2017 SICILIA
Terra arabo-normanna
30 - Luglio – Domenica – Dopo una bella levataccia, si parte alle 6.35 da Orio al Serio con un volo Ryanair alla volta di Catania. Alle 9.00 abbiano già ritirato una Panda e siamo diretti, presa l’autostrada, alla spiaggia di Fontanebianche. In Sicilia quasi mai si paga il pedaggio, e per il turista è un vantaggio di un certo rilievo. La spiaggia è molto affollata, dato il giorno festivo, ma disattende la fama che la precede in zona; pur essendo abbastanza lunga, risulta stretta sebbene l’esperienza balneare sarà come sempre positiva. L’acqua è cristallina e vi trascorriamo due ore piacevoli dopodiché, acquistato il pranzo in un supermercato, lo consumiamo in auto mentre ci dirigiamo verso Siracusa, la prima tappa del nostro lungo viaggio in terra sicula. Doccia, e via in auto per la Latomia dei Cappuccini. La più grande e più antica fra le latomie di Siracusa, collocata al confine orientale della pentapoli greca, la Latomia, il cui nome deriva dalla sua originaria funzione di cava, fornì per secoli il materiale di costruzione alla città di Siracusa. Si estende per circa 23.000 mq, vi si accede attraverso una lunga ma agevole scala, e si può dividere in tre zone; nella prima le alte pareti verticali che raggiungono i 30 – 40 metri di altezza, mostrano ancora oggi il taglio perfetto della roccia calcarea dal caratteristico colore bianco-grigio. Il grande pilastro di roccia che si erge al centro, ha assunto, per l’azione erosiva degli agenti atmosferici, la forma della testa di un coccodrillo dall’enorme bocca spalancata. L’accesso agli altri due settori della Latomia è caratterizzato da una breve scala alla sommità della quale, si trova l’unica volta integra dell’intero complesso, poiché il tempo, i terremoti e le intemperie hanno fatto crollare l’originaria copertura sorretta da pilastri naturali ormai quasi tutti inesistenti. Ritorniamo al nostro hotel Como e, parcheggiata l’auto, ci incamminiamo verso l’isola di Ortigia, dove risiedono quasi tutte le testimonianze artistiche della città, come la prima chiesa di S.Lucia alla Badia dove dietro l’altare maggiore, si trova la grande tela del “Seppellimento di Santa Lucia” dipinta nel 1608 dal Caravaggio, durante il suo soggiorno siracusano. Impiegò un tempo insufficiente a dipingerla… e si vede!!! Quindi ammiriamo il Palazzo Bellomo, panorami sul mare da vari punti di osservazione, la fonte Aretusa, la millenaria sorgente di acqua dolce, ormai resa salmastra che sgorgava naturalmente tra le rocce. Giunge il momento di visitare il Duomo, che incorpora quello che fu il principale tempio sacro in stile dorico della polis di Syrakousai, dedicato ad Atena (Minerva) e convertito in chiesa con l'avvento del cristianesimo. E’ considerata l'espressione barocca più alta che vi sia nell'intera Siracusa. Si possono ammirare due grandi colonne doriche, delle quali rimane visibile il largo fusto. L'interno non è stato modificato e le sembianze che mostra sono ancora quelle dell'originaria basilica di epoca normanna. Belle, all’ingresso, due acquasantiere aventi forma di putti. Alla fine della navata sinistra è una cappella di epoca normanna che è stata dedicata alla Madonna della Neve, perché la statua di questa Madonna riuscì a rimanere illesa nonostante la furia del terremoto del 1693. Al suo interno vi è la statua della Madonna della Neve, dello scultore Antonello Gagini. La navata destra è composta da diverse cappelle, la prima che si incontra dall'ingresso è la cappella del Battistero, che custodisce un grande vaso battesimale, di epoca greca e fu trovato nelle catacombe siracusane di San Giovanni. Nella seconda cappella, di S.Lucia c’è il prezioso simulacro argenteo di Santa Lucia, decorato con bassorilievi che rappresentano le scene di vita della Santa. Poi la quarta cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso dove è conservato un dipinto attribuito ad Antonello da Messina, San Marzano. Uscendo, completiamo la visita di Ortigia ammirando il palazzo Mergulese, la fontana Artemide e, per finire, le rovine del Tempio di Apollo e i vicoli del quartiere arabo. E’ ora di cena e ci dirigiamo alla Tavernetta da Piero gustando degli ottimi bigoli alle sarde (con finocchietto selvatico, pinoli, uva passa, sarde, pangrattato) e tagliatelle allo scoglio. Per secondo pescespada alla marinara (con olive, capperi, origano). Il vino è il bianco Chardonnay Chiaromonte del 2015 (12°).
31 - Luglio – Lunedì – Ci dirigiamo subito verso il parco archeologico della Neapolis dove iniziamo la visita dall’anfiteatro romano, il terzo per dimensioni dopo il Colosseo e l’Arena di Verona, un imponente costruzione d’epoca romana imperiale. Quindi il Teatro Greco, la massima espressione dell’architettura teatrale greca giunta fino a noi. Il teatro veniva utilizzato anche per le assemblee del popolo. Completiamo la visita con le Latomie, antichissime cave di pietra. La Latomia del Paradiso è celebrata soprattutto per la presenza dell’Orecchio di Dionisio, una grotta artificiale le cui proprietà acustiche hanno originato la leggenda che il tiranno Dionisio vi rinchiudesse i prigionieri per poterne ascoltare i discorsi. E ora via verso le catacombe di San Giovanni, seconde per dimensioni solo a quelle di Roma. Risalgono al IV secolo e durante il percorso guidato ammiriamo alcune delle 10.000 tombe usate dai cristiani per circa due secoli. Per ultimo ci rechiamo alla chiesa di S.Lucia al sepolcro. La chiesa, documentata già dal 1100, sorse probabilmente nello stesso luogo dove esisteva una basilica bizantina distrutta dagli Arabi. Dell'impianto di età normanna a pianta basilicale, chiusa da absidi, si conservano la facciata e i primi due ordini della torre campanaria. Nel 1963 il terremoto creò parecchi danni ed ora non c’è molto da osservare. Nell’adiacente sepolcro, un tempietto ottagonale seminterrato è una statua di santa Lucia giacente, scolpita da Gregorio Tedeschi (1634). Partiamo ora per la riserva di Vendicari dove, lasciata l’auto al parcheggio, ci incamminiamo lungo un impervio sentiero sotto il sole cocente che dopo venti minuti ci regala la bella vista della spiaggia sabbiosa di Calamosche, piena anch’essa di turisti. Ci resteremo per tutto il pomeriggio godendo di un piacevole soggiorno balneare. Raggiungiamo in seguito Noto, la capitale del barocco, un giardino di pietra calcarea finemente lavorata nei suoi edifici, che però sono resi molto friabili, e dove il terremoto del 1996 ha creato notevoli danni. Dopo esserci sistemati al nostro B&B Il Ciliegio, usciamo per una pizza e per fare una passeggiata serale lungo il centrale Corso Vittorio Emanuele. Una ottima granita al limone e poi a nanna.
01 - Agosto – Martedì – Colazione per strada e poi cominciamo la visita dal viale principale dove ammiriamo il palazzo Ducezio, sede del Municipio, con il suo loggiato ad arcate, l’esterno della Cattedrale, per raggiungere poi, attraverso un infinità di stretti vicoli la prima chiesa del SS. Crocifisso la chiesa più grande del Piano Alto e la seconda (per grandezza) di Noto. La testata destra del transetto custodisce una grande opera marmorea recuperata da Noto Antica, la Madonna Bianca di Francesco Laurana. Sarebbe presente anche la teca con la Santa Spina, ma viene mostrata solo in poche occasioni. Scendiamo ora verso la Porta Reale, sul corso principale per poi tornare alla Cattedrale, non prima però di entrare nella chiesa di S.Francesco, anonima. L’edificio religioso più importante di Noto non mi impressiona affatto. È ubicato sulla sommità di un'ampia scalinata, ma il disastroso crollo del 1996, tuttavia, ha causato la perdita dell'intero apparato iconografico e francamente non vi trovo nulla che sappia attirare la mia attenzione. Vorremmo salire sulla torre della chiesa di S.Chiara per ammirare il miglior panorama della città, ma dovranno attenderne l’apertura e non ne abbiamo voglia, perciò decidiamo di partire prima verso Ispica e quindi alla bella spiaggia di Santa Maria del Focallo dove restiamo per un paio d’ore, dirigendoci poi a quella successiva di Maganuco. Completata l’esperienza balneare odierna raggiungiamo Ragusa e il nostro Oasi Iblea. Doccia e poi via lungo la strada principale fino alla Cattedrale dalla maestosa facciata, ricca di intagli e sculture e divisa in cinque partiti da grandi colonne, su alti basamenti. L’interno invece non possiede nulla di menzionabile, così proseguiamo con l’intenzione di raggiungere la lontana Ibla. Nell’estrema parte orientale della città però entriamo nell’affascinante chiesetta di Santa Maria delle Scale. La chiesa è a tre navate e priva di abside. Nell'altare corrispondente al terzo altare è visibile una bellissima opera in terracotta del 1538 raffigurante "il Transito della Vergine”. All’uscita, Ibla, così lontana, ci sembra irraggiungibile a piedi e sotto un sole che sta inondando la Sicilia portando la temperatura talvolta oltre i 40°. Dopo una faticosa scarpinata eccoci in piazza della Repubblica, storico punto di snodo tra la nuova Ragusa e Ibla, da cui saliamo fino alla locale Cattedrale dove si sta celebrando però un matrimonio e perciò è impossibile visitarla. Decidiamo pertanto di inoltrarci nei suoi numerosi vicoli, medievali e suggestivi. Terminata la cerimonia possiamo entrare in Duomo che, tuttavia, non mi da alcuna emozione artistica perciò proseguiamo il percorso del nucleo urbano fino a raggiungere i giardini iblei. Non mi è sfuggita però la presenza della caratteristica Salumeria Barocca che offre taglieri di formaggi e salumi locali. Sarà un’ottima esperienza cenare all’aperto in questo locale. Assaggeremo come formaggi l’ubriaco di Nero d’Avola (affinato nelle vinaccie), il Maiorchino (pecora), il Caprino della razza girgentana (in foglie di fico), la provola iblea della razza modicana e come salumi, il prosciutto crudo e la coppa, entrambi di suino nero delle Nebrodi. Eccellente sarà anche la birra del Cantirrificio Vittoria, una ale di 8° di un birrificio artigianale ragusano. Soddisfatti della giornata, facciamo ritorno, questa volta in autobus fino alla città nuova.
02 - Agosto – Mercoledì – L’intenzione sarebbe quella di raggiungere la costa e di sostare nella spiaggia del Club Mediterranee, ma ci sembra che non sia presente altro accesso che quello privato, perciò optiamo per la vicina spiaggia di Kamarina, di ciottoli ma a quest’ora, sono le otto, sgombra almeno di vacanzieri. Vi restiamo per un ora e mezzo in beatitudine per poi avviarci a quella successiva di Mollarella. Raggiungiamo verso le 15.00 il B&B Le Palme ad Agrigento e dopo doccia incominciamo la visita della città. E’ una città medievale arroccata su una cresta sotto la quale si dispiega la celebre Valle dei Templi. Conoscerla è un piacere che si avverte sempre maggiore, scendendo e salendo gli scalini dei continui vicoli che ogni volta regalono scorci suggestivi. Ma gli edifici religiosi!! Anche in questa città niente che sappia stupirmi, la chiesa di San Lorenzo, nonostante si presenti esternamente come un bell’esempio di barocco, all’interno non presenta niente di significativo oltre ad un interessante affresco nella volta in tromp l’oeil. La successiva chiesa di S.Maria dei Greci, semplice e severa, non offre anch’essa nulla di pregevole, oltre alle capriate lignee del soffitto. Dopo una scarpinata in salita, fra vicoli e ripide scalinate, ecco la Cattedrale, purtroppo in ristrutturazione, così anche in questo caso si rimane insoddisfatti. Ritorniamo giù, sulla centrale via Garibaldi e restiamo un po’ ad ammirare il panorama da piazza Sinatra sulla Valle dei Templi. La serata sarà conclusa dalla cena alla Trattoria Concordia. Ordiniamo dei mezzi paccheri al ragù di triglia, un piatto di caserecce con pescespada e come secondo del pescespada, melanzane e menta, bagnando il tutto con un Sauvignon Blanc Mandrarossa Urra di Mare del 2016 di 12°.
03 - Agosto – Giovedì – Partenza molto presto per la famosa Scala dei Turchi. Vogliamo ammirarla senza la folla che di solito la frequenta. Dalle pareti di colline gessose si stacca una fantastica scogliera scolpita dal mare e dal vento in candidi ripiani. Dopo averla percorsa tutta si presenta davanti a noi la possibilità di scendere lungo un pericolo percorso di sabbietta scivolosa. Saremo tra i pochi a farlo perché in caso di perdita d’aderenza alle rocce si slitterebbe finendo sulle rocce sottostanti, ma stiamo attenti e ci riusciamo. L’accesso al mare non è godibilissimo, ma è il contesto generale che riempie d’emozione e suggestione. Quando ripartiremo noteremo un sacco di gente sulla parte iniziale della scogliera, ma ormai il meglio l’abbiamo vissuto. Ora è il momento di dirigerci alla Valle dei Templi. Il caldo è davvero opprimente, non sarebbe il momento ideale per la visita di un sito archeologico immerso in un caldo dantesco, ma abbiamo dovuto scegliere, privilegiando la Scala dei Turchi. I monumenti rimasti appartengono principalmente al V secolo a.C. e il loro stato di conservazione dipende anche dal saccheggio cui furono sottoposti per ricavarne materiale edilizio. I templi, tutti in stile dorico, sono costruiti con tufo arenario. Il primo che si incontra è quello di Giunone Lacinia, posto alla panoramica sommità della collina e preceduto da un altare dei sacrifici. Più avanti è il meglio conservato Tempio della Concordia, 34 colonne pressoché intatte nelle sue struttura originale. E ancora proseguendo il Tempio di Ercole che presenta solo otto delle 38 colonne originali. Più avanti il Tempio di Giove Olimpico e il Tempio dei Di oscuri, d’interessi più per gli archeologi che per le persone comuni. Dopo esserci dissetati a dovere partiamo per il soggiorno balneare previsto nella giornata odierna. La bella spiaggia di Bovo Marina ci delizierà per un paio d’ore col suo mare cristallino e quindi ci dirigiamo verso Sciacca, alla nostra B&B Villa Carmen, subito al termine del centro storico. Distesa su ripiani di roccia digradanti verso il mare, Sciacca è un importante centro ittico e un vitale centro artigianale, innumerevoli sono le botteghe che espongono oggetti di ceramica multicolori, vasi, piatti etc. etc. La cena non sarà all’altezza della giornata, in un anonimo ristorante turistico.
04 - Agosto – Venerdì – Dopo colazione partiamo alla visita della città, iniziando da Porta San Salvatore e percorrendo la centrale Giuseppe Licata. E’ ancora presto per le chiese e così ci dedichiamo ad un giro nel vecchio quartiere medievale di Terravecchia. Non vi riscontro altro che i solito vicoli stretti di altre città sicule, così scendiamo al Duomo, aperto nel frattempo al quale dedichiamo gran tempo. La chiesa ha tre ampie navate con monumentali archi in stile normanno e colonne ioniche. Nella prima cappella a sinistra è presente un notevole fonte battesimale dei fratelli Gagini e nella seconda la Madonna del Monserrato di Domenico Gagini. Nell’ultima cappella a destra una stupenda icona marmorea di Antonino Gagini. Persino le tre sculture in facciata sono pregevoli, e sempre dei fratelli Gagini. Partiamo quindi per la spiaggia di Porto Palo, di sabbia, piacevole, ampia ed accogliente. Ci restiamo per circa tre ore dopodichè riprendiamo l’auto, direzione Trapani. Doccia al Seaside House e poi via verso il Santuario di Maria Annunziata, il santuario mariano più famoso della Sicilia occidentale. Notevole è il portale marmoreo commissionato ad Antonello Gagini nel 1531 e completato dopo la sua scomparsa nel 1537, è frutto della collaborazione dei fratelli, ma il pezzo forte è la statua in marmo della Madonna di Trapani, una Madonna con bambino, opera attribuita a Nino Pisano, sbarcata a Trapani dopo il 1300, e venerata in tutto il Mediterraneo. In seguito ci dedichiamo a percorrere il centro, cominciando nei pressi del Palazzo della Posta e proseguendo lungo le arterie più importanti. La Cattedrale è in stile barocco e presenta, nella parte inferiore, un pronao, ma per il resto mi appare assolutamente anonima, nonostante la Crocifissione del fiammingo Van Dyck che dovrà essere stato giù di corda per dipingere una tela così insignificante. Altre chiese sono chiuse, come la chiesa di S.Maria del Gesù che dovrebbe custodire una Madonna con Bambino circondata di angeli di Luca della Robbia. E’ piacevole passeggiare per il centro storico, una moltitudine di negozi, bar e locali pieni di gente e sarebbe ideale terminare in una buona osteria, del resto già individuata, ma i programmi vengono disattesi e mi devo accontentare di un pasto miserevole.
05 - Agosto – Sabato – Si parte molto presto; è nostra intenzione di raggiungere la spiaggia di San Vito lo Capo in tempo per goderla prima che la massa di vacanzieri la renda invivibile. San Vito è considerata una delle principali località balneare isolane, per la lunga baia sabbiosa che si stende tra il Capo San Vito e la punta di Solanto. Tutti i parcheggi sono a pagamento e si deve stare molto attenti, gli ausiliari del traffico sono in giro come falchi in agguato. Già alle 8.30 la spiaggia appare abbastanza piena e se devo dire la verità, mi appare sopravvalutata. Considerata dai più di straordinaria bellezza, mi pare invece una semplice bella spiaggia, abbastanza lunga e nemmeno troppo scenografica. Mi aspettavo un impatto emozionale maggiore sebbene, comunque, resti forse la migliore ammirata in Sicilia. Dopo due ore, il continuo frastuono della gente che ne aumenta sempre più la presenza mi fanno scendere lacrime di rabbia e con la memoria vado alle solitarie, immense e selvagge spiagge australiane, del nord della Nuova Zelanda, dei Carabi e di mille altri luoghi più “umani” e godibili. Pazienza, è agosto, e milioni di altre persone la penseranno come me. La colpa è soltanto nostra se possiamo concederci questo viaggio solo in questo bestiale periodo vacanziero. Dopo nemmeno un ora e mezzo non ce la faccio più dei continui rumori e decidiamo di raggiungere la vicina spiaggetta del Bue Marino, un incantevole luogo che oltre ad uno spiazzo di ciottoli ideali per impiantarci l’ombrellone, riserva ai bagnanti altri minuscoli luoghi per tuffarsi nelle sue acque più che cristalline. C’è un solo problema, la nostra idea è copiata prima e dopo da altre decine di vacanzieri, e quello stretto tratto di sabbia ciottolosa diventa ben presto talmente zeppa di gente che per raggiungere il mare si deve quasi calpestare altra umani, e sono così annoiato che lo farei volentieri, lo confesso. E’ incredibile quanto un luogo così magico possa trasformarsi in un inferno soffocante di rumore continuo. Ritorniamo a Trapani, doccia e poi via ad Erice, lungo una strada panoramica, per poi parcheggiare nei pressi di Porta Trapani. Per primo visitiamo la chiesa Matrice. Il duomo dell'Assunta, o matrice, è il principale luogo di culto cattolico e chiesa Madre di Erice, dedicata alla Vergine Assunta. Fu realizzata nel corso dei primi decenni del XIV secolo in stile gotico trecentesco, per volere di re Federico III d’Aragona. L’interno, a tre navate, presenta un soffitto a crociera con costoloni a torciglione, ampiamente lavorato e traforato. Salendo in seguito i gradini della torre esterna godiamo della migliore vista panoramica sulla cittadina, anch’essa caratterizzata da decine e decine di vicoli in saliscendi che si diramano dal centrale corso Vittorio Emanuele che dopo aver visitato il piccolo museo della chiesa ci dedichiamo a percorrere. Altre chiese, tra cui quella di San Giuliano e quella di San Giovanni Battista presentano solo una parte esterna interessante, mentre l’interno appare quasi sempre spoglio di opere di rilievo. Una puntata alla lontana Torretta Pepoli e al Castello di Venere dai quali punti si ammira un bel panorama della sottostante Trapani completa la nostra permanenza, che dopo un piacevole gelato ed una conclusiva camminata sul Corso centrale ci porta alla nostra auto. Tornati a Trapani, terminiamo la giornata, questa volta in modo appropriato con una pregevole cena alla Trattoria Cantina Siciliana dove gustiamo busiate al pesto trapanese e un cous cous di pesce, entrambi piatti tipici di questa località. Un ottimo pescespada con origano e capperi completa la nostra piacevole esperienza culinaria, bagnata con un Erice bianco del Barone di Serramarocco di 13°.
06 - Agosto – Domenica – Si parte, come al solito, molto presto. Vogliamo raggiungere una spiaggia nei pressi di Castellamare del Golfo e goderci un po’ di mare, prima di entrare nel forno di Palermo. Resteremo per un paio d’ore alla spiaggia di Guidaloca, nei pressi di Scopello, che subito diventa affollata all’inverosimile, come del resto quasi tutte le precedenti. Raggiungiamo quindi il nostro albergo di Palermo dove dopo una rigenerante doccia usciamo raggiungendo la zona centrale di via Maqueda, una delle più famose. Già qui si percepisce ciò che sarà ancora più evidente nel resto del centro storico. Il problema della immigrazione selvaggia risulta così marcato che pare di passeggiare in una qualsiasi via di Tunisi, Bombay o Kinshasa. Si vedono solo neri, magrebini e indiani e questa affermazione non denota nessun alone di razzismo, è una semplice constatazione. Inoltre, come avremo modo di verificare in seguito, percorrendo molte vie interne del centro, si avverte chiaramente una sensazione di insicurezza, amplificata da una sporcizia diffusa che fa sembrare di camminare nelle strade di Calcutta. Materassi, sedie e tavoli, immondizia d’ogni genere fuori dai cassonetti, luridume sulla strada, motociclisti che sfrecciano senza casco, in contromano. Sono abituato a questo genere di comportamenti, ma mai li avevo riscontrati in modo così intenso come a Palermo, almeno nella nostra penisola. Di sera credo che sia consigliabile evitare opportunamente di entrare nelle vie laterali e mantenersi coscientemente su quelle più battute. La maggior parte delle chiese visitabili ora sono chiuse e così decidiamo di iniziare dalla Cattedrale. Ma prima ammiriamo la scenografica Quattro Canti, piazza Vigliena, il quadrivio formato da via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, l’altra via importante del capoluogo siciliano. Nel primo ordine ci sono quattro fontane con le statue delle stagioni e nelle nicchie del secondo le statue di alcuni re spagnoli. Nei pressi del quadrivio ammiriamo piazza Pretoria con la spettacolare fontana omonima. Ci dirigiamo ora alla stupenda cattedrale. Il prospetto principale, sul lato di Via Vittorio Emanuele presenta un portico dalla conformazione a capanna, l'accesso è costituito da tre arcate ogivali corrispondenti a tre volte a crociera dell'interno, sorrette da capitelli fioriti e sostenuti da colonne provenienti dalla moschea, la prima colonna a sinistra reca scolpita un'iscrizione tratta dal Corano. Anche gli altri lati del complesso sono molto belli, come quello orientale, un mirabile esempio di decorazione a tarsia lavica, ovvero di figure geometriche e floreali in pietra lavica alloggiate fra conci di tufo; l'intero secondo ordine è caratterizzato dall'intreccio di doppi rilievi d'archi a tutto sesto che sottintendono monofore. Nella navata destra, a ridosso della quarta campata, è presente una monumentale acquasantiera in stile rinascimentale di Domenico Gagini. Nella conchiglia due bassorilievi illustrano la Benedizione del Fonte Battesimale e il Battesimo di Gesù. Nella cappella della Madonna Libera Inferni, l’ottava in quella di sinistra, una bella statua della Madonna di Francesco Laurana. Lungo il transetto destro, pregevole è la cappella di Santa Rosalia, mentre in quello sinistro da rimarcare è quella del Santissimo Crocifisso. Notevoli, nella seconda campata destra le quattro Tombe Reali in porfido rosso: di Ruggero II di Sicilia, di Federico II di Svevia, di Pietro II di Sicilia 1342 e di Guglielmo d’Aragona. Terminata la visita dell’interno ci rechiamo sulle terrazze, da dove si può ammirare un’ottima vista del centro e di alcune parti della cattedrale stessa. Purtroppo, spesso in Sicilia capita che le chiese non rispettino l’orario di apertura indicato nei siti, e così dobbiamo a malincuore rinunciare ad alcune di loro, come alla chiesa del Gesù, ma riusciamo ad entrare nella chiesa di San Giuseppe Teatini. Pregevoli acquasantiere di Marabitti ai lati del portale d’ingresso e una volta che cattura l’attenzione con i suoi numerosi stucchi ed affreschi, come lo stupendo altare maggiore e il paliotto incastonato sotto la mensa. La successiva chiesa di San Cataldo, nonostante sia menzionata nei circuiti turistici, non mi dice niente, tranne la caratteristica d’essere del periodo normanno. L’interno è spoglio e insignificante. A questo punto attraversiamo un elevato numero di vicoli del centro, sporchi e insicuri, fino a sfociare in piazza Verdi dov’è il Teatro Massimo, il principale teatro lirico della città e terzo più grande d’Europa. In questa zona la situazione migliora, diventa normale, palazzi anche signorili, negozi alla moda e persino strette viuzze pieni di ristorantini turistici. Palermo non è tutta fatiscente, per fortuna, ma il centro storico !!!. Dopo un'altra sfortunata cena in un locale anonimo ritorniamo in albergo tramite l’altra via rinomata del centro storico: via Roma.
07 - Agosto – Lunedì – Quest’oggi è programmata la visita dell’edificio religioso forse più bello di tutta la Sicilia, quello di Monreale. Giungiamo al Duomo proprio all’orario d’apertura, alle 8.30 e possiamo goderne l’interno senza la presenza delle decine di turisti che giungeranno in seguito. Costruita a partire dal 1174, è famosa per i ricchi mosaici bizantini che ne decorano l'interno. Le navate, terminante ciascuna con un abside semicircolare, sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli anch'essi antichi con clipei di divinità che sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo. I soffitti sono a travature scoperte dipinti nelle navate e a stalattiti di tipo arabo nella crociera, questi ultimi rifatti nel 1811 dopo un incendio che aveva distrutto parte del tetto. Il pavimento, completato nel XVI secolo è musivo, con dischi di porfido e granito e con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate. Buona parte della cattedrale è rivestita da mosaici di scuola bizantini a fondo oro, eseguiti tra il XII e la metà del XIII secolo da maestranze in parte locali e in parte veneziane, formatesi alla scuola bizantina. I mosaici che rivestono l'interno del Duomo presentano caratteristiche stilistiche e decorative nuove rispetto al passato nonostante le evidenti similitudini -sia a livello stilistico che iconografico- con le decorazioni musive della Cappella Palatina. Obiettivo di Guglielmo II fu infatti quello di realizzare un complesso artistico senza precedenti che potesse mostrare la magnificenza raggiunta dalla città durante il periodo della dominazione normanna. La distribuzione dei mosaici che adornano il Duomo rappresentano prevalentemente le storie dell' Antico e Nuovo Testamento, comprendendo svariati episodi biblici che vanno dai sette giorni della creazione alla fondazione della Chiesa di Cristo sulla Terra per mezzo degli Apostoli. A tali raffigurazioni si innestano poi altre decorazioni musive rappresentanti uno schieramento ieratico di angeli, santi e profeti. Nel Transetto è invece rappresentata la vita di Cristo: il corpo centrale è dedicato agli episodi della sua infanzia, mentre il braccio destro e quello sinistro sono rispettivamente dedicati alla sua vita pubblica e alla sua Passione con annessi gli eventi dell'Ascensione e della Pentecoste. Al termine delle due navate, il Cristo Pantocratore che occupa interamente il catino absidale. Osservando attentamente alcuni mosaici col potente teleobbiettivo della mia camera, tuttavia non mi sembra che siano paragonabili a quelli visti nelle chiese di Ravenna, ma non ne sono sicuro al 100%. Comunque sia, l’impatto sul visitatore è impressionante e si resta davvero catturati da tanta magnificenza. Anche l’esterno conserva un opera antichissima, si tratta del portale di Bonanno Pisano, del 1185 e, dopo la visita delle terrazze abbiamo modo anche di godere del panorama sottostante del grandioso chiostro. Bene, abbiamo potuto godere nel migliore dei modi di questo straordinario Duomo perciò è ora di ritornare a Palermo dove ci attende un altro climax: il Palazzo dei Normanni. E’ la più antica residenza reale d’Europa, dimora dei sovrani del Regno di Sicilia e sede imperiale con Federico II e Corrado IV, oltre che sede dell Assemblea Regionale siciliana. Delle quattro torri normanne originarie: la Grecia, la Chirimbi, la Pisana, la Joaria, oggi rimangono solo le ultime due, di forma quadrangolare coeve alla Cappella Palatina. Subito dopo l’ingresso, è il Cortile Maqueda interamente porticato con due ordini di logge di stile rinascimentale, dopo il quale il percorso comincia dalla celeberrima Cappella Palatina. Basilica a tre navate dedicata ai Santi Pietro e Paolo, luogo di culto edificato per volere di Ruggero II, consacrato il 28 aprile 1140, con funzioni di cappella privata della famiglia reale. La cupola, le pareti del transetto e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici bizantini, tra i più importanti della Sicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore, gli evangelisti e scene bibliche varie. I mosaici di datazione più antica sono quelli della cupola, risalenti alla costruzione originaria del 1143. All'inizio della navata è collocato l'imponente trono reale rivestito di mosaici, vicino al santuario sulla destra il ricco ambone mosaicato e sostenuto da colonne striate, un superbo candelabro pasquale (alto m. 4.50), intagliato a foglie d’acanto con figure e animali, tutte opere del XII secolo combinazioni di elementi romanici, arabi e bizantini. Il soffitto in legno della navata centrale e le travature delle navi minori sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo. Il percorso prosegue con la sala d’Ercole. Nell'ambiente si riuniscono i 90 deputati dell'Assemblea Regionale Siciliana e sono presenti decorazioni a tempera di alcune delle 12 fatiche di Ercole, da cui il nome della sala. In successione visitiamo anche la sala dei Vicerè, la sala Pompeiana, la Cinese, quella dei Venti e la sala Ruggero, tutte di pregio inferiore e comunque prive di quelle particolarità che attraggono al primo sguardo. Dipinti, cassettiere non catturano granché la mia attenzione, mentre i vasi, presenti in quasi tutte le sale sono di ottima fattura. Resterebbe altro da visitare in città, ma decidiamo di rinunciare ad altre visite culturali. Solo una puntata al famoso mercato di Ballarò, di origine araba e più antico della città. Non mi fa una grande impressione e perciò, ripresa l’auto, ci dirigiamo alla spiaggia dove si rifugiamo i palermitani alla ricerca di un po’ di svago e di relax, a Mondello. Non si discute il mare cristallino, ma sono presenti solo lidi attrezzati in modo davvero curioso, dove i fruitori sono come rinchiusi in recinti del bestiame. Quando si vuole accedere al mare, si apre un cancelletto di legno facendo ingresso in battigia dove sono presenti spazi liberi occupati all’inverosimile. Faccio emergere tutta la tolleranza del mio bagaglio personale e attendo la fine del pomeriggio che, purtroppo sarà contrassegnato da una ennesima esperienza culinaria negativa.
08 - Agosto – Martedì – Partiamo ancora prima del solito in direzione di Cefalù dove prima abbiamo in programma di concederci un’altra esperienza balneare. La faremo nella vicina spiaggia di Mezzaforno, a quest’ora quasi deserta. Vi rimarremo per un paio d’ore per giungere poi in città, notevolmente trafficata e dove troviamo parcheggio con difficoltà solo ad una certa distanza dal centro che comunque raggiungiamo agevolmente. Le sue vie sono ricche di numerosi negozi d’ogni genere, bar e ristoranti che la rendono una meta ideale per una vacanza rilassante. E con solo qualche centinaio di metri il turista può rinfrescarsi nelle fresche acque cristalline della locale, ampia spiaggia. Giungiamo al Duomo, anch’esso facente parte del patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. L'edificazione ebbe inizio nel 1131 e nei decenni furono realizzati i mosaici nell'abside e sistemati i sarcofagi porfiretici che Ruggero II aveva destinato alla sepoltura sua e della moglie. La facciata è inquadrata da due possenti torri normanne e l’interno è diviso in tre navate. La decorazione musiva, forse prevista per tutto l'interno, fu realizzata solamente nel presbiterio e ricopre attualmente l'abside e circa la metà delle pareti laterali. I più antichi sono quelli dell'abside e della crociera e furono iniziati probabilmente nel 1145; per la loro realizzazione, Ruggero II chiamò maestri bizantini, di Costantinopoli. La figura dominante è quella del Cristo Pantocratore che dall'alto dell'abside mostra i suoi attributi cristologici: sulla destra alzata indice e medio uniti indicano le due nature del Cristo, divina e umana, mentre pollice, mignolo e anulare congiunti indicano il mistero della Trinità; la sinistra regge il Vangelo aperto. I mosaici della crociera illustrano cherubini e serafini (angeli più vicini a Dio), mentre quelli delle pareti, che sono storicamente gli ultimi, rappresentano profeti e santi. Passeggiamo quindi piacevolmente lungo il centrale corso Ruggero e l’altrettanto affascinante via Vittorio Emanuele, con panorami suggestivi sul mare e poi torniamo all’auto. La nostra destinazione è Catania, ma prima vogliamo concederci una seconda esperienza balneare a sud della città nei Bagni d’Agnone. Raggiungiamo quindi, non senza difficoltà il nostro alloggio catanese e siamo così stanchi che ci concediamo solo una pizza da asporto.
09 - Agosto – Mercoledì – Abbiamo voluto anticipare di un giorno l’escursione sull’Etna, per paura che il tempo, finora così clemente, possa riservarci proprio alla fine qualche scherzo. Partiamo presto per Nicolosi, salendo poi fino ai 1923 metri del Rifugio Sapienza dove compriamo il salato pacchetto(62 euro) che comprende la funivia fino a 2.500 dopodichè con delle potenti jeep saremo portati ai 2.920 della Torre del Filosofo. Giunti a quel punto, una guida alpina, un ragazzo davvero competente e simpatico ci porta lungo un percorso prefissato ad ammirare alcuni crateri vecchi e recenti illustrandoci molti aneddoti su questo vulcano, che il 6 marzo di quest’anno s’è manifestato per l’ultima volta, ma che da segni di vita continuamente, sbuffando da numerose bocche esalazioni di vapore acqueo. Proprio la nostra guida era presente quel giorno con un gruppo di escursionisti. Accorgendosi del cambiamento di colore degli sbuffi in cima che quando diventano azzurrognoli preannunciano una possibile manifestazione eruttiva che si è puntualmente verificata, ha chiamato subito la base della Torre del Filosofo per farla evacuare. Lui stesso è stato colpito sul casco da un detrito, ferendolo leggermente. S pensi che nel 2002 ci fu un’eruzione la quale formò una colata che raggiunse persino il rifugio Sapienza. Tutt’intorno ci sono qualcosa come 300 crateri, e nei più antichi è presente una bassa vegetazione. Certo sarebbe stato elettrizzante salire fino alla cima del vulcano a 3.323 metri, con un trekking di un paio d’ore, ma ormai io sono fuori forma e forse neppure Gosia ce l’avrebbe fatta. Ci accontentiamo perciò così e, discesi verso Zafferana Etnea decidiamo di concludere la giornata sulla lunga e ciottolosa spiaggia di Fondachello. La serata sarà impreziosita, finalmente, da una cena all’altezza alla trattoria Catania Ruffiana dove gusteremo degli strozzapreti al pistacchio, strozzapreti al pesto dell’Etna e delle sarde al beccafico, il tutto bagnato da un Etna bianco Alcantara di 12.5°.
10 - Agosto – Giovedì – Il viaggio sta terminando e così abbiamo pensato di dedicare questa penultima giornata totalmente al mare. Partiamo come al solito presto perchè vogliamo giungere a Taormina prima che la folla di vacanzieri la prendano d’assalto e quelli già residenti si rechino alla locale spiaggia alla quale si accede da una breve scalinata. E’ presente un lido, con sdraio ed ombrelloni ma la parte esterna, quella che da verso la famosa Isola Bella, è libera e vi piantiamo il nostro ombrellone, godendo per un’oretta circa del luogo magnifico, sebbene sia tutta zona ciottolosa. L’acqua è limpida e la spiaggia è collegata all’Isola Bella da una lingua di sabbia. La fama della cittadina e di questa pur piccola spiaggia è così conosciuta che in breve diventa un tappeto di teli mare insopportabile e decidiamo di lasciarla, dirigendoci verso la più vivibile e successiva spiaggia di Letojanni, con un lungo litorale che alterna sabbia e ghiaia, stabilimenti attrezzati e spiazzi liberi, dove resteremo per tutto il pomeriggio.
11 - Agosto – Venerdì – Ultimo giorno e non potevamo farci mancare la celebrata località di Taormina che raggiungiamo intorno alle otto. Parcheggiata l’auto ci dedichiamo subito alla sua visita. Unica per posizione e forma urbana è distesa sul terrazzo di una rupe a picco sul mare. Da Porta Catania scendiamo verso la panoramica via Roma che più di ogni altra permette di cogliere la magia della collocazione della cittadina. Alberghi a cinque stelle, ville con vista magnifica persino su Giardini Naxos. Risaliti sul centrale corso Umberto, lo percorriamo fino al bel palazzo Corvaja, con una torre d’età araba. Da qui parte la via che porta al celebre Teatro Greco, immancabile tappa per chiunque visiti Taormina. La costruzione, di epoca ellenistica (II sec.a.c.) è di ineguagliabile bellezza paesaggistica. Il teatro fu quasi interamente rifatto in epoca romana quando fu adibito a spettacoli di gladiatori. La vista che si gode da molti punti di questo luogo è davvero magnifica. Usciti dal sito ci concediamo una granita per poi passeggiare sul corso principale, ammirando negozi e bar alla moda. Giungiamo infine alla locale Cattedrale, di San Nicolò, che non presenta alcunché di pregio tranne una statua cinquecentesca in alabastro rappresentante una Madonna col Bambino. Ripartiamo verso Catania parcheggiando nei pressi del centro e giungendo per primo in piazza Stesicoro dove, in un vasto recinto sono conservati i resti dell’antico anfiteatro romano del II sec. d.C. Da qui percorriamo la commerciale via Etnea fino in piazza dell’Università scenograficamente racchiusa a sinistra dal palazzo Sangiuliano e a destra dal palazzo dell’Università. Più avanti ci ritroviamo in piazza del Duomo, tradizionale cuore della città. Perno ne è la celebre fontana dell’elefante (animale in pietra lavica di epoca romana) il cui obelisco è decorato con geroglifici relativi al culto della dea Iside. Sulla piazza prospettano alcuni edifici storici come il palazzo Zappalà, alle spalle della fontana e il più imponente, il Municipio. Dato che il Duomo è ancora chiuso ammiriamo la bellissima fontana dell’Amenano nell’angolo sud-ovest della piazza. Celebra il mitico fiume Amenano, più volte interrato dalle colate laviche e che proprio in questo punto scorre copioso. Il mercato della Pescheria sta sbaraccando e così proseguiamo lungo via Garibaldi fino ai resti del Teatro Romano e dell’Odeon, raggiungendo quindi il monastero di San Niccolò che contempliamo solo dall’esterno. Dopo una puntata al Castello Ursino edificato nel 1250 da Federico II di Svevia e uno dei capisaldi della linea difensiva approntata dagli Svevi con quello di Augusta e Siracusa, ci concediamo un gelato. Tornando verso piazza del Duomo, passeggiamo nella pedonale via Crociferi per poi dedicarci all’edificio religioso più importante di Catania entrandovi. La chiesa è stata più volte distrutta e riedificata dopo i terremoti che si sono susseguiti nel tempo. A tre navate, le percorriamo, restando ammirati solo nella parte del transetto dove, nella cappella di Sant’Agata vi è il monumento funebre del viceré Ferdinando d’Acuna grande devoto della martire Agata, opera dell'artista messinese Antonello Freri. Sull'altare della cappella è un trittico di Freri rappresentante Sant'Agata incoronata da Dio e attorniata da san Pietro e san Paolo con gli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni, nella parte inferiore degli angioletti recano in mano i simboli della passione. Nel ritornare all’auto speriamo di godere anche della visita alla Collegiata, una chiesa che presenta una facciata convessa ornata da colonne in pietra lavica, ma purtroppo non è ancora aperta sebbene avrebbe già dovuto esserlo. Pazienza, recuperiamo l’auto e ci dirigiamo verso l’aeroporto per riconsegnarla. Il volo di ritorno avrà un leggero ritardo, ma non tale da compromettere la nostra serenità.
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