia, ad Asproneri dove giungiamo di prima mattino, godendo al massimo le sue acque turchesi per poi proseguire, coprendo i 200 chilometri che ci separano dal cuore dell’antica Grecia, nell’Attica. A meta pomeriggio raggiungiamo il nostro hotel, nei pressi di piazza Karaiskaki, da cui parte l’Agiou Konstantinou che termina nella bella piazza Omonia. Questo per dire che sono due piazze carine, con begli hotel, ma l’impressione che ne abbiamo durante il loro attraversamento, e anche in molte altre zone di Atene è assolutamente negativa. Se togliamo alcune zone turistiche come Monastiraki o Syntagma, la collina del Licabetto, l’Acropoli e pochi altri luoghi, Atene appare fatiscente, con palazzi in cattive condizioni, centinaia di negozi chiusi e persino pericolanti La crisi economica, ingigantita dal covid, ha davvero prodotto sfracelli in questa città, davvero molto sporca. Senzatetto li si trovano ovunque e non è raro imbattersi in zone colonizzate da tossici, come persino ad un semplice isolato dal nostro albergo. Dopodomani, prima di ripartire, mi armerò di “go pro” e filmerò di nascosto queste vie, passeggiando, fra veri e propri zombi da fentanyl, come non ne avevo mai visti in nessun posto al mondo, se non in filmati sulla città di Philadelphia negli States, nel quartiere incredibile di Kensington. Per ora, dopo una rinfrescante doccia, riportiamo l’auto al rent a car che poi ci accompagna alla fermata metro di Peania sulla linea azzurra delle tre che collegano Atene. 14 fermate dopo scendiamo nell’affollata piazza di Monastiraki, una delle più frequentate dai locali e dai turisti. Da qui partono molte vie di negozietti turistici come quella dove è il mercato delle pulci. Il caldo, la mare umana è asfissiante, ma non si può prescindere da questa visita. Qui c’è la chiesa Pantanassa, del X secolo. Vicino è il museo della ceramica, ricavato nella vecchia moschea Tsistaraki e più là i resti dell’antica biblioteca di Adriano che aveva una dimensione di 118 x 78 metri, costruita nel 132 d.C. Oltre alla vasta libreria facevano parte del complesso alcune sale più piccole e un giardino con piscina. E’ quasi sera e non erano nei programmi queste visite, ma già che ci siamo ci spingiamo poco distante, all’Agorà romana, ammirando la singolare Torre dei Venti. Costruita in marmo nel II sec. a.C. dall’astronomo siriano Kyrrestes, fungeva da stazione meteorologica e orologio astronomico. Il nome le deriva dai fregi esterni, con le personificazioni degli otto venti. Girovaghiamo ancora un po’ percorrendo vie turistiche come la Ermou, fino ad una piazzetta dominata dalla chiesa bizantina Kapnikarea, dell’XI secolo. Circondata da moderni uffici e negozi del vivace quartiere alla moda ateniese, la sua fondazione è attribuita alla principessa Irene che guidò l’impero bizantino dal 797 all’802. Interessante e ricco di affreschi il suo interno. Raggiungiamo ora la via Athinas nella quale ceneremo frugalmente per poi proseguire fino a piazza Omonia e il nostro albergo.
8/8 - Oggi è in programma la visita dell’Acropoli, il meteo è ancora bello e soleggiato, come lo è stato durante tutto il nostro soggiorno in Grecia. Dato che i cancelli aprono alle otto è nostra intenzione non farci intrappolare dalle file e ci presentiamo alle 7.45. Purtroppo la nostra idea l’hanno avuta anche altre 10.000 persone. Oggigiorno il turismo ha raggiunto livelli mai visti, grazie alle compagnie low cost, e se da un lato consente ad una platea più ampia di concedersi molte località europee, ci si ritrova anche una massa di turisti, che come noi, vogliono godere delle bellezze del luogo, senza contare l’aumento spropositato dei costi di siti e musei. Come moltissime altre città del nostro continente che già avevo visitato fino ad un decennio fa, anche Atene ha approfittato del boom turistico, e l’entrata all’Acropoli ora è aumentata a 20 euro. Dopo un asfissiante fila, finalmente vi entriamo. A metà del V secolo a.C. Pericle si fece promotore di un grandioso programma di riedificazione della città di Atene, la cui realizzazione simboleggiò i successi politici e culturali della Grecia. Così nacque la nuova Acropoli. Giungiamo al primo luogo interessante: il teatro di Dionisio, costruito da Licurgo nel 342 a.C. Questo teatro assistette alla nascita della tragedia greca e fu il primo costruito in pietra. Molto più bello è il successivo, di Erode Attico, un piccolo teatro romano tuttora in uso, con una capienza di 5.000 spettatori. Voluto dal console romano Erode Attico nel 161 d.C. in memoria della moglie, fu ricavato dalla roccia sul pendio meridionale dell’Acropoli. Saliamo ulteriormente sino ai Propilei, l’enorme ingresso dell’Acropoli. Iniziati nel 437 a.C. sono costituiti da un edificio centrale rettangolare diviso da una parete in due porticati. Eccoci giunti ad una magnifica vista sul Partenone, ma prima uno sguardo sul piccolo tempio di Atena Nike, costruito nel 426 a.C. per commemorare le vittorie degli ateniesi sui persiani. Ci dedichiamo ora al Partenone, ammirandolo da tutti i lati. E’ considerato uno degli edifici più famosi del mondo. Iniziato nel 447 a.C. e progettato dagli architetti Callicrate e Ictino per ospitare la statua di Atena Parthenos, scolpita da Fidia. Nel corso dei secoli è stato più volte riattato divenendo chiesa, moschea, arsenale e ha anche subito diversi danni. Espressione massima della gloria dell’antica Grecia, il Partenone è ancora oggi l’emblema della città di Atene. Da qua sopra è possibile anche godere di una fantastica vista su tutta la capitale, fino al porto del Pireo. Non è molto, tuttavia ciò che resta di questo tempio, se si tolgono un paio di statue in cattive condizioni nel timpano ad ovest, e davvero non comprendo, come abbia ottenuto una fama, attuale, così universale. Comunque proseguiamo la visita recandoci all’Eretteo, costruito nel 421 a.C. e dedicato ad uno dei mitici re di Atene, appunto Eretteo. Collegato a questo tempio sono la loggetta delle Cariatidi, statue di donne che vennero usate al posto delle colonne nel portico sud dell’Eretteo. La visita dell’Acropoli è terminata e lasciamo questo sito ancora più ripieno di turisti. Ridiscesi, ci dirigiamo lungo vie della zona di Plaka sino a plateia Lysikratous, che prende il nome dal monumento a Lisicrate che la domina, costruito nel 334 a.C. per commemorare i vincitori dell’annuale competizione corale e teatrale al teatro di Dionisio. Li vicino giungiamo alla chiesa bizantina dell’XI secolo Nikolaus Ragavas, di cui visitiamo l’interno che presenta una pregevole iconostasi, oltre a pareti affrescate. Da qui proseguiamo verso est, fino ai grandi e freschi Giardini Nazionali, ai cui margini ammiriamo prima l’arco di Adriano, per poi addentrarci al loro interno fino all’edificio dello Zappeion, adibito a centro conferenze. Purtroppo il vicino tempio di Zeus Olimpio presenta delle impalcature che lo coprono quasi interamente ed è perciò inutile entrarvi. E’ il tempio più grande della Grecia, e supera persino il Partenone. I lavori di edificazioni iniziarono nel VI secolo a.C. sotto il tiranno Pisistrato, ma rimase incompiuto per 650 anni, finché l’imperatore romano Adriano lo dedicò appunto a Zeus Olimpio. Proseguiamo lungo un ampio vialone fino allo stadio Kallimarmaro, un enorme struttura in marmo che occupa il posto dell’originario stadio Panatenaico eretto da Licurgo nel 330 a.C. Si susseguirono molte vicende, finché, nel 144 d.C si svolsero i giochi panatenaici e nel 1895, la struttura fu rimessa a nuovo per i primi giochi olimpici. Dallo stadio, parte una lunga via, la Attikou, ricca di edifici lussuosi, alla metà della quale è il Palazzo Presidenziale, dove assistiamo alla marcia delle guardie a difesa del palazzo. Si chiamano euzoni e sono soldati scelti di fanteria da montagna dell'esercito greco. Indossano la fustanella, costume tradizionale degli arvaniti (albanesi dell'Albania del sud e della Grecia). Costituiscono la guardia d'onore del palazzo presidenziale di Atene, e dal 1974 hanno un ruolo prevalentemente cerimoniale. Sono noti per la loro caratteristica divisa: fez in panno rosso, calzamaglia bianca (rossa per gli ufficiali), cintura di cuoio con cartucciera, giarrettiere nere, pantofole in pelle rossa con punta ricurva e pompon nero che pesano ben tre chili e mezzo. Pausa pranzo con panino consumato all’interno dei Giardini Nazionali, per poi proseguire fino alla celebre piazza Syntagna, sede del Palazzo del Parlamento e di molti alberghi a cinque stelle. Dalla piazza, una via ci porta alla chiesa russa della Santa Trinità, purtroppo chiusa (apre solo al mattino), ma questo non ci impedisce di ammirarne la struttura e il bel campanile, con una campana dono dello zar Alessandro II. Frequentata ancora dalla comunità russa, era un tempo la più grande chiesa della città. Lungo la turistica Mitropoleos camminiamo fino alla piazza omonima dov’è presente una chiesa bizantina del XII secolo, la panagia Gorgoepikoos. La parte più interessante sono i bassorilievi dell’esterno con figure di animali allegorici. Nella stessa piazza svetta anche la cattedrale di Atene, la Mitropoli, i cui lavori di costruzione cominciarono nel 1840. E’ sede vescovile e punto di riferimento cittadino. Vi si svolgono cerimonie solenni , nozze e funerali di personaggi famosi. Prendendocela comoda, e dopo aver cenato con una semplice pizza, torniamo in albergo.
9/8 - E’ giunto anche questa volta il nostro ultimo giorno viaggio. I punti salienti di Atene siamo riusciti a vederli quasi tutti, ma non possiamo tralasciare il luogo più importante della capitale dopo l’Acropoli: il museo archeologico e lì ci rechiamo di mattina. Inaugurato nel 1891, contiene pezzi unici e rari, che vanno dai manufatti micenei in oro fino alle numerose sculture di epoca romana. La visita partirà dal pian terreno dove vorrei citare l’anfora del Dipylon (VIII a.C.), la statua in marmo di una sfinge (570 a.C.), la statua bronzea di Zeus (460 a.C.), il fantino di Artemissio (140 d.C.), la maschera di Agamennone (1600 a.C.). Tra l’arte cicladica, il suonatore di lira (3.000 a.C.) e un kernos, complesso recipiente multiplo per offerte rituali (2500 a.C.). Poi ancora l’Efebo di Anticitera (340 d.C.), la statua marmorea di Afrodite, Eros e Pan (100 a.C.), la statua bronzea dell'imperatore Augusto (10 d.C.). Passati al primo piano ricordo un grande pyixis (serviva per contenere cosmetici, gioielli) (750 d.C.), un louterion (contenitore per acqua) (750 d.C.) e un lekanides (750 d.C.). Usciti da questo straordinario museo, e con la metro, puntiamo verso la collina del Licabetto, che si innalza per 277 metri sulla città. Questa è zona di abitazioni e negozi lussuosi ed è possibile salire sino in cima attraverso numerosi sentieri, ma noi decidiamo di utilizzare la comoda funicolare, che ci impone però una lunga scalinata per raggiungerla. Giunti in cima si gode di una spettacolare vista su tutta la capitale. Sembra quasi di dominarla, dato che questa collina è situata quasi al centro della città. Qui in cima è presenta anche una piccola cappella, l’Agios Georgios, del tutto anonima. Bene, abbiamo visto tutto quello che era nei nostri programmi e siamo stati accompagnati nel farlo da un meteo clemente, al quale non potevano davvero chiedere di più. E’ tempo di tornare al nostro albergo e riprendere i trolley lasciati in deposito e con la metro raggiungere l’aeroporto da dove ripartiremo in tarda serata per l’Italia.
Proprietà letteraria
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